I cerasicoltori americani, in particolare nello Stato di Washington e nell’Oregon, da qualche anno combattono contro una vera e propria epidemia, l’X-Disease. Si tratta di una problematica già conosciuta che, durante il secolo scorso, aveva già provocato perdite consistenti.
Dal 2016 l’X-Disease si è ripresentato con decisione. Secondo le ultime stime, in sette anni, l’X-Desease ha portato all’espianto di circa 400 ha di ceraseti, con un costo per i produttori stimato in 115 milioni di dollari. Da notare che l’area nordoccidentale degli USA, sulla costa pacifica, che comprende proprio Oregon, Washington e Idaho, produce l’84% delle ciliegie dolci degli Stati Uniti.
Il 17 gennaio scorso si è tenuto al Wenatchee Convention Center (Stato di Washington) lo ‘Stone Fruit Day’, organizzato dalla Washington State University e, ovviamente, non si poteva non affrontare il tema dell’X-Desease, una minaccia che sta procurando notti insonni ai cerasicoltori americani.
L’X-Disease è causata da Candidatus phytoplasma pruni, un fitoplasma. La malattia si diffonde attraverso insetti vettori, in questo caso cicaline. In particolare, è stato spiegato durante l’evento online, sono due i vettori principali nello Stato di Washinton, Colladonus montanus reductus e Colladonus geminatus.
La lista dei possibili vettori si trova sul sito della WSU (link: http://treefruit.wsu.edu/vector-gallery/). La pianta di ciliegio, una volta infettata, produce ciliegie piccole, distorte, fondamentalmente senza sapore: un prodotto che non può essere commercializzato. La progressione della malattia porta poi la pianta alla morte.
I ricercatori studiano metodi di controllo dell’X-Disease
Dal 2016, la recrudescenza della malattia, ha indotto la ricerca americana ad attivarsi per cercare di dare soluzioni agli agricoltori. Le ricerche hanno dimostrato che Colladonus montanus reductus, il principale responsabile della diffusione nell’area infettata fa 3 generazioni a stagione e le due principali si collocano dopo la raccolta.
Oltre ai trattamenti fitosanitari (i cerasicoltori trattano fra le 12 e le 16 volte nel periodo post raccolta), sono state valutate, come strategie di controllo del vettore, il Caolino e la copertura dell’interfila con teli Extenday per tutta la stagione, in modo da coprire le malerbe, molto importanti per il ciclo vitale dell’insetto.
Per quanto riguarda il Caolino, è stato usato come repellente da applicare nei momenti della stagione più rischiosi. “Diciamo che il Caolino praticamente maschera l’albero, lo rende bianco. L’insetto non riesce più a identificare l’albero oppure non ama camminarci sopra, la buona notizia è che lavorando dopo la raccolta non ci si deve preoccupare di residui o lavare la frutta”, ha detto Adrian Marshall, ricercatore dell’USDA-ARS Wapato, presentando i risultati delle prove.
Sia quella con i teli Extenday che coprono il terreno, sia quella con il Caolino hanno mostrato una certa efficacia. Il Caolino riduce la presenza di Colladonus montanus reductus mentre la copertura del terreno l’abbatte immediatamente.
“Possiamo dire che - ha continuato Adrian Marshal – che i teli Extenday hanno il 90% di efficacia nel ridurre la presenza dell’insetto, il Caolino il 50% ma va precisato che abbiamo testato il Caolino a diverse altezze e la maggior parte delle nostre catture è avvenuta sul terreno, non sull’albero”.
I ricercatori hanno poi voluto verificare il ruolo dei polloni nella trasmissione dell’X-Disease al sistema radicale: “Sono collegamenti vascolari all’albero e quindi era naturale pensare che avessero un ruolo. Se l’albero è infetto anche il pollone che spunta probabilmente lo è.
Ciò che non ci aspettavamo è che questi polloni radicali spuntassero così presto durante la stagione e la crescita è veramente molto rapida, vicino alle radici, lì dove il fitoplasma sverna. I polloni diventano così fonte di inoculo”. I ricercatori hanno condotto prove nel 2021, 2022 e 2023 in 12 ceraseti commerciali: rimuovere tempestivamente i polloni evita che Colladonus montanus reductus s’infetti e riduce la fonte d’inoculo.
Controllare le malerbe gradite dal vettore è una strategia
Infine, sono state indagate, tramite analisi del dna, le piante e le malerbe di cui Colladonus montanus reductus si nutre e sono state individuate le specie chiave: tarassaco, farinello comune, correngiola, plantaggine, malva, stellaria media. È stato poi verificato se gestendo il cotico erboso e quindi sostituendo le malerbe con un mix di altre erbe si potesse ridurre il numero di insetti presenti.
Le prove, portate avanti però solo nel 2023, quindi preliminari, hanno dimostrato che si riesce ad abbattere del 50% la presenza di Colladonus montanus reductus. Sempre nel 2023 i ricercatori hanno provato anche ad utilizzare erbicidi per il controllo delle infesetanti che sono gradite dall’insetto. Anche in quest’ultimo caso c’è stata una riduzione del 50% della presenza di Colladonus montanus reductus.
Fonte: Scott J. Harper, Tobin D. Northfield, Louis R. Nottingham, S. Tianna DuPont, Ashley A. Thompson, Bernardita V. Sallato, Corina F. Serban, Madalyn K. Shires, Alice A. Wright, Katlyn A. Catron, Adrian T. Marshall, Cody Molnar, and W. Rodney Cooper, Recovery Plan for X-Disease in Stone Fruit Caused by ‘Candidatus Phytoplasma pruni’, Plant Health Progress 2023 24:2, 258-295.
Barbara Righini
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