In Michigan, cuore pulsante della produzione statunitense di ciliegie, il giovane agricoltore Talon Felker sta riscrivendo le regole della comunicazione agroalimentare. Gestore dell’azienda agricola Cherry Ke, Felker è diventato un punto di riferimento social per chi vuole capire cosa significhi davvero coltivare frutta negli Stati Uniti.
Con un mix ben calibrato di competenza tecnica, storytelling visivo e passione per le colture specializzate, Felker racconta le sue giornate in azienda su piattaforme come YouTube, dove il suo canale “Pomes and Stones” ha già raccolto 6.000 iscritti e quasi 4 milioni di visualizzazioni in poco più di un anno.
Dalla pianta al contenuto
La produzione agricola di Cherry Ke, con sede a Kewadin, nella zona a nord di Traverse City, si estende su 2.400 acri (circa 970 ettari) distribuiti in cinque contee. L’azienda è specializzata in ciliegie acide Montmorency (98%), con piccole quote di dolci e varietà Balaton, e conta anche 35 acri (circa 14 ettari) dedicati a varietà di mele come Honeycrisp, Gala, Jonagold e Ambrosia, impiantate nel 2021 con il primo raccolto previsto nel 2024.
Attraverso la cooperativa Shoreline Fruit Growers (SFG), che movimenta circa il 20% della produzione nazionale di ciliegie acide, i frutti di Cherry Ke vengono trasformati in succhi, concentrati, ciliegie disidratate e destinati a vari mercati, incluso quello delle famose Maraschino.
“È fondamentale piantare varietà che il consumatore desidera – racconta Felker – sia per le mele che per le ciliegie. Solo così possiamo mantenere alto l’interesse e sostenere le vendite”.
Sfide in campo
Come molti produttori frutticoli, Felker si trova a combattere nemici ostici: la Drosophila Suzukii e il curculio del susino rappresentano le principali minacce per le ciliegie, mentre per le mele le problematiche principali sono ticchiolatura, fuoco batterico e oidio.
“È una questione di tempismo – spiega – avere un piano di difesa integrata (IPM) è solo l’inizio. Serve monitoraggio costante, trappole, attenzione al meteo e capacità di adattarsi al contesto. Nella produzione biologica, un’infestazione può diventare quasi ingestibile”.
Tra le tecnologie adottate, spiccano i GPS per la messa a dimora precisa degli alberi, torri e ventilatori anticongelamento costruiti con motori riciclati e autobus scolastici riadattati per l’irrorazione. Una visione che unisce ingegno agricolo tradizionale e innovazione smart.
Comunicare l’agricoltura
L’idea di portare il lavoro quotidiano sui social nasce dall’osservazione: “Vedevo altri coltivatori, soprattutto di colture estensive, condividere la loro realtà. E ho pensato: posso farlo anch’io, mostrando il bello e il difficile del nostro settore”, dice Felker.
I contenuti raccontano il lavoro stagionale, le difficoltà, i successi e la vita familiare in azienda. “Mi ha colpito quanto pubblico interessato ho raggiunto: uomini e donne di ogni età, anche da altri Paesi. È la conferma che c’è fame di autenticità e curiosità verso l’origine del cibo.”
L’urgenza di comunicare si è fatta ancora più forte dopo aver visto, nella scorsa estate, scaffali pieni di ciliegie importate mentre le aziende locali raccoglievano frutta freschissima a pochi chilometri. “I consumatori vogliono sapere da dove arriva ciò che mangiano. E oggi più che mai abbiamo i mezzi per mostrarlo.”
Conclusione: un’agricoltura che si fa racconto
Con Cherry Ke, Talon Felker non coltiva solo frutta, ma anche consapevolezza. La sua esperienza dimostra che oggi un’azienda agricola può (e deve) essere anche un media, in grado di educare, coinvolgere e raccontare con trasparenza cosa accade nei campi.
Il futuro dell’agroalimentare passa anche da qui: dalla capacità di mettere in dialogo terra e digitale, stagionalità e innovazione, consumatori e produttori. In un mondo che chiede sempre più tracciabilità e autenticità, la voce di Felker è quella di una nuova generazione di agricoltori che non ha paura di raccontarsi.
Fonte: fruitgrowersnews.com
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