Il cambiamento climatico ha reso la tolleranza alla siccità una delle priorità nella frutticoltura moderna, soprattutto per specie come il ciliegio acido (Prunus cerasus L. o Cerasus vulgaris Mill.), che nell’ecoregione della steppa alberata dell'Europa orientale—ed in particolare in Ucraina—affronta condizioni estive sempre più estreme.
Un recente studio, condotto in questa zona, ha analizzato tra il 2022 ed il 2023, 35 combinazioni cultivar-portainnesto per individuare quelle con maggiore tolleranza alla siccità, valutando parametri fisiologici chiave come la capacità di ritenzione idrica, il recupero di turgore, il deficit idrico e l’idratazione dei tessuti fogliari.
Le cultivar utilizzate sono state “Igrushka”, “Lutovka”, “Balaton”, “Erdi Botermo”, “Nochka” e “Turgenevka”, ed una selezione promettente, “D 36-25”. I portinnesti utilizzati sono stati “Prunus mahaleb”, “Krymsk 5”, “V-2-180”, “V-2-230”, “V-5-88” e “Rubin”.
Risposte fisiologiche delle piante
Durante periodi di elevato stress idrico, le combinazioni analizzate hanno mostrato un indice di deficit idrico compreso tra 2,2% e 9,2%, con valori compresi tra 2,2% e 5,6% per le combinazioni con una buona resistenza.
L’idratazione dei tessuti fogliari si è attestata su un intervallo compreso tra 60,87% e 65,93% per le cultivar e tra 60,23% e 64,19% per i portainnesti, evidenziando la capacità delle piante di mantenere livelli idrici adeguati anche in condizioni di carenza idrica.
La capacità di ritenzione idrica dei tessuti ha registrato perdite medie del 10,9% dopo 2 ore, mentre ad alti livelli di deficit idrico era di 13,7%; dopo 4-6 ore, la capacità di ritenzione idrica è aumentata del 2,41-3,45% all'ora.
Recupero del turgore e combinazioni promettenti
Il recupero del turgore, parametro fondamentale per la ripresa della funzionalità cellulare dopo eventi di disidratazione, ha mostrato valori tra il 40,3% e il 52,7%.
Inoltre, contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, all’aumentare del deficit idrico si è registrato un aumento nel tasso di recupero del turgore, a dimostrazione del fatto che alcune combinazioni portainnesto-cultivar possiedono meccanismi efficaci di compensazione fisiologica.
In questo contesto (steppa dell’Ucraina), le combinazioni con portainnesti clonali “V-5-88”, “V-2-230” e “Rubin” hanno mostrato le performance più promettenti.
Inoltre, le cultivar “Nochka”, “Balaton” e “D 36-25” si sono distinte per minori perdite idriche, risultando quindi più idonee alla coltivazione in aree soggette a stress idrico.
Fattori influenti e approccio integrato
L’analisi multifattoriale ha confermato che i principali fattori che influenzano la resistenza alla siccità sono le condizioni climatiche (26%), seguite da cultivar (17%) e portainnesto (9%).
Significative sono anche le interazioni, tra clima e cultivar (22%) e tra portainnesto e cultivar (18%), evidenziando l’importanza delle interazioni e la compatibilità genetica tra le componenti.
Le conclusioni dello studio sottolineano la necessità di un approccio integrato per la selezione di combinazioni ciliegio-portainnesto più resilienti, orientato non solo sulla base di singole caratteristiche genetiche ma sulla complessa interazione tra pianta e ambiente.
Tutte le combinazioni analizzate si sono dimostrate tolleranti alla siccità, ma le migliori performance si sono ottenute con l’utilizzo di portainnesti selezionati che, in sinergia con cultivar ben adattate, permettono alla pianta di mantenere un equilibrio idrico funzionale anche nei periodi più critici.
In un contesto climatico in continua evoluzione, l’attenzione al risparmio idrico e la selezione di combinazioni cultivar-portinnesto specifiche per ogni zona pedo-climatica risulta essere fondamentale per una maggiore sostenibilità della cerasicoltura.
Fonte: Grynyk, R. (2024). Drought Resistance of Cerasus vulgaris Mill. Cultivars Depending on Rootstock in the Right-Bank Part of the Western Forest-Steppe Region. Agrobiodiversity for Improving Nutrition, Health and Life Quality, 8(2). https://doi.org/10.15414/ainhlq.2024.0023
Fonte immagine: Battistini Vivai
Andrea Giovannini
Università di Bologna
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