Sperimentazione sui nuovi portinnesti alla Fondazione Mach

16 giu 2023
1958

Tommaso Pantezzi - Fondazione E. Mach (IT)
Comitato tecnico scientifico di Cherry Times

La coltivazione del ciliegio in Trentino rappresenta una parte ridotta del panorama nazionale, con una superficie di circa 250 ha; tuttavia, è una coltura interessante per la frutticoltura provinciale e si è diffuso in alcune aree di collina come Valsugana, valle di Non, e Bleggio, ma anche in valle dell’Adige con altimetrie che vanno dai 200 m slm fino ai 900 mslm.

Dagli anni 90’ i nuovi impianti realizzati hanno assunto la tipologia di ceraseti specializzati con progressivo infittimento, copertura antipioggia e successivamente antiinsetto, con varietà medio tardive come Kordia e Regina, e con portinnesti nanizzanti, in primis Gisela 5.

In ambito provinciale la Fondazione Mach si occupa sia della consulenza che della sperimentazione su questa coltura, e anche all’interno delle proprie aziende sperimentali sono state messe a dimora dei ceraseti sperimentali per indagare su alcune tematiche.

Figura 1: Apertura. I risultati della ricerca in atto sui portinnesti ciliegio alla Fondazione Mach sono stati di recente illustrati durante la giornata tecnica sul ciliegio di Vigalzano (Trento). A sinistra il Dr. Tommaso Pantezzi


Una delle tematiche più importanti è lo studio di portinnesti, poiché, in particolare per il ciliegio, questi hanno un comportamento che può essere differente in funzione dell’ambiente in cui sono coltivati, sia per gli aspetti climatici, che per la tipologia dei terreni che per la conduzione agronomica.

Per questo motivo nel 2015 è stata messa a dimora una prova portinnesti in Trentino che parallelamente è stata condotta sia in Alto Adige che in Valtellina seguendo lo stesso  schema sperimentale.

Nell’azienda di Pergine Valsugana della Fondazione Mach, ad un’altitudine di 550 mslm in Trentino, sono state messe a dimora piante di Kordia innestate su 14 diversi portinnesti di diversa vigoria (tabella 1) alla distanza di 1,8 m sulla fila e 3,7 m fra le file. Lo schema sperimentale adottato è stato a blocchi randomizzati con quattro ripetizioni di cinque piante per ogni portinnesto. Annualmente dalle tre piante centrali alla ripetizione si sono raccolti i dati di vigoria (area delle sezione del tronco), produzione (kg/pianta) e peso medio dei frutti. Per ogni ripetizione si sono valutati i parametri qualitativi.

Medio-deboli

sigla

Medio-vigorosi

sigla

Vigorosi

sigla

GiSelA® 3

G3

GiSelA® 6

G6

GiSelA® 12

G12

GiSelA® 5

G5

PiKu 1

P1

GiSelA® 13

G13

Weiroot 720

W720

PiKu 4

P4

GiSelA® 17

G17

Weigi®   2

W2

Krymsk® 6

K6

PiKu 3

P3



Weigi® 1

W1

Krymsk® 5

K5


Dopo 8 anni di coltivazione sono risultate alcune differenze significative nella vigoria, misurata come sezione de tronco: il portinnesto più debole si è confermato G3, seguito da G5 e W720, mentre si osserva una gradualità crescente negli altri fino ad arrivare al più vigoroso che è finora P4.

Figura 2: Gisela 3 è risultato un portinnesto nanizzante e altamente efficiente.


Per quanto riguarda la produzione per pianta si sono osservate delle differenze significative nella produzione cumulata realizzata nei primi cinque anni di produzione dal 2018 al 2022, con differenze importanti anche per la diversa capacità di entrare in produzione. I portinnesti apparsi finora più produttivi sono stati G6, G12, G17. Quest’ultimo ha avuto una produzione nel 2022 particolarmente elevata, stagione caratterizzata da un’allegagione molto elevata. Altri portinnesti di vigoria inferiore quali G5, W720 e G3, hanno avuto una produzione cumulata leggermente inferiore, ma solitamente più costante nel corso degli anni.

Figura 3: Gisela 6 è risultato il portinnesto più produttivo nella prova.


Un dato che risulta interessante è l’efficienza produttiva totale, espressa come produzione totale per area finale della sezione del tronco.  Dalle osservazioni raccolte finora i portinnesti con la vigoria più contenuta risultano quelli con la migliore efficienza produttiva, quali G3, G5, W720, e W2, mentre fra quelli di vigoria superiore hanno avuto valori elevati di questo indice il G17, e in misura minore W1, G6 e G12.

Figura 4: Tra i portinnesti più vigorosi i migliori risultati sono stati ottenuti con Gisela 17.


Tendenzialmente la pezzatura è risultata inversamente proporzionale all’efficienza produttiva, anche se alcuni portinnesti come G6, W2 e G17, hanno avuto pezzature medie fra le più alte.

Le osservazioni sui portinnesti continueranno nei prossimi anni per verificare se le tendenze evidenziate in questi primi anni potranno dare dei risultati ancora più esaurienti per le performance osservate negli ambienti di coltivazione del trentino.


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