Bombi e impollinazione, le strisce di fiori selvatici aiutano a preservare l’habitat

03 feb 2025
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Se si pensa a un insetto impollinatore, il primo che viene in mente è l’ape mellifera. Eppure anche i bombi, sempre della famiglia Apidae, giocano un ruolo fondamentale nel servizio d’impollinazione, in particolare sono più efficienti in periodi piovosi o particolarmente freddi. I bombi sono utilizzati in tutto il mondo per l’impollinazione in serra e possono essere utilizzati anche per le frutticole come pero, albicocco, kiwi e anche ciliegio.

Proprio per questa funzione è stato dedicato loro un focus durante l’edizione 2025 dello ‘Stone Fruit Day’, organizzato dalla Washington State University, il 22 gennaio di quest’anno.

A relazionare sulle minacce cui sono sottoposti i bombi nello Stato di Washington e sulle strategie per rendere loro la vita più facile c’era Mario Luppino, studente PhD in entomologia alla WSU. “Studio in particolare le api selvatiche. Le api sono responsabili complessivamente dell’impollinazione di circa il 70% della frutta e della verdura che mangiamo. La cattiva notizia è che circa il 67%, quindi i due terzi, delle colture che richiedono il servizio di impollinazione sono a rischio perché è in atto il declino degli impollinatori, compresi i bombi”.

Mario Luppino sta portando avanti un ricerca che ha mostrato quanto nei frutteti sia più difficile per i bombi trovare fiori sui quali possano nutrirsi, in particolare dopo il periodo di fioritura del frutteto.

Negli Stati Uniti esistono 49 specie di bombi, mentre a nello Stato di Washington sono 30.

I bombi e il loro ciclo

Il ciclo di vita dei bombi comincia a fine inverno quando la regina sverna da sola sottoterra, in primavera riemerge e fa partire una nuova colonia. Solitamente nidifica sottoterra o in cavità preesistenti. La regina crea celle di cera e si occupa di difendere la nascente colonia. Sfortunatamente patogeni e parassiti che hanno svernato con lei colonizzano la sua nuova colonia. I bombi vivono in comunità come le api domestiche, c’è un’unica regina, ci sono poi decine di femmine sterili lavoratrici e alcuni maschi. Il picco della colonia è a fine estate così come l’insieme dei parassiti e patogeni che sono nel nido.

È a questo punto che la regina, ormai vecchia, depone le uova, lì si troveranno le nuove regine così come i maschi. I fiori dai quali i bombi traggono nutrimento sono anche una delle cause della diffusione di parassiti e patogeni che indeboliscono e attaccano le colonie. Lo stesso fiore infatti può essere visitato da numerosi bombi in un giorno solo. Parassiti e patogeni si diffondono e disperdono fra diverse colonie.

Immagine 1. Fonte: Daniel Kansky.

Le più importanti minacce per i bombi

Quali sono dunque le maggiori minacce per i bombi? Mario Luppino si è concentrato soprattutto sugli acari, i parassiti e patogeni possono essere sia esterni (ectoparassiti), come gli acari appunto, che interni (endoparassiti). Gli acari che preoccupano nello Stato di Washington perché dannosi per la comunità dei bombi sono Kuzinia (Acaridae), Parassitellus (Parasitidae) e Penumolaelaps (Laelapidae).

“Questi rubano attivamente risorse alle colonie. Possono danneggiare il materiale di nidificazione, mangiando la cera o mangiando i bozzoli delle larve mentre si stanno sviluppando. Possono anche ferire direttamente i bombi o portare malattie”, ha detto ancora Luppino.

Ha spiegato: “Gli acari li puoi vedere ad occhio nudo, possono sembrare polline ma se sai cosa stai cercando, li vedi. Non sono tutti dannosi, ce ne sono anche che agiscono in mutuo e reciproco beneficio e lavorano con le api e i bombi: consumano parassiti, ripuliscono il nido all’interno e poi ci sono i commensali che non hanno né impatto negativo, né impatto positivo sulla colonia ma non sappiamo molto su di loro”.

Fra gli ectoparassiti sono da citare anche i parassitoidi larvali: “Depongono le uova sui bombi mentre stanno raccogliendo cibo. Le uova si schiudono e le larve prendono il controllo della mente dell’ospite per poi mangiarlo vivo dall’interno, fino al momento in cui non sono pronti ad emergere”.

Patogeni e parassiti interni sono invece funghi, come Vairimorpha bombi, associato fin dagli anni ‘90 al declino dei bombi in Nord Americaprotozoi come Crithidia bombi; batteri e virus. “Questi possono ridurre la loro capacità di digerire il cibo. Possono influenzare il loro apprendimento, la memoria per esempio e complessivamente intaccano la loro salute e riducono la durata della vita dei bombi”.

Immagine 2. Fonte: Koppert.

Come aiutare i bombi a prosperare e moltiplicarsi

Mario Luppino ha poi analizzato cosa si può fare per incentivare la presenza dei bombi e quindi proteggere il loro potenziale come impollinatori. “Fortunatamente non hanno bisogno di molto: necessitano di cibo, un posto dove vivere e un posto dove svernare in sicurezza – ha continuato Luppino – Attualmente, nel bacino del Columbia River sono in corso programmi agroambientali che puntano a migliorare l’habitat per renderlo più adatto alla conservazione e proliferazione dei bombi. 

Piantare fiori selvatici aiuta”. Spesso i frutteti sono lasciati con il terreno nudo nell’interfila: “I frutteti possono essere paragonati a un vero e proprio deserto per i bombi e in generale gli impollinatori: in primavera c’è un’esplosione di fiori e poi più niente. Per gli impollinatori la vita lì è molto difficile, i fiori selvatici invece li aiutano.

Immagine 3. Fonte: Maria Luppino.

Fioriscono a lungo, ci sono molte diverse varietà e ogni impollinatore riesce a trovare la nicchia che gli serve. Fra l’altro queste strisce non devono rubare spazio alla coltura, basta una larghezza di un metro e queste strisce si possono mettere lungo i fossati o gli invasi per l’irrigazione”. Fra i fiori preferiti da api selvatiche e bombi ci sono i girasoli e poi tutte le fioriture di specie appartenenti alle piante leguminose.

Mario Luppino si è poi soffermato su uno studio che sta seguendo alla WSU. Sono stati esaminati diversi appezzamenti, con frutteti e strisce fiorite, con fiori selvatici. Lo studio ha poi classificato la copertura del terreno: “Dentro ogni settore dell’appezzamento abbiamo esaminato le diverse categorie di habitat: terreno nudo, erba, qualsiasi vegetazione non fiorita e tutte le specie che stanno fiorendo, identificandole”.

All’interno dei frutteti non solo lo studio ha dimostrato la minore presenza di fiori ma anche la minore diversità di essenze e piante fiorite, mentre l’81% delle api sono state raccolte all’interno delle aree fiorite, solo il 19% nei frutteti. Avere a disposizione fiori più a lungo e in maggior numero aiuta anche a diminuire la probabilità che si diffondano nelle diverse colonie di bombi, parassiti e patogeni che si trovano spesso nei fiori.

Barbara Righini


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