Ciliegie e disidratazione: effetti su peso, peduncolo e qualità in post-raccolta

23 ott 2025
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Il danno da disidratazione non è sempre immediatamente evidente. In molti casi, i suoi effetti si manifestano a destinazione: peduncoli disidratati, frutti meno consistenti, perdita di massa commerciabile o un aspetto generale meno fresco.

Questa sequenza di deterioramento non è casuale, e comprenderne le cause consente di prendere decisioni informate per la sua mitigazione.

Il momento della verità

Le casse si aprono finalmente. Dopo settimane di attesa, la ciliegia cilena arriva dall’altra parte del mondo, pronta ad affrontare il suo esame più rigoroso: lo sguardo del compratore asiatico.

In quell’istante, ogni dettaglio conta. Il colore, il sapore, il calibro, la lucentezza, la turgidità del frutto… ma, soprattutto, il verde del peduncolo e la consistenza al tatto.

Perché non basta aver prodotto una buona ciliegia, né averla raccolta nel momento ottimale. Ciò che davvero conta è come arriva. E non sempre arriva come ci si aspettava.

Spesso, dopo una stagione promettente e una gestione agronomica esemplare, le ciliegie giungono con segni di affaticamento: peduncoli appassiti, perdita di consistenza della polpa e un aspetto che, pur non indicando necessariamente una perdita di salubrità, mette comunque in dubbio la loro freschezza.

Una catena complessa

Dove si è persa quella qualità? Valentina Vesely. La risposta non si trova in un unico anello della catena, ma nella successione di fasi che compongono la post-raccolta.

Dal momento in cui il frutto viene staccato dall’albero fino all’apertura della cassa a destinazione, la ciliegia percorre un tragitto complesso: soste in campo, trasporti locali, tempi di attesa nel centro di lavorazione e il lungo viaggio di esportazione.

Ognuna di queste fasi avviene in un ambiente diverso, con temperature, livelli di umidità e durate variabili, che contribuiscono —in modo silenzioso ma cumulativo— a un nemico comune: la disidratazione.

Questo articolo vuole comprendere come la disidratazione influisca sulla condizione della ciliegia a destinazione, e perché anche piccole perdite d’acqua possano tradursi in grandi perdite commerciali.

Dati e strumenti per prevenire

A partire da prove realizzate dal Dipartimento di R&S di Proyectos Industriales Johnson, esploreremo le evidenze che collegano direttamente la disidratazione con variazioni di peso, consistenza e aspetto visivo del frutto, e analizzeremo quali strumenti siano oggi disponibili per mitigare questo deterioramento silenzioso.

Il viaggio della ciliegia

La ciliegia è un frutto particolarmente vulnerabile alla perdita di acqua a causa della sua struttura anatomica: buccia sottile, elevato rapporto superficie/volume e scarsa presenza di barriere naturali che limitino la traspirazione.

Questa condizione la rende suscettibile alla disidratazione, anche dopo brevi esposizioni a condizioni ambientali sfavorevoli di temperatura e umidità.

Durante la post-raccolta —processo che va dalla raccolta in campo alla ricezione nel mercato di esportazione—, la ciliegia attraversa diverse fasi: attesa in campo dopo la raccolta, stoccaggio in azienda, trasporto verso il centro di lavorazione, ricezione nel magazzino di confezionamento, conservazione in freddo prima del processo e trasporto marittimo fino alla destinazione.

Ognuna di queste fasi presenta condizioni ambientali particolari e, in molte di esse, il controllo dell’umidità relativa non è una variabile prioritaria nella gestione post-raccolta convenzionale.

Comprendere il rischio

Uno strumento tecnico fondamentale per comprendere e quantificare il rischio di disidratazione è il deficit di pressione di vapore (DPV). Questa variabile combina temperatura e umidità relativa dell’aria, e permette di stimare il gradiente di vapore acqueo tra il frutto e l’ambiente circostante.

Più alto è il DPV, più rapido è il flusso di acqua dalla frutta verso l’ambiente, aumentando la velocità di disidratazione.

E sebbene la perdita d’acqua possa sembrare moderata in ogni fase considerata singolarmente, il suo effetto cumulato può compromettere seriamente attributi essenziali della ciliegia.

Il danno da disidratazione non è sempre immediatamente evidente. In molti casi, i suoi effetti si manifestano a destinazione: peduncoli disidratati, frutti meno consistenti, perdita di massa commerciabile o un aspetto generale meno fresco.

Questa sequenza di deterioramento non è casuale, e comprenderne le cause consente di prendere decisioni informate per la sua mitigazione.

Manifestazioni della disidratazione nella ciliegia: oltre la perdita di acqua

Perdita di peso: il primo sintomo

La perdita di acqua nella ciliegia durante la post-raccolta si traduce direttamente in perdita di peso. A differenza di altri sintomi che richiedono valutazioni specifiche o percezione sensoriale, la variazione di peso può essere misurata con precisione in ogni fase del processo, permettendo di seguire nel dettaglio l’avanzare della disidratazione.

Questa perdita avviene in modo cumulativo lungo tutta la catena post-raccolta, dalla raccolta fino all’arrivo a destinazione. Già nel frutteto, il frutto inizia a disidratarsi mentre attende tra i filari prima di essere trasferito al centro di raccolta.

In quel primo momento, esposto al sole o al vento, ha inizio un processo di perdita d’acqua che può intensificarsi se l’attesa si prolunga o se non vi sono condizioni di protezione adeguate. Questa fase può rappresentare fino al 12% della disidratazione totale della post-raccolta (Figura 1).

Figura 1. Distribuzione percentuale della perdita di peso per disidratazione nelle ciliegie durante la postraccolta, secondo il contributo di ciascuna fase del processo.

Successivamente, nei centri di raccolta in campo, la frutta può rimanere per diverse ore prima di essere caricata sui camion diretti al centro di lavorazione e confezionamento. Queste strutture, spesso prive di controllo ambientale, presentano temperature elevate e bassa umidità relativa, condizioni che favoriscono un alto deficit di pressione di vapore (DPV) e una traspirazione continua.

Se non si adottano misure per mitigare questo effetto, la sosta nei centri di raccolta può spiegare fino al 38% della perdita totale di peso per disidratazione, risultando la fase con l’impatto maggiore dell’intero processo.

Le fasi più critiche

Il trasporto verso lo stabilimento, pur essendo generalmente più breve, contribuisce anch’esso alla perdita idrica, soprattutto se non viene effettuato con un’adeguata protezione della frutta, e può rappresentare circa il 18% della disidratazione totale.

La zona di ricezione, prima dell’ingresso nell’idrocooler, diventa un punto critico: il collo di bottiglia operativo, frequente in questa fase, può mantenere la frutta esposta per ore in condizioni poco favorevoli.

Questa tappa, spesso sottovalutata, rappresenta il 14% della disidratazione osservata. Dopo l’idro-raffreddamento, la frutta viene stoccata nelle celle di materia prima, dove la bassa temperatura aiuta a ridurre la velocità di disidratazione, ma non la elimina del tutto, soprattutto se l’umidità relativa non è adeguatamente controllata.

A seconda del tempo di attesa, questa fase può contribuire per circa il 10% alla perdita totale di acqua.

Infine, il trasporto marittimo a destinazione —seppur realizzato in condizioni di refrigerazione e con l’uso di sacchetti ad atmosfera modificata— comporta un’esposizione prolungata a tassi bassi ma costanti di disidratazione. In questa fase finale, si stima che avvenga circa l’8% della perdita totale.

Al termine del processo post-raccolta, l’effetto accumulato di tutte queste fasi può tradursi in perdite di peso dell’ordine del 3–4% rispetto al peso iniziale del frutto, secondo quanto osservato in prove condotte in condizioni commerciali.

Questa diminuzione non influisce soltanto sul peso netto esportato, ma diventa anche la base fisiologica di altri sintomi legati alla perdita di qualità che si manifesteranno in seguito, come il brunimento del peduncolo o la perdita di consistenza.

Brunimento del peduncolo: un sintomo visivo di disidratazione

Il segno più evidente del deterioramento legato alla disidratazione nella ciliegia è il brunimento del peduncolo. Anche se il frutto può mantenere un’apparente turgidità, la colorazione marrone del peduncolo è percepita immediatamente dal consumatore.

Questo cambiamento visivo, conseguenza di un processo fisiologico innescato dalla perdita di acqua accumulata durante la post-raccolta, viene associato subito a una minore freschezza.

Il peduncolo, al pari del frutto, perde acqua per traspirazione, ma lo fa in modo ancora più marcato a causa del suo ridotto volume e della maggiore superficie esposta.

Quando il DPV è elevato e si mantiene per periodi prolungati, il tessuto perde turgidità, si disidrata e attiva processi ossidativi che portano alla degradazione dei pigmenti e alla comparsa di tonalità brune.

Evidenze sperimentali

Le evidenze sperimentali lo confermano. Prove condotte dal Dipartimento di R&S di Proyectos Industriales Johnson hanno dimostrato una relazione diretta tra la disidratazione del frutto (misurata come percentuale di perdita di peso) e il deterioramento del peduncolo.

Figura 2. Relazione tra la perdita di peso per disidratazione nelle ciliegie (%) e la proporzione di frutti con peduncolo sano (senza imbrunimento) durante la postraccolta.

Nella Figura 2 si osserva come diminuisca la percentuale di frutti con peduncolo “sano” (completamente verde) man mano che aumenta la perdita di acqua.

In modo complementare, la Figura 3 mostra come cresca la percentuale di frutti con peduncolo gravemente disidratato —ossia completamente brunito— al crescere della disidratazione.

Il modello osservato suggerisce che, sebbene i primi livelli di perdita di acqua non provochino danni evidenti, esiste una soglia oltre la quale il deterioramento del peduncolo accelera rapidamente.

Figura 3. Relazione tra la perdita di peso per disidratazione nelle ciliegie (%) e la proporzione di frutti con disidratazione severa del peduncolo durante la postraccolta.

È importante sottolineare che i dati presentati in entrambe le figure si riferiscono a valutazioni condotte su diverse varietà di ciliegia. Questa diversità genetica spiega la dispersione osservata tra i punti, poiché ogni varietà può reagire in modo diverso alla perdita di acqua.

Tuttavia, al di là di tale variabilità, la tendenza comune è chiara: maggiore è la disidratazione, maggiore è il deterioramento del peduncolo, sia in termini di intensità che di frequenza.

Queste osservazioni permettono di affermare che il peduncolo non è soltanto un indicatore visivo dello stato del frutto, ma anche una variabile particolarmente sensibile alla gestione post-raccolta, in particolare alle condizioni di DPV nelle fasi iniziali del processo.

Mantenere ambienti con elevata umidità relativa può ridurre in modo significativo questo tipo di danno, migliorando la percezione di freschezza a destinazione e, di conseguenza, l’accettazione commerciale della frutta.

Diminuzione della consistenza: un effetto meno visibile, ma altrettanto critico

A differenza del brunimento del peduncolo, la perdita di consistenza della ciliegia non è sempre percepibile a occhio nudo, ma ha un impatto decisivo sulla qualità sensoriale del frutto.

Questa variabile è fondamentale sia per l’esperienza del consumatore sia per la shelf life del prodotto, ed è fortemente influenzata dallo stato idrico del frutto.

La consistenza dipende in larga misura dalla turgidità cellulare, mantenuta dal contenuto di acqua nei tessuti. Quando la ciliegia perde acqua durante la post-raccolta, si riduce la pressione interna delle cellule, indebolendo la struttura del tessuto e dando origine a una texture più morbida.

Questa diminuzione di consistenza non è dovuta esclusivamente a processi di maturazione o a degradazione enzimatica, ma anche —e in maniera significativa— all’effetto fisiologico diretto della disidratazione.

Relazione tra perdita di peso e consistenza

Nella Figura 4 si osserva chiaramente questa relazione: all’aumentare della percentuale di perdita di peso, diminuisce la consistenza del frutto.

Figura 4. Relazione tra la perdita di peso (%) e la consistenza (gf/mm) nelle ciliegie varietà Santina e Lapins durante la postraccolta.

I dati, ottenuti da un saggio realizzato su frutti delle varietà ‘Lapins’ e ‘Santina’, mostrano una tendenza lineare che conferma l’esistenza di una relazione costante tra le due variabili.

Sebbene la pendenza non sia ripida, indica che ogni punto percentuale di perdita di peso si traduce in una riduzione misurabile della consistenza.

Sulla base di questa relazione, è possibile stimare che quando il frutto perde un 4% del proprio peso durante l’intera post-raccolta —valore vicino alla media osservata in condizioni commerciali—, la consistenza diminuisce di circa 100 gf/mm.

Questa caduta è significativa se si considera che l’intervallo di consistenza accettabile per l’export è ristretto, e qualunque riduzione può fare la differenza tra una partita accettata o respinta a destinazione.

Un rischio per la qualità percepita

Questi risultati rafforzano l’idea che la disidratazione, pur non essendo visivamente evidente nelle sue fasi iniziali, compromette attributi chiave della ciliegia da esportazione.

Una minore consistenza aumenta il rischio di danno meccanico durante il trasporto e riduce l’accettazione del frutto a destinazione, soprattutto in mercati esigenti come quello asiatico, dove la consistenza è un attributo altamente apprezzato.

Insieme ai risultati osservati sul peduncolo, la perdita di consistenza completa il quadro del deterioramento indotto dalla disidratazione in post-raccolta.

Entrambe le variabili —una visiva e l’altra strutturale— hanno la stessa origine fisiologica: la perdita progressiva di acqua in un ambiente con elevato deficit di pressione di vapore.

Tutela del valore costruito durante l’intera stagione

Il percorso della ciliegia dal frutteto al mercato di esportazione è pieno di sfide silenziose. Tra queste, la disidratazione rappresenta una delle più insidiose: avanza senza essere rilevata nelle fasi iniziali, ma lascia un’impronta visibile e quantificabile al termine del processo.

Peduncoli bruniti, perdita di consistenza e diminuzione di peso non sono difetti isolati, bensì manifestazioni fisiologiche cumulative di una catena post-raccolta che deve ancora ottimizzare il proprio rapporto con l’acqua.

I risultati presentati in questo articolo derivano sia da condizioni reali di gestione commerciale sia da prove in cui la frutta è stata esposta a diversi scenari di disidratazione.

Questa combinazione ha permesso di comprendere, con basi tecniche, come piccole variazioni nell’ambiente post-raccolta possano innescare effetti rilevanti sulla qualità finale del frutto.

La qualità di una ciliegia inizia molto prima della raccolta. È il risultato di un lavoro costante lungo l’intera stagione, che integra decisioni agronomiche, gestione del frutteto e monitoraggio tecnico rigoroso.

Salvaguardare quegli attributi durante la post-raccolta significa anche proteggere il valore di tutto quell’impegno.

Ridurre al minimo la disidratazione non solo tutela il valore commerciale del frutto, ma anche il tempo, le conoscenze e le risorse investite per ottenere il suo calibro, la sua consistenza, il suo sapore e il suo aspetto visivo.

Adottare misure efficaci di mitigazione, come il controllo del deficit di pressione di vapore, è uno strumento concreto per garantire che quello sforzo non vada perso lungo il percorso.

E in un mercato sempre più esigente, non basta produrre una buona ciliegia: è necessario assicurarsi che arrivi nella sua versione migliore.

La gestione attiva del DPV e l’impegno per il controllo ambientale in post-raccolta sono oggi decisioni strategiche che determinano il successo a destinazione.

Fonte immagine apertura: SL Fruit Service

Fonte figure: Redagricola

Team Redagricola


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