Alejandro García-Huidobro (Prize): "Serve una governance inclusiva e una diversificazione dei mercati per affrontare il futuro"
Durante il recente Global Cherry Summit tenutosi in Cile, Alejandro García-Huidobro – fondatore e CEO di Prize, una delle principali aziende esportatrici di ciliegie del Paese – ha lanciato un appello all’intero comparto: lavorare in sinergia per affrontare con efficacia le sfide che attendono la stagione 2025/26.
Una filiera unita
In un’intervista rilasciata all’associazione Frutas de Chile, García-Huidobro ha sottolineato come il futuro dell’industria cilena delle ciliegie dipenda da una strategia condivisa, capace di includere tutti gli attori della filiera, dai produttori agli esportatori.
“È essenziale concentrarsi sulle varietà di frutta che generano meno valore. Il successo dipenderà dalla capacità del settore di presentarsi compatto: le decisioni che prenderemo – e che dovranno essere dinamiche – avranno efficacia solo se supportate da un’adeguata rappresentanza e da obiettivi concreti”, ha dichiarato.
Governance rinnovata
Guardando alla preparazione per la prossima stagione, García-Huidobro ha evidenziato la necessità di superare dinamiche individualistiche a favore di un’azione collettiva: “Siamo di fronte a un vero e proprio ‘dilemma del prigioniero’. Se cooperiamo su elementi come calibri o standard qualitativi, sarà un sacrificio per tutti, ma ci metterà in una posizione molto più solida.”
Per questo motivo, auspica una nuova struttura di governance per il Comitato cileno delle ciliegie che includa pienamente anche i produttori, oltre agli esportatori: “Solo così potremo raggiungere il 100% del comparto e prendere decisioni realmente efficaci e condivise.”
Crescita e diversificazione
Secondo il numero uno di Prize, la stagione 2025/26 sarà caratterizzata da una crescita più contenuta rispetto agli anni precedenti. La sua azienda ha infatti deciso di non espandere ulteriormente le superfici dedicate alle ciliegie, che oggi rappresentano meno del 15% del portafoglio produttivo.
“Non abbiamo nuovi frutteti in entrata, quindi la nostra crescita seguirà quella media del settore, attorno al 6%. Cinque anni fa abbiamo avviato una strategia di diversificazione verso altri Paesi e oggi possiamo affrontare il futuro con serenità e ottimismo.”
Oltre la Cina
Nonostante la centralità del mercato cinese – che oggi assorbe il grosso delle esportazioni cilene – García-Huidobro ritiene che una diversificazione graduale sia possibile e necessaria: “Se lavoriamo bene, potremo ridurre il peso della Cina al 80% (circa €75 milioni in valore stimato) nell’arco di cinque anni. Il punto è che la crescita è stata troppo rapida: i volumi del settore sono aumentati del 50%.”
Una crescita che ha evidenziato fragilità nella logistica e nella qualità, ma anche un potenziale ancora tutto da sviluppare: “Se avessimo mantenuto standard qualitativi e logistici costanti con 80 milioni di cartoni esportati (circa 36 milioni di kg), oggi parleremmo di un successo. Il lato positivo? Le soluzioni sono nelle nostre mani.”
Fonte testo e immagine: fruitnet.com
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