La pratica del diradamento delle ciliegie dolci è motivata principalmente dalle forze di mercato, poiché i frutti più grandi vengono remunerati ad un prezzo più alto. Il calibro dei frutti è determinato in larga misura dalla cultivar, ma è anche sostanzialmente influenzato dal numero di frutti presenti sull'albero.
Questa quantità dipende da una serie di variabili, tra cui il tasso di impollinazione, strettamente legato alle condizioni meteorologiche primaverili. È stato dimostrato che il diradamento migliora la qualità del raccolto riducendo il quantitativo di frutti nelle cultivar auto-fertili, che normalmente presentano un'allegagione superiore del 10-15% rispetto alle cultivar ad impollinazione incrociata.
Pertanto, nei casi in cui l'allegagione dei frutti o delle gemme da fiore è elevata, il diradamento precoce può aumentare significativamente il valore complessivo della coltura. Tuttavia, la pratica di diradare i fiori o i frutti di ciliegie, albicocche e susine per regolare le dimensioni e aumentare il valore del raccolto è applicabile solo in anni di carica, cioè quando c'è un numero considerevole di fiori o frutti.
Inoltre, il diradamento è consigliato per le drupacee, al fine di ridurre il rischio di rottura dei rami a causa del forte carico di frutti che potrebbe presentarsi. A causa dei notevoli investimenti in termini di tempo e manodopera, la giustificazione economica del diradamento manuale può essere messa in discussione.
Nonostante la necessità di un gran numero di personale specializzato in un breve lasso di tempo, questa strategia rimane il metodo più preciso per il diradamento. L'uso di un diradatore portatile può facilitare il processo di diradamento manuale. Questo dispositivo funge da ponte tra le tecniche di diradamento meccanico e manuale, garantendo una maggiore efficacia e un sostanziale risparmio economico.
Il diradamento chimico offre vantaggi in termini di costi e di tempo rispetto al diradamento manuale, grazie alla riduzione della manodopera e all'uso di attrezzature fitosanitarie convenzionali. Per il diradamento chimico si utilizzano prodotti come disseccanti, regolatori della crescita e inibitori della fotosintesi. Rispetto a pere e mele, i ciliegi producono un numero significativamente maggiore di frutti per germoglio.
A causa del peso relativamente basso dei frutti per centimetro quadrato della sezione trasversale del tronco, il diradamento non sempre è considerato strettamente necessario. La vigoria del portainnesto influisce sul numero di fiori della pianta ed è stata osservata una produzione maggiore nelle piante innestate su portainnesti nanizzanti e semi-nanizzanti.
Indipendentemente dalla vigoria, l'impatto del portinnesto sulla produzione di frutti rimane significativo. Tuttavia, la correlazione tra l'aumento della resa e le dimensioni ridotte dei frutti rimane costante per tutti i tipi di portinnesto. L'utilizzo di un portainnesto adatto che consenta di ottenere raccolti soddisfacenti di ciliegie di alta qualità è una soluzione logica per le cultivar auto-fertili quando il diradamento chimico produce risultati variabili da un anno all’altro.
I risultati di esperimenti comparativi condotti su cv "Lapins" rivelano che i portinnesti Gi 154/7 e Gisela 4 hanno permesso di ottenere la resa per albero e l'efficienza di resa più elevate, soprattutto in termini di produzione di frutti del peso di circa 7 grammi. Gli alberi coltivati sui portinnesti P-HL-A e Gi 523/02 hanno prodotto ciliegie di dimensioni considerevoli, con un peso rispettivamente di 7,7 e 7,7 grammi.
Infine, gli alberi coltivati sul portainnesto nanizzante Gisela 5, ampiamente utilizzato, hanno presentato frutti di dimensioni modeste, mediamente intorno a 6,1 grammi, con un raccolto totale piuttosto basso. In un’ottica di maggiore sostenibilità (sia ambientale che economica) nella gestione del carico produttivo, è necessario proseguire gli studi in questo senso per adattare le tecniche di diradamento alla combinazione cultivar-portainnesto adottata.
Fonte: Rutkowski, K.; Łysiak, G.P. Thinning Methods to Regulate Sweet Cherry Crops—A Review. Appl. Sci. 2022, 12, 1280. https://doi.org/10.3390/app12031280.
Melissa Venturi
Università di Bologna (IT)
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