Dal suo primo rilevamento in Trentino, ormai quindici anni fa, Drosophila suzukii, specie invasiva originaria dell'Asia orientale, è diventata il principale insetto dannoso per una vasta gamma di fruttiferi, in particolare per piccoli frutti e ciliegie.
Grazie alla sua polifagia e alla grande mobilità, riesce a riprodursi massivamente negli habitat naturali che circondano gli appezzamenti coltivati, ricchi di piante ospiti che offrono frutti da infestare lungo quasi tutto l'arco dell’anno. Lo spillover di adulti da habitat semi-naturali e boschivi verso le coltivazioni è uno dei fenomeni che maggiormente complicano il controllo delle infestazioni.
In questo contesto, le sole strategie di gestione basate sull’uso di insetticidi per il controllo degli adulti si sono rivelate inefficaci e devono essere integrate con opportune pratiche agronomiche e tecniche di controllo biologico.
Foto 1. Danni da Drosophila suzukii su frutti di ciliegio (Fonte: Boselli, Regione Emilia Romagna)
Lagiornata di studio del 19 febbraio scorso, promossa dalla sezione Nord-Est dell’Accademia dei Georgofili con il patrocinio della Fondazione Edmund Mach, e ospitata nell’auditorium della Cooperativa Sant’Orsola a Pergine Valsugana (TN), è stata l’occasione per aggiornare tecnici e produttori sull’efficacia delle modalità di controllo attualmente implementate e sulle prospettive offerte dall’applicazione del controllo biologico.
Soluzioni tecniche e agronomiche
Si è ribadito che non esiste una sola soluzione tecnica in grado di garantire l’efficacia del controllo di D. suzukii, ma che è indispensabile integrare i diversi mezzi tecnici a disposizione, dai trattamenti insetticidi alle pratiche agronomiche, fino all’organizzazione del cantiere di raccolta.
Tra le pratiche ormai consolidate ci sono lo sfalcio frequente dell'inerbimento, la gestione della chioma tramite opportune potature, e l’allargamento del sesto di impianto per favorire la penetrazione della luce e l’areazione della chioma.
Inoltre, si raccomandano l’accorciamento degli intervalli di raccolta della frutta e l’allontanamento della frutta di scarto, o l’impiego dell’augmentorium per sequestrare la frutta infestata e favorire la proliferazione del complesso di parassitoidi autoctoni e avventizi attivi su D. suzukii.
Quando possibile, è consigliabile rivedere la programmazione dei cicli di produzione per evitare i periodi più favorevoli all’infestazione da parte di D. suzukii.
L’installazione delle reti antinsetto nella versione a monoblocco, rispetto alla tipologia a monofilare, ha mostrato vantaggi significativi, consentendo un accesso più agevole per l’esecuzione di trattamenti contro altre fitopatie e per le normali attività colturali.
Fondamentale è anche ilmonitoraggio dei voli per decidere il timing di intervento e determinare il momento migliore per la chiusura delle reti.
Foto 2. Coperture multitasking monofila su ciliegio (Fonte: SL Fruit Service)
Lotta biologica tradizionale
Relativamente al programma di lotta biologica classica mediante il rilascio del parassitoide alloctono Ganaspis kimorum, giunto al quarto anno dall'attivazione, i dati dei campionamenti mostrano un aumento costante del numero assoluto di individui di G. kimorum nel quadriennio 2021-2024.
In Trentino, si sono registrati ritrovamenti più elevati rispetto ad altre regioni, con un incremento rispetto alle stagioni precedenti: nel 2024, il 25% dei siti ha mostrato presenza in pre-rilascio e il 60% in post-rilascio. Tutti gli individui catturati sono emersi da pupe di D. suzukii, confermando la specializzazione del parassitoide verso la specie target.
Foto 3. Leptopilina japonica, parassitoide larvale di D. suzukii (Fonte: Senesaica)
Il ritrovamento del parassitoide larvale alloctono Leptopilina japonica sul territorio provinciale nel 2019 ha aperto nuove prospettive nel controllo biologico di D. suzukii. Un monitoraggio estensivo condotto negli anni successivi ha permesso di accertarne ladiffusione pressoché ubiquitaria, con tassi di parassitizzazione di D. suzukii variabili in relazione alle diverse piante ospiti spontanee, alla stagionalità e al contesto ambientale.
Attualmente, L. japonica rappresenta il principale antagonista di D. suzukii nelle aree in cui è arrivato naturalmente, con percentuali di parassitizzazione che variano mediamente attorno al 20% (0-70%). I monitoraggi hanno inoltre permesso di stabilire che, sebbene L. japonica non sia un parassitoide ospite-specifico, la parassitizzazione è limitata a pochissime specie filogeneticamente vicine a D. suzukii.
Tuttavia, le popolazioni avventizie di L. japonica non possono ancora essere manipolate per un controllo biologico aumentativo. L’idea di rilasci programmati in momenti specifici della stagione o in zone con scarse popolazioni naturali potrebbe aumentare significativamente l'impatto sul carpofago.
Studi in corso mirano a raccogliere evidenze che dimostrino l'assenza di rischi nell'utilizzo di L. japonica, con l’obiettivo di richiedere un'autorizzazione per il suo impiego aumentativo.
Strategie innovative: la tecnica dell’insetto sterile
Tra le strategie innovative per il controllo di D. suzukii, la "Tecnica dell'Insetto Sterile" si sta affermando come un approccio promettente e sostenibile, particolarmente efficace se integrato con la lotta biologica classica e aumentativa.
Sono già in commercio maschi sterili di D. suzukii, ottenuti tramite irraggiamento, e sono state realizzate le prime sperimentazioni di campo nel Regno Unito. Oltre al SIT classico, si sta sviluppando un SIT genetico basato sul concetto di gene drive autolimitante.
Sono in corso studi su linee genetiche specifiche per valutarne la fitness e il comportamento riproduttivo. Sebbene le attuali normative europee impediscano ancora il rilascio in pieno campo di insetti geneticamente modificati, le nuove tecnologie di genome editing stanno evolvendo rapidamente e potrebbero presto modificare lo scenario normativo, aprendo nuove prospettive per l’applicazione del SIT genetico su larga scala.
Una pianta di bassa qualità difficilmente sarà in grado di esprimere il suo potenziale produttivo e, se possibile, avrà un costo produttivo elevato. Questo è l'errore numero uno quando si crea un frutteto: è importante avere chiaro che una “buona pianta” non ha prezzo.
Dalle nevi del Montana arriva la nuova ciliegia “FE”, resistente a -45 °C, perfetta per torte, vino, marmellate e consumo fresco. Con 60 anni di selezione familiare alle spalle, è ora disponibile da HoneyberryUSA, pioniere dei frutti cold-hardy americani.
Scopri come il ciliegio Santina mostra una resistenza superiore al cancro batterico rispetto a Bing in Cile. Analizziamo strategie molecolari, difese cellulari e implicazioni per nuove varietà resistenti, migliorando la produzione cerasicola globale.
I ciliegi centenari della Sierra Sur di Jaén, simbolo agricolo e culturale unico, rischiano di scomparire per mancanza di manodopera, bassa redditività e cambiamenti climatici. Scopri cause, numeri e possibili soluzioni per salvare questo tesoro agricolo.