Sono numerose le colture che dipendono dagli impollinatori per ottenere una buona produzione, e tra queste sono annoverate anche il ciliegio dolce e l’amarena.
In risposta al continuo declino degli impollinatori e alla crescente domanda di prodotti agricoli, è imperativo sviluppare strategie di gestione mirate alla protezione degli impollinatori.
Considerando che esistono già varie ricerche sul tema, alcuni ricercatori hanno deciso di fare il punto della situazione su questo argomento. Essi hanno infatti condotto una revisione sistematica della letteratura esistente per indagare l'impatto dei fattori ambientali, delle comunità di insetti e delle pratiche di gestione in azienda sull’impollinazione delle ciliegie.
In generale, sono stati trovati molti più studi riguardanti il ciliegio dolce mentre a livello geografico, la maggior parte delle ricerche è stata principalmente condotta in Nord America e in Europa.
Dai risultati degli studi si evince che il tasso di allegagione viene sicuramente migliorato dall’effetto dell’impollinazione, indipendentemente dal fatto che le cultivar di ciliegio possano essere sia autocompatibili che autoincompatibili. Bisogna ricordare però che l'efficacia dell’impollinazione è significativamente influenzata dalla temperatura, poiché influisce sulla germinazione del polline, sullo sviluppo dei tubi pollinici e sulla longevità degli ovuli.
A livello di biodiversità, invece, i fiori di ciliegio sono visitati da una vasta gamma di insetti, con 185 specie documentate. Di questi, 142 appartengono all’ordine degli imenotteri mentre 36 a quello dei ditteri. Le api mellifere sono considerate i visitatori principali dei fiori, con un'abbondanza relativa media del 57% sul totale.
Le prestazioni di impollinazione dei diversi gruppi entomologici non sono ancora ben chiare, poiché solo uno studio ha confrontato l'efficacia di una singola visita da parte delle api sulla formazione dei frutti. Ma nei frutteti non ci sono solo le api mellifere.
Alcuni studi hanno valutato che gli apoidei appartenenti al genere Osmia e Andrena sono impollinatori più efficienti rispetto alle api da miele e ai bombi. In sintesi, è stato determinato che la promozione degli impollinatori selvatici, degli impollinatori gestiti, o di entrambi può essere efficace nel risolvere le carenze di impollinazione, a seconda delle esigenze delle cultivar e del contesto paesaggistico.
La conservazione degli habitat semi-naturali che circondano i frutteti può ulteriormente migliorare la visita dei fiori da parte delle api selvatiche. Ci sono però ancora molti punti su cui fare chiarezza: ad esempio, non è ancora stato compreso se e come la coltivazione sotto tunnel di polietilene e l’applicazione di pesticidi influenzi la presenza di insetti utili. Altre pratiche, come l'aumento delle risorse floreali in azienda hanno mostrato, per ora, risultati controversi.
Per garantire una fornitura sufficiente di polline compatibile di alta qualità e per incoraggiare la proliferazione degli impollinatori selvatici, le strategie di gestione in azienda possono essere personalizzate a seconda delle cultivar presenti. Servono quindi delle linee guida mirate a fornire soluzioni efficaci ed innovative agli agricoltori per migliorare i servizi di impollinazione nei ceraseti. Per fare questo servono numerose competenze, dall'orticoltura all'agronomia, dall'entomologia applicata all'ecologia del paesaggio.
Ma prima, è necessario capire nel dettaglio le esigenze dei singoli gruppi di insetti e come poterli gestire in maniera più adeguata, per una cerasicoltura sostenibile e consapevole.
Fonte: Julia Osterman, Zeus Mateos-Fierro, Catarina Siopa, Helena Castro, Sílvia Castro, Maxime Eeraerts, The impact of pollination requirements, pollinators, landscape and management practices on pollination in sweet and sour cherry: A systematic review, Agriculture, Ecosystems & Environment, https://doi.org/10.1016/j.agee.2024.109163.
Foto: SL Fruit Service
Melissa Venturi
Università di Bologna (IT)
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