L’uso di bioprodotti per una cerasicoltura efficace e più sostenibile

16 set 2024
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Per controllare le malattie del ciliegio, il piano di difesa tradizionale include battericidi e fungicidi chimici. I prodotti a base di rame, sebbene siano efficaci, possono presentare problemi di fitotossicità e inquinamento, oltre che essere costosi. I prodotti antibiotici autorizzati in Cile rischiano però di portare allo sviluppo di resistenze.

Sono questi i problemi del comparto cerasicolo cileno, un paese che con i suoi 44 milioni di ettari dedicati a questa coltura destina ai mercati esteri l’85% della sua produzione.

Il ciliegio può essere colpito da varie patologie batteriche come la galla della corona, causata da Agrobacterium tumefaciens, il cancro batterico (Pseudomonas syringae pv. syringae e morsprunorum) o malattie fungine come quelle causate dai generi Phytophthora, Monilinia, Cytospora e Varticillium, solo per citarne alcuni.

Il cancro batterico è considerata la principale malattia che colpisce i ceraseti in Cile, ed è causato principalmente da Pseudomonas syringae pv. syringae. Questo batterio Gram negativo penetra attraverso le aperture naturali della pianta, come stomi e lenticelle, oppure tramite ferite naturali (basti pensare alle cicatrici che si formano al momento della caduta delle foglie) o meccaniche (come le potature).

Una volta penetrato all’interno della pianta, il batterio colonizza i tessuti fino ad arrivare nella zona del cambio, da dove poi si diffonde nella pianta, provocando cancri in vari organi legnosi, con conseguente gommosi e un odore caratteristico di fermentato. Inoltre, durante la fase di sviluppo, una parte della popolazione epifita penetra attraverso le foglie, causando macchie nere che poi degenerano, riducendo l’area fotosintetica.

La severità dei sintomi dipende dal ceppo batterico, dalla cultivar, dall’età della pianta e dalle condizioni ambientali, arrivando a provocare perdite nel rendimento tra il 10 e il 20% in ceraseti giovani. I funghi Monilinia spp e Botrytis cinerea causano riduzioni nella resa fino ad un 80% nel caso in cui le condizioni ambientali siano favorevoli allo sviluppo dei patogeni, specialmente nelle varietà a maturazione tardiva.

Per il controllo di queste avversità le opzioni sono ogni volta sempre più limitate a fronte di un mercato che richiede frutti non trattati con prodotti chimici di sintesi ma anche dalle restrizioni imposte dai regolamenti di produzione dati i potenziali effetti nocivi sulla salute umana. Un esempio in merito è la recente proibizione da parte dell’Unione Europea l’uso del fungicida Mancozeb, visto che è stata dimostrato l’effetto immunosoppressivo nei topi.

Recentemente, i ricercatori dell’Università di Conceptiòn (Cile) hanno valutato l’impatto fitosanitario dei programmi di difesa basati su prodotti biologici per il controllo del cancro batterico e delle marcescenze dei frutti in pre- e post-raccolta. In questo studio sono stati applicati trattamenti a base di bioprodotti (BPP1 e BPP2) in confronto con un controllo chimico e con il piano di difesa normalmente usato dal cerasicoltore.

Le varie unità trattate (di mezzo ettaro ciascuno) erano ubicate a Chillàn, in Cile, in un ceraseto cv. Sweetheart. I risultati indicano che i trattamenti biologici a base di Pseudomonas protegens, Bacillus spp. e Trichoderma spp. hanno diminuito le popolazioni di Pseudomonas syringae pv. syringae, Botrytis cinerea e alternaria spp. senza differenze rispetto agli altri trattamenti utilizzati.

Questi trattamenti biologici hanno portato ad una diminuzione nell’incidenza di Alternaria spp e Botrytis cinerea rispetto a quella riscontrata nel programma di difesa chimico. In conclusione, questi ottimi risultati ottenuti permettono di promuovere e raccomandare l’inclusione di bioprodotti in programmi di difesa commerciali del ciliegio.

Fonte: Cherry Magazine
Immagine: 

Melissa Venturi
Università di Bologna (IT)


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