Le principali malattie del ciliegio e la loro gestione sostenibile

11 lug 2023
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Donato Gerin - Università di Bari (IT)
Comitato tecnico scientifico di Cherry Times

Il ciliegio è una drupacea i cui frutti sono noti per i loro molteplici benefici sulla salute. Il valore nutritivo dei frutti è direttamente correlato alla loro qualità che può essere compromessa da numerose avversità sia in campo che in post-raccolta. Diversi funghi e batteri possono causare malattia su ciliegio. 

Tra le malattie fungine assumono particolare importanza la cilindrosporiosi, il corineo, il marciume bruno e i marciumi radicali da Armillaria mellea e Rosellinia nectrix, mentre tra quelle batteriche si ricordano il cancro batterico e il tumore batterico del colletto e delle radici.

La cilindrosporiosi, causata da Blumeriella jaapii (an. Cylindrosporium padi), è una delle malattie più dannose per il ciliegio per via dei danni causati sulle foglie, e se non controllata efficacemente, porta ad una filloptosi prematura provocando la riduzione della capacità fotosintetica della pianta (Figura 1a). 

Il corineo, causato da Stigmina carpophila (sin. Coryneum beijerinckii) è un’altra malattia che colpisce tipicamente le foglie, dove si osservano tacche rosso-brunastre a volte circondate da un alone giallastro di qualche millimetro di diametro che col tempo necrotizzano e cadono originando il classico sintomo dell’impallinatura. 

Un’altra malattia fungina importante per il ciliegio è il marciume bruno. Causata da diverse specie del genere Monilinia, e in particolare Monilinia laxa e Monilinia fructicola, la malattia deve il suo nome all’efflorescenza brunastra che si sviluppa sulla superficie dei frutti infetti in seguito all’evasione di questi miceti accompagnata dalla produzione di spore asessuate (Figura 1b). 

Oltre ai frutti, questi patogeni possono attaccare il ciliegio già in fioritura compromettendo buona parte della produzione e i giovani rami sui quali si osserva la formazione di cancri spesso accompagnati dalla presenza di essudati gommosi. Armillaria mellea e Dematophora (an. Rosellinia) necatrix sono i principali agenti di marciume radicale su ciliegio

A livello del colletto e delle radici, spesso si può osservare la presenza di un micelio biancastro e, internamente, il legno presenta evidenti aree necrotiche e un disfacimento della zona corticale. I sintomi che si osservano sulla chioma delle piante infette sono aspecifici, scarso sviluppo vegetativo, clorosi e necrosi delle foglie seguito da filloptosi. 

Sintomi simili sono causati da Agrobarterium tumefaciens, agente del tumore batterico del colletto e delle radici, caratterizzato dalla presenza di escrescenze tumorali su detti organi che consentono l'identificazione del patogeno. Due specie batteriche appartenenti al complesso di specie Pseudomonas syringae, quali P. syringae pv. morsprunorum e P. syringae pv. syringae sono i principali agenti causali del cancro batterico su ciliegio. 

Oltre alla presenza di cancri su giovani rami e gemme, queste specie possono causare sintomi su foglie e frutti che consistono in tacche necrotiche leggermente infossate circondate da un alone clorotico (Figura 1c).

Su una coltura redditizia come il ciliegio, la cui raccolta è concentrata in un periodo di tempo abbastanza breve, la protezione da queste malattie richiede un'adeguata conoscenza della biologia degli agenti causali, nonché dei mezzi di protezione disponibili che devono essere applicati considerando la sostenibilità della produzione cerasicola. L'asportazione e la bruciatura di materiale infetto (es. frutti mummificati, rami con cancri) sono pratiche utili per limitare potenziali fonti di inoculo per le infezioni nell'annata successiva principalmente da marciume bruno e cancro batterico.

Una appropriata gestione della vigoria vegetativa con la potatura verde, che favorisce l'ingresso della luce e la circolazione dell'aria aiuta a contenere corineo e cilindrosporiosi. L'utilizzo di materiale di propagazione sano è indispensabile per evitare problemi da marciumi radicali e tumore batterico già dai primi anni dopo l'impianto, che una volta presenti nel ciliegeto se ne può solo rallentare la diffusione attraverso la tempestiva rimozione delle piante infette. Tuttavia, per marciumi radicali, cilindrosporiosi, marciume bruno e cancro batterico è possibile scegliere portainnesti o varietà meno suscettibili. 

La protezione con mezzi chimici, da attuare in piena sinergia con le pratiche agronomiche disponibili, prevede applicazioni con composti rameici (considerando i limiti massimi previsti dalle normative di riferimento) e fungicidi di sintesi (es. dodina e captano) nella fase di caduta foglie e alla ripresa vegetativa verso corineo, cilindrosporiosi e cancro batterico.

Importante è anche la protezione prima delle infiorescenze e poi dei frutti dal marciume bruno attraverso l'uso dei fungicidi disponibili (captano, fludioxonil+cyprodinil, boscalid+pyraclostrobin, e triazoli) che può essere minimizzato dall'impiego di antagonisiti microbici come Bacillus amyloliquefaciens sbsp. plantarum D747, B. subtilis QST 713 e Metschnikowia fructicola NRRL Y-27328.

Donato Gerin, Rita Milvia De Miccolis Angelini, Stefania Pollastro, Francesco Faretra
Università di Bari (IT)


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