Luigi Catalano - Agrimeca / Civi Italia (IT)
Comitato tecnico-scientifico Cherry Times
Alcune considerazioni su come qualificare meglio l'innovazione varietale attraverso programmi di certificazione genetico-sanitaria per una nuova ciliegicoltura sostenibile e competitiva.
Da sempre considerata una specie minore tra le drupacee, negli ultimi anni la coltivazione del ciliegio sta vivendo una profonda rivoluzione tecnica che coinvolge la gestione delle chiome e i sistemi di allevamento con un'ampia gamma di nuovi portinnesti e varietà proposte.
Densità di impianto più elevate, sistemi di allevamento a siepe 2D, copertura delle piante, portainnesti deboli e una gamma di nuove varietà che coprono un calendario di raccolta di 8 settimane caratterizzano l'innovazione nella coltivazione del ciliegio.
Il settore vivaistico non si è fatto trovare impreparato ad affrontare questa sfida. Esistono oggi vivai specializzati che offrono un'ampia gamma di portainnesti e che detengono i diritti di moltiplicazione delle nuove varietà, tutte protette da diritti di riproduzione vegetale.
Tra le specie di drupacee regolamentate dalla normativa comunitaria in materia di moltiplicazione, commercializzazione e certificazione delle produzioni vivaistiche, il ciliegio è quello che garantisce l'assenza di un maggior numero di organismi nocivi: 22 virus, 2 fitoplasmi, 4 batteri, 4 funghi, oltre a nematodi e insetti.
Per i vivai che vogliono qualificare maggiormente le loro produzioni aderendo allo schema di certificazione genetico-sanitaria volontaria, la disponibilità di materiali di propagazione di partenza (Pre-base) delle nuove varietà, che soddisfano i requisiti fitosanitari richiesti, è ridotta.
Molti vivai, dopo aver acquistato la concessione per una varietà protetta, avviano le procedure per la sua inclusione nello schema di certificazione volontaria.
Sempre più spesso, le tecniche diagnostiche utilizzate per costituire le fonti primarie delle nuove varietà da iscrivere allo schema di certificazione, sia che si tratti di indicizzazione legnosa, sia che si tratti di tecniche biomolecolari più avanzate e sensibili (PCR, RT-PCR, HTS - High-troughtput sequencing, ecc.), evidenziano la presenza di entità virali - non solo quelle previste dalle norme tecniche - già nei materiali originali ricevuti dal costitutore o dall'editore incaricato della gestione della varietà protetta.
In alcuni casi, sono presenti anche organismi nocivi - la cui pericolosità per la coltura è ancora da accertare e dimostrare - regolamentati, di cui il vivaista deve garantire l'assenza nelle piante vendute ai frutticoltori, assumendosene la piena responsabilità.
Va ricordato che la normativa comunitaria prevede anche l'obbligo per i costitutori di produrre nuovi genotipi, che poi diventano varietà, esenti da organismi nocivi regolamentati. È quindi necessaria una maggiore considerazione degli aspetti fitosanitari fin dalla scelta dei genitori per gli incroci e nelle successive fasi di selezione.
Prima di riempire la lista degli organismi nocivi, sarebbe il caso che questi rispondessero a precisi criteri di valutazione attraverso un PRA (Pest risk assessment) che valuti il reale rischio fitosanitario per la coltura e i danni che potrebbero causare.
Questi devono essere i criteri che il legislatore deve considerare, e non le singole richieste di chi globalizza problemi fitosanitari di degna considerazione, ma di limitata o nulla incidenza pratica sulla coltura.
Ciò renderebbe la vita più facile ai selezionatori, chiamati a rispondere rapidamente alla costituzione di nuove varietà e portainnesti che rispondano alle sfide climatiche e agronomiche per rendere la coltura ecologicamente sostenibile, così come ai vivaisti che potrebbero lavorare con più serenità, senza l'angoscia di garantire una qualità non corrispondente agli standard, per poter commercializzare le nuove varietà.
Ciliegio - organismi nocivi riconosciuti dallo schema di certificazione volontaria QVI - Qualità Vivaistica Italia
Organismo nocivo / patologia | Sigal | Codice EPPO |
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VIRUS |
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American plum line pattern virus | APLPV | APLPV0 |
Peach mosaic virus | PcMV | PCMV00 |
Little cherry virus 1 | LChV1 | LCHV10 |
Little cherry virus 2 | LChV2 | LCHV20 |
Tomato ringspot virus | ToRSV | TORSV0 |
Cherry rasp leaf virus | CRLV | CRLV00 |
Plum pox virus | PPV | PPV000 |
Prune dwarf virus | PDV | PDV000 |
Prunus necrotic ringspot virus | PNRSV | PNRSV0 |
Apple mosaic virus | ApMV | APMV00 |
Apple chlorotic leaf spot virus | ACLSV | ACLSV0 |
Cherry leaf roll virus | CLRV | CLRV00 |
Cherry necrotic rusty mottle virus | CNRMV | CRNRM0 |
Cherry mottle leaf virus | CMLV | CMLV00 |
Arabis mosaic virus | ArMV | ARMV00 |
Raspberry ringspot virus | RpRSV | RPRSV0 |
Strawberry latent ringspot virus | SLRSV | SLRSV0 |
Tomato black ring virus | TBRV | TBRV00 |
Cherry green ring mottle virus | CGRMV | CGRMV0 |
Cherry twisted leaf associated virus | CTLaV | CTLAV0 |
Plum bark necrosis stem pitting-associated virus | PBNSPaV | PBNSPaV |
PHYTOPLASMA |
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‘Ca. Phytoplasma prunorum’ |
| PHYPPR |
‘Ca. Phytoplasma pruni’ |
| PHYPPN |
BACTERIA |
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Xanthomonas arboricola pv. pruni |
| XANTPR |
Xylella fastidiosa |
| XYLEFA |
Agrobacterium tumefaciens |
| AGRBTU |
Pseudomonas syringae pv. morsprunorum |
| PSDMMP |
NEMATODES |
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Pratylenchus vulnus |
| PRATVU |
Pratylenchus penetrans |
| PRATPE |
Meloidogyne javanica |
| MELGJA |
Meloidogyne arenaria |
| MELGAR |
Meloidogyne incognita |
| MELGIN |
Xiphinema rivesi |
| XIPHRI |
Meloidogyne hapla |
| MELGHA |
FUNGI |
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Phytophthora cactorum |
| PHYTCC |
Rosellinia necatrix |
| ROSLNE |
Chondrostereum purpureum |
| STERPU |
Armillariella mellea |
| ARMIME |
INSECT & MITES |
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Quadraspidiotus perniciosus |
| QUADPE |
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