Uccelli: e se fossero anche alleati in strategie di lotta integrata?

02 feb 2024
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Uccelli, minaccia per il raccolto o amici da attirare in quanto utili a strategie di lotta integrata? Allo ‘Stone Fruit Day’ che si è tenuto a metà gennaio al Wenatchee Convention Center (Stato di Washington), organizzato dalla Washington State University, si è fatto il punto sul ruolo proprio degli uccelli in agricoltura, guardando ai pro e ai contro e analizzando i risultati delle ultime ricerche sul tema.

In effetti gli uccelli sono percepiti dai frutticoltori come una minaccia per diversi motivi ma è stato dimostrato che il loro ruolo può essere anche positivo. A relazionare durante l’evento c’erano la prof.ssa Catherine Lindell della Michigan State University e il prof. Davide Gondoliera della University od Kentucky.

Fondamentale valutare il proprio livello rischio danni da parte degli uccelli

Le loro presentazioni non si sono focalizzate in particolare sul ruolo degli uccelli nella cerasicoltura ma quanto messo in evidenza è applicabile in via generale al mondo agricolo e più in particolare alla frutticoltura, può quindi certamente essere utile anche a chi produce ciliegie.

Per chi teme gli uccelli, per paura che riducano il raccolto danneggiando i frutti, la priorità è capire come tenerli lontani dai campi e come ridurre i danni.

Catherine Lindell ha messo a fuoco alcuni principi: quando il raccolto è già più scarso, quello è il momento in cui gli uccelli sono più pericolosi, in proporzione infatti i danni saranno maggiori; le zone del frutteto dove la maturazione è precoce sono più prese di mira; coltivazioni isolate e circondate da aree non coltivate sono più a rischio così come le bordature, rispetto al centro di un appezzamento.

Inoltre, con l’ottica di mettere a punto una strategia di prevenzione rispetto ai danni che gli uccelli potrebbero provocare, va tenuto presente che ci sono alcune circostanze che favoriscono il fatto che gli uccelli decidano di affollare proprio i campi di quella specifica azienda agricola: aree di vegetazione spontanea vicine al frutteto possono fornire loro riparo dai predatori, cavi sospesi sui quali possono appoggiarsi, granaglie e acqua facilmente accessibili per loro nelle vicinanze e siti di sosta comodi.

Tutte queste condizioni facilitano la loro presenza, in ottica preventiva quindi l’ideale è non fornire loro una motivazione per restare nei paraggi.

Per dimostrare il primo principio citato, ovvero che gli anni già più scarsi in termini di prodotto sono anche quelli in cui probabilmente gli uccelli si accaniranno sul raccolto, la prof.ssa Lindell ha mostrato i risultati di una ricerca di circa 10 anni fa, portata avanti in Michigan (USA) sulla coltivazione di mirtilli, nel 2012, 2013 e 2014.

“Nel 2012 - ha raccontato la professoressa – si è avuta una partenza di stagione molto calda e poi ci sono state gelate, i danni in fase di fioritura sono stati altissimi. Abbiamo campionato per tre anni consecutivi, ma il 2013 e il 2014 sono state annate nella norma dal punto di vista della quantità di raccolta. Il 2012 è risultato essere l’anno con più danni provocati da uccelli”.

Negli stessi tre anni, il team dell’Università del Michigan ha portato avanti campionamenti anche in sei ceraseti. Il risultato è stato molto simile a quello avuto sui mirtilli: il 2012 è stata un’annata in cui la percentuale di danni da uccelli è stata elevata, in particolare nel ceraseto n. 3 si è superato il 50% di danni. “Bisogna quindi tenere a mente che quando si verificano condizioni favorevoli ad avere maggiori danni, occorre pensare a una strategia per abbassarli”, ha detto ancora la professoressa Lindell.

Spaventarli o impedire loro l’accesso, alcune tecniche per evitare danni da uccelli

La prima strategia che viene in mente è quella di spaventare gli uccelli per tenerli alla larga. Lo si può fare con cannoni che producono fragorosi scoppi ma, secondo quanto dimostrato, questo metodo è tanto più efficace quanto più il cannone viene movimentato in modo che gli uccelli non si abituino.

Naturalmente movimentarli regolarmente e in maniera random, richiede un impegno di manodopera. Un po’ lo stesso ragionamento vale per quelli che vengono chiamati ‘tubemen’, sono spaventapasseri riempiti di aria, che si muovono e danzano. I ricercatori li hanno messi alla prova nel 2013 e nel 2014, in 9 diversi campi di mirtilli.

Quello che hanno visto è una tendenza alla diminuzione dei danni dove il tubeman era presente ma, ha specificato la professoressa, “si tratta solo di una tendenza, non possiamo dire che ci sia una correlazione statisticamente valida”.

Anche fare volare droni può essere una strategia, ma al momento i droni necessitano di qualcuno che li piloti, con tutto ciò che ne consegue. C’è da considerare poi che, secondo le ricerche condotte, i più efficaci sono droni camuffati da rapaci, se il drone è fatto volare ‘nudo’, gli uccelli lo ignorano.

E se i finti rapaci sono efficaci, ancora di più lo sono i rapaci reali. Fra le prove che negli anni sono state portate avanti, anche l’idea di attirare gheppi nei frutteti (2016-’17-’18). I ricercatori lo hanno fatto preparando loro dei rifugi in compensato, installati molto in alto, su pali. La strategia ha avuto successo, particolarmente nella cosiddetta regione delle ciliegie, nel nord del Michigan.

In generale, a conclusione della carrellata, Catherine Lindell ha sottolineato: “L’ideale per spaventare gli uccelli è usare contemporaneamente tutti questi metodi, farlo molto presto, a inizio stagione, e spostare ogni deterrente più volte possibili all’interno del campo”.

Da un lato dunque si può decidere di spaventarli, dall’altro si possono utilizzare reti per tenerli al di fuori della coltivazione. A questo proposito, il team della Michigan State University ha condotto un primo esperimento nel 2023 che dovrà essere ripetuto quindi per dare consistenza ai risultati.

Otto blocchi di diversi ceraseti intensivi in Michigan sono stati osservati per 5 minuti, una volta a settimana. All’interno di ogni ceraseto si sono osservate due file adiacenti, un’area era provvista di rete e l’altra no. I ricercatori volevano vedere se ci fosse differenza, in termini di percentuale di danno causato da uccelli e in termini di qualità dei frutti.

I primi risultati hanno mostrato che dove non c’era rete, i danni sono arrivati anche al 70%, in alcuni casi. Dove invece era presente la rete, non hanno mai superato il 5%. Per quanto riguarda la qualità del frutto, nessuna differenza statisticamente rilevante è stata notata.

Uccelli, alcune specie possono essere alleate nel contenimento di alcuni fitofagi

Gli uccelli sono molto temuti dagli agricoltori, da un lato per i danni che possono causare, nutrendosi del raccolto, dall’altro per il rischio che trasmettano malattie o che contaminino il prodotto con le loro feci. Eppure, in casi documentati, alcune specie di uccelli possono essere utili.

Alcuni uccelli potrebbero essere eventualmente inseriti in una strategia di lotta integrata. Anche gli uccelli possono infatti essere nemici naturali di fitofagi che potrebbero attaccare la coltura. Bisognerebbe quindi guardare all’’effetto netto’ della loro presenza in campo. Su questo tema le ricerche sono in corso.

“Focalizzandoci sulle influenze positive degli uccelli – ha detto il prof. David Gonthier della University of Kentucky – tutti sappiamo che mangiano molti insetti. Quando si tratta di un ambiente agricolo, ciò che gli uccelli trovano per la maggior parte sono insetti nocivi. Semplicemente cibandosi, gli uccelli diventano predatori e agenti di contenimento biologico”.

Figura 1: I potenziali benefici e danni che gli uccelli possono fornire agli agroecosistemi.

I ricercatori hanno condotto un esperimento nel 2019, in California, in campi di fragole. Hanno lavorato all’interno di 6 aziende agricole e creato due parcelle, una nella quale gli uccelli erano esclusi e l’altra con la possibilità di accesso. Durante 12 settimane hanno valutato i danni da insetti e i danni causati da uccelli. Il risultato è stato che, dove gli uccelli non avevano accesso, gli attacchi da insetti nocivi sono stati decisamente maggiori.

Certamente non ci sono stati danni da uccelli, in quella parcella ma il danno causato dagli uccelli nella parcella cui avevano accesso è stato pressoché identico a quello da insetti, evitato, grazie alla presenza di uccelli. Come fatto notare dal professore Gonthier si potrebbe dire che i due effetti si annullano a vicenda.

Quali sono però gli insetti che diventano cibo per uccelli e quali specie di uccelli sono ‘amiche’ del frutticoltore, quali specie di uccelli sono dannose e quali invece possono agire in entrambi i sensi? Per iniziare a stabilire ciò e a distinguere fra specie e specie, i ricercatori hanno analizzato le feci di diversi uccelli, l’idea era di capire di cosa si cibassero.

Hanno preso in esame 423 campioni e guardando agli insetti nocivi particolarmente nelle coltivazione di fragole. Il 20% dei campioni ha evidenziato la presenza di forbicine (Forticula auricolaria), ancora un altro 20% circa conteneva Lygus rugulipennis conosciuto anche come cimice delle fragole, fitofago che deforma il prodotto e che è chiave nella zona.

In percentuali minori sono stati trovati Drosophila Suzukiianche se non è dato sapere se gli uccelli abbiano mangiato le fragole contenenti le larve, nottue della barbabietola, nottua del pesco e LBAM, lepidottero del melo che è un insetto da quarantena. Il team della University of Kentucky ha poi diviso le specie di uccelli fra coloro che mangiano solo insetti, coloro che mangiano solo fragole (in questo caso specifico) e coloro che non hanno preferenze e possono cibarsi di entrambi.

Fra gli uccelli da temere, perché consumano fragole (l’esperimento è stato condotto in campi di fragole) ci sono i tordi migratori, il ciuffolo messicano e il cardellino d’America. Fra quelli classificati come ‘good guys’, ovvero, letteralmente, ‘i bravi ragazzi’, il vincitore è la rondine.

“Penso – ha detto il professore – che la rondine debba essere promossa e che la sua presenza vada incrementata. Non le abbiamo mai viste consumare fragole, hanno una bassissima presenza di agenti patogeni che possono contaminare gli alimenti, sono presenti e abbondanti in qualsiasi specie di paesaggio, anche in paesaggi esclusivamente agricoli”.

Immagine: Disegno tratto da 'Journal of Integrated Pest Management (2020)

Barbara Righini


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