Stefano Lugli - SL Fruit Service
Coordinatore comitato tecnico-scientifico
Cherry Times è lieta di pubblicare un estratto delle relazioni presentate al Congresso Internazionale “Quali biosolutions per ciliegie di qualità?” di Macfrut 2024.
L’Italia continua a perdere posizioni nella classifica dei maggiori produttori di ciliegie nel mondo. Attualmente il bel paese si trova al settimo posto, superato dalla Spagna e incalzato dalla Grecia. In soli tre lustri la produzione nazionale è calata del 15%, seguendo un trend negativo che continua oramai da mezzo secolo.
Figura 1 - Trend superfici e produzioni in Italia (1970-2022).
Ciò che più meraviglia è che a fronte di superfici investite a ciliegio sostanzialmente stabili, le produzioni mostrano una impressionante decrescita.
Le ragioni di questo, solo in apparenza inspiegabile fenomeno, sono sostanzialmente due, entrambe legate alla mutata territorialità geografica degli areali produttivi italiani per una coltura, il ciliegio dolce, che nasce e ama climi temperati e freschi:
- il processo di meridionalizzazione nella coltivazione del ciliegio in una regione, la Puglia, che detiene oltre il 60% delle superfici a ciliegio nazionali ma ne produce appena il 30%.
- l’abbandono, soprattutto in Veneto e Emilia Romagna, delle zone tradizionali e vocate di coltivazione montane o di alta collina verso areali di pianura, probabilmente più fertili e più semplici da gestire, ma certamente più a rischio per le imprevedibili variabili atmosferiche a cui sono soggetti.
Non a caso, le rese ettariali ottenute nei paesi mediterranei più caldi e siccitosi (Spagna, Grecia e Italia) risultano le più basse tra i principali paesi produttori di ciliegie a livello mondiale.
Per invertire questa tendenza e garantire un equo reddito ai produttori, occorrerebbe da un lato aumentare la PLV, attraverso un incremento delle rese produttive, la difesa delle produzioni e il miglioramento della qualità delle ciliegie e, dall’altro, diminuire quanto più possibile i costi di produzione.
Non è certamente una impresa semplice, se si considera che anche per le ciliegie il mercato è oggi globalizzato e che le ciliegie sono presenti oramai sui mercati 10 mesi all’anno, spesso a prezzi sui prodotti importanti decisamente inferiori a quelli nazionali. Dunque, l’unica arma vincente rimane puntare sull’alta qualità e la certificazione di prodotto.
In questo scenario poco roseo, i cambiamenti climatici in corso non aiutano i produttori e gli altri attori della filiera ciliegio. Ad esempio, le stagioni autunnali e invernali sempre più miti non sempre riescono a garantire il raggiungimento delle ore di freddo necessarie per le principali varietà di ciliegio, che, ricordiamolo, varia in media da 600 a 900 unità di freddo. In questi casi tornano utili gli interruttori di dormienza o la possibilità di utilizzare le nuove varietà low chilling.
Figura 2 - Una delle principali problematiche del ciliegio rimane il cracking.
Anche l’erratica distribuzione delle piogge, sempre più concentrate nella stagione di maturazione delle ciliegie, almeno nelle regioni settentrionali, mette in primo piano come principale problematica per i coltivatori di ciliegie il problema delle spaccature dei frutti in seguito a piogge.
La gravità di questa fitopatia è aumentata anche a causa del ricambio varietale in atto, che da un lato ha decisamente migliorato i parametri qualitativi delle ciliegie ma dall’altro ha portato alla diffusione di nuove varietà decisamente più sensibili al cracking la cui difesa deve necessariamente passare attraverso l’adozione di sistemi di copertura antipioggia.Figura 3 - Limiti dei portinnesti nanizzanti e dei sistemi ad alta densità.
Per incrementare la produttività degli impianti vanno diffondendosi impianti ad alta o altissima densità. Ciò è stato reso possibile grazie alla diffusione di portinnesti nanizzanti o semi nanizzanti. Tuttavia, questi soggetti richiedono ambienti di coltivazione e disponibilità idriche e nutrizionali non sempre disponibili.
Inoltre, la funzionalità degli apparati radicali di questi portinnesti e dell’intero albero può venire compromessa o fortemente ridotta qualora le temperature del suolo superano certi livelli critici, soprattutto nei mesi estivi quando l’albero, dopo la raccolta, dovrebbe vegetare e prepararsi al meglio per la stagione successiva, sia in termini di qualità delle gemme a fiore che vanno differenziandosi, sia per il necessario rinnovo vegetativo necessario ad assicurare alla pianta il giusto rapporto foglie/frutti.
Su questo aspetto gioca inoltre un ruolo fondamentale l’interazione tra la vigoria del portinnesto e la fertilità della varietà.
Figura 4 - Standard di qualità per il ciliegio.
Come accennato, la partita si giocherà sempre più verso un unico obiettivo, l’alta qualità: frutti di calibro prevalentemente di almeno 28mm, consistenza superiore a 70 D25, dolcezza non inferiore a 18 °Brix, buon livello di acidità per esaltarne l'aroma. A questo fine, oltre alla genetica, le applicazioni di prodotti biosolution sono fondamentali.
Figura 5 - La qualità paga sempre, se certificata paga ancora di più!
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