Mentre il mondo si muove, la grande distribuzione italiana resta al palo. Nonostante i flussi globali di ciliegie siano in piena espansione — il solo Cile ne esporta 670mila tonnellate nella stagione 2025/26 — sugli scaffali dei supermercati italiani le ciliegie continuano a essere un miraggio, specialmente fuori stagione.
Un’indagine condotta questa settimana a Brescia parla chiaro: su 18 punti vendita visitati, solo due — Carrefour e Italmark — offrivano ciliegie in assortimento.
Un déjà-vu
La situazione sembra riproporre lo stesso scetticismo che, fino a meno di dieci anni fa, circondava i piccoli frutti. All’epoca, considerati di nicchia, furono improvvisamente riscoperti e trascinati verso tassi di crescita a doppia cifra. Perché non potrebbe accadere lo stesso con le ciliegie?
Il problema, secondo molti buyer, è la forte stagionalità: le ciliegie restano ancora tra i pochi frutti che il consumatore percepisce come “estivi”, legati a una finestra temporale ben definita.
Anche le varietà tardive italiane faticano a mantenere l’interesse dei consumatori oltre giugno. Ma questo non significa che non ci sia spazio per una nicchia di mercato, disposta ad acquistare ciliegie di qualità, anche in pieno inverno.

Ciliegie d’importazione: qualità
Le varietà cilene e sudafricane presenti in Europa durante l’inverno non hanno nulla da invidiare a quelle italiane, comprese le IGP come quelle di Vignola.
I calibri sono ampiamente disponibili: dal 26/28 mm, che rappresenta lo standard minimo per le ciliegie importate, fino al 32/34 mm, praticamente introvabili tra le produzioni italiane.
Anche il prezzo, benché spesso percepito come elevato, è in realtà allineato ai principali mercati esteri. Questa settimana (la n. 51 del 2025), Carrefour proponeva in Emilia Romagna ciliegie sudafricane calibro 26mm+ a 6,98 euro per 250 grammi (pari a 27,92 euro/kg).
A Brescia, invece, la varietà cilena Santina veniva venduta a 4,98 euro (19,92 euro/kg), mentre Italmark offriva Santina 28/30 mm e Royal Dawn 22/24 mm a 3,99 euro (15,96 euro/kg).
Confronto con i mercati esteri
Confrontando questi numeri con quelli dei principali retailer internazionali emerge un quadro interessante: nella stessa settimana, Mercadona in Spagna vendeva il cestino da 300g a 11,73 euro/kg, Sainsbury’s nel Regno Unito a 15,00 euro/kg (250g), Kroger negli USA a 13,21 euro/kg (pari a circa 12,20 euro/kg), mentre Woolworths in Australia proponeva confezioni da 500g a 13,40 euro/kg (pari a circa 8,10 euro/kg).
Italia fuori tempo
I prezzi elevati sugli scaffali italiani non trovano giustificazione nei costi alla fonte: nei mercati all’ingrosso i prezzi sono sotto pressione e le forniture arrivano a costi competitivi, grazie anche ai flussi che transitano dai grandi hub europei come l’Olanda.
Il problema è nella filiera italiana: margini, intermediazioni e mancanza di programmazione fanno lievitare i prezzi al dettaglio, riducendo l’attrattività del prodotto.
Secondo gli operatori, sarebbe stato possibile proporre ciliegie importate a prezzi promozionali compresi tra 2,99 e 3,49 euro per 250 grammi (12-14 euro/kg), a patto di pianificare volumi adeguati.
Una strategia che la GDO italiana, almeno per ora, non sembra intenzionata a perseguire.
Un mercato inespresso
Eppure, il potenziale c’è. Basterebbe che solo l’1% degli italiani che acquistano ciliegie in estate lo facesse anche durante il periodo natalizio — circa otto settimane — per generare vendite aggiuntive per oltre 300 tonnellate, pari a un fatturato stimato in 4 milioni di euro.
Alcuni gruppi della distribuzione europea lo hanno già capito: puntano a mantenere le ciliegie a scaffale 52 settimane all’anno. In Italia, intanto, ci si interroga sull’ennesima occasione persa.
Fonte testo e immagine: www.myfruit.it
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