Le ciliegie destinate ai mercati internazionali devono mantenere frutto e peduncolo in condizioni ottimali per periodi che possono superare anche le 4 settimane, soprattutto in caso di spedizioni via mare.
Un recente studio, condotto per due anni consecutivi, ha valutato l’evoluzione dei parametri di qualità delle ciliegie dopo la selezione ed il confezionamento commerciale, seguiti da 4 settimane di conservazione in sacchetti ad atmosfera modificata (MA) a temperatura ottimale (−0,6 °C) e sub-ottimale (4,4 °C), simulando possibili interruzioni della catena del freddo.
L’analisi ha considerato sia parametri fisico-chimici (durezza, forza di ritenzione del peduncolo, colore, solidi solubili, acidità) sia difetti visivi (cracking, pitting, pebbling, stato del peduncolo).
Le cultivar di ciliegio su cui sono stati eseguiti i test erano cinque: “Chelan”, “Black Pearl”, “Bing”, “Regina”, e “Skeena”.
Risultati dello studio
I risultati mostrano come “Black Pearl” e “Chelan” risultino “migliori” in termini di alta durezza, elevato contenuto di zuccheri e acidi, buona tenuta del peduncolo, basso tasso di difetti e bassa respirazione.
L’analisi multivariata ha mostrato che durezza, forza di distacco peduncolo-frutto (PFRF) e percentuale di frutti con peduncolo sono i principali fattori discriminanti fra cultivar, come anche il tasso di respirazione.
Inoltre, la temperatura di conservazione ha avuto un impatto netto: a 4,4 °C si sono osservati cali più marcati in durezza, PFRF, acidità e variazioni cromatiche, confermando la necessità di mantenere la catena del freddo per preservare la qualità.
Difetti visivi e confezionamento
Tra i difetti visivi, la frequenza di pitting, pebbling e cracking non è risultata particolarmente legata alla cultivar, ma piuttosto influenzati dalle pratiche di raccolta, manipolazione e confezionamento.
In particolare, l’utilizzo del “cluster-cutter” nelle linee di confezionamento, che rimuove la porzione distale del peduncolo, è associato a rapporti peso/lunghezza più bassi e quindi a maggiore disidratazione.
La qualità del peduncolo, sebbene spesso trascurata rispetto a quella del frutto, è un sensibile indicatore di freschezza, e può deteriorarsi rapidamente in condizioni di umidità o temperatura non ottimali (anche se nello studio le condizioni in atmosfera modificata ad alta umidità hanno limitato tale effetto).
Respirazione e conservazione
Il tasso di respirazione ha mostrato differenze fra cultivar, con “Black Pearl” che ha mostrato i valori più bassi e “Regina” i più alti, indipendentemente dalla temperatura.
In alcune cultivar si è osservato un aumento di durezza durante la conservazione in atmosfera modificata a bassa temperatura, fenomeno già documentato in letteratura e attribuito, fra le altre cause, all’utilizzo di acido gibberellico in pre-raccolta.
Conclusioni operative
Le conclusioni operative dello studio mostrano che, nella gestione della filiera per l’export, la scelta varietale incide su alcuni parametri chiave (durezza, PFRF, solidi solubili, acidità, respirazione), ma molti altri aspetti visivi e fisiologici dipendono da pratiche agronomiche, raccolta e gestione post-raccolta.
“Black Pearl” e “Chelan” sono emerse come le cultivar più adatte per i mercati lontani, soprattutto se abbinate ad un rigoroso mantenimento della catena del freddo ed a tecniche di confezionamento che preservino il peduncolo.
La conoscenza puntuale dei punti di forza e delle criticità di ciascuna cultivar, unitamente a strategie di gestione mirate, può supportare decisioni più efficaci nella pianificazione produttiva e commerciale, riducendo il rischio di perdite qualitative e soddisfare le esigenze dei mercati di destinazione.
Fonte: Leisso, R., Turner, J., McMurtrey, S., Klarer, E., Emmons, J., Wiessner, J., Wang, K., Wang, E., & Imler, C. (2025). Postpacking Sweet Cherry Stem and Fruit Quality Attributes Influenced by Cultivar. HortTechnology, 35(2), 258-266. https://doi.org/10.21273/HORTTECH05585-24
Fonte immagine: Marca
Andrea Giovannini
Università di Bologna
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