Ciliegie, il futuro si gioca sulla qualità: le sfide secondo Carlos Tapia

16 lug 2025
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A CherryTech 2025, l’esperto cileno lancia un messaggio forte al settore: serve più tecnica, più efficienza, ma senza mai scendere a compromessi su qualità e condizione della frutta.

Alla recente edizione di CherryTech tenutasi a Santiago del Cile – evento che ha riunito oltre 1.600 professionisti della filiera cerasicola – Carlos Tapia, consulente di riferimento del settore, ha lanciato una provocazione destinata a far riflettere: “Siamo pronti per il secondo tempo della partita delle ciliegie?”.

Tapia, direttore tecnico di Avium e co-fondatore di Smartcherry, ha condotto una Master Class che ha analizzato lo scenario globale della produzione di ciliegie. Tra i temi più caldi, l’evoluzione del mercato cinese: secondo stime non ufficiali, la Cina potrebbe contare già su circa 200.000 ettari coltivati a ciliegie, con una crescita produttiva prevista a ritmi accelerati nei prossimi cinque anni.

Chile al vertice, ma la vera concorrenza è interna

Con orgoglio, Tapia ha ricordato che il Cile è oggi il principale esportatore mondiale di ciliegie e il numero uno nell’emisfero sud: “Un traguardo straordinario – ha detto – che certifica la nostra leadership globale”.

Ma chi compete davvero con il Cile? La risposta di Tapia è spiazzante: “Il vero concorrente del produttore cileno è il vicino di campo”. Con circa 78.000-80.000 ettari piantati al 2024, di cui 65.000 già in produzione lo scorso anno, la competizione interna è sempre più serrata.

Dal punto di vista varietale, le cultivar più diffuse restano Lapins, Santina e Regina.

La qualità non si discute

Se un messaggio è emerso chiaramente durante l’evento, è questo: qualità e condizione della frutta non sono negoziabili.

Tapia ha spiegato che materia secca e rapporto zuccheri/acidi sono i parametri chiave, e che l’85% della frutta confezionata dovrebbe appartenere alla categoria 1, con almeno il 70% dei frutti di calibro superiore a 28 mm (categoria 2J).

Ridurre al minimo i calibri piccoli e puntare al 70% in 2J è per Tapia l’obiettivo tecnico più strategico, anche dal punto di vista della redditività: “Fino al 2025, il calibro è stato il principale indicatore economico, ma senza mai perdere di vista la qualità complessiva”.

Per raggiungere questi standard, Tapia suggerisce interventi intensivi su carico, illuminazione, ventilazione e gestione delle coperture, elementi essenziali per massimizzare l’efficienza del frutteto.

Come restare competitivi: tagliare i costi senza toccare la qualità

“Produrre ciliegie di qualità a costi sostenibili”: è questa, secondo Tapia, la chiave per mantenere alta la redditività. Ma dove agire per contenere i costi?

L’esperto indica alcune aree su cui intervenire: nutrizione, potatura, rimozione dei frutti, ortopedia e raccolta. Tuttavia, mette in guardia: “Non si può risparmiare su ciò che genera valore. Per esempio, ridurre del 50% i costi della nutrizione comporta un risparmio massimo del 25% sul costo totale: meglio fare i conti sul rendimento per chilo prodotto”.

Secondo Tapia, il limite massimo di costo sostenibile per chilo confezionato è di 2 dollari (circa 1,85 €). Ma più che guardare solo ai costi, l’attenzione deve restare sulla produttività per ettaro: “Serve una buona regolazione del carico e un rinnovato approccio tecnico in campo”.

Conclude con una formula semplice ma potente: “Istruzioni chiare e frutteti ordinati”, per un futuro produttivo all’altezza delle sfide globali.

Fonte: portalfruticola.com

Fonte immagine: SL Fruit Service


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