Produzione abbondante e qualità eccellente non sono bastate: manodopera scarsa, prezzi alti e domanda fiacca hanno messo in ginocchio i coltivatori di Oregon e Washington.
Nonostante un raccolto abbondante e di qualità eccellente, per i produttori di ciliegie del Pacific Northwest questa stagione si è rivelata una delusione. Tra carenza di manodopera, tempistiche compromesse e prezzi troppo elevati sugli scaffali dei supermercati, molti agricoltori rischiano di chiudere l’annata in perdita.
Ciliegie belle, ma invendute
“Il frutto era davvero eccezionale quest’anno”, racconta Tiffany Davis, responsabile di K&K Land and Management, azienda che gestisce circa 600 acri (circa 243 ettari) di ciliegeti nella zona di The Dalles, in Oregon. “Era bello da vedere e ottimo al gusto. Ma il mercato non ha risposto”.
Il problema principale? Una combinazione di eventi sfavorevoli. All’inizio della stagione, i controlli migratori rafforzati da parte dell’amministrazione Trump hanno rallentato l’arrivo dei lavoratori stagionali, spesso migranti che seguono il calendario dei raccolti da sud a nord. Molti sono rimasti in California per timore di controlli da parte dell’ICE (Immigration and Customs Enforcement), lasciando i frutti maturi sugli alberi e in alcuni casi a marcire nei campi.
Offerta abbondante, domanda debole
Secondo i dati, la produzione di ciliegie in Oregon è aumentata del 4% rispetto al 2023, mentre in Washington ha fatto segnare un balzo del 29%. Due stati che, insieme alla California, rappresentano la spina dorsale del comparto cerasicolo statunitense.
Tuttavia, l’aumento dell’offerta non è stato accompagnato da un’altrettanta crescita della domanda. I prezzi al dettaglio, tra i 6 e gli 8 dollari al chilo (tra circa 5,60€ e 7,50€ al chilo), sono rimasti troppo alti per attirare i consumatori, già colpiti da un’inflazione che erode il potere d’acquisto.
“Quando una famiglia va a fare la spesa e deve scegliere tra pane, latte e ciliegie, le ciliegie a quel prezzo non entrano nel carrello”, spiega Davis.
Prezzi al ribasso per i produttori
Il paradosso? Mentre nei supermercati i prezzi restano alti, i produttori potrebbero ricevere meno di un dollaro al chilo (meno di 0,94€ al chilo). Una forbice che, come spiega Tim Delbridge, economista agrario della Oregon State University, è legata ai tanti passaggi nella filiera: confezionamento, distribuzione, vendita al dettaglio. “Anche se il contadino guadagna poco, il prezzo sugli scaffali non scende di pari passo”.
Tagli in vista
Lesley Tamura, presidente dei Columbia Gorge Fruit Growers, è pessimista: “Molti non riusciranno nemmeno a coprire i costi. È solo questione di capire quanto sarà la perdita”.
Alcuni produttori stanno già valutando soluzioni drastiche: ridurre la superficie coltivata, cedere in affitto alcuni appezzamenti o addirittura vendere.
“Ci si chiede: ha ancora senso mantenere questi ettari? Come possiamo ridurre le spese?”, aggiunge Tamura.
Uno scenario da ripensare
La stagione 2025 rischia di iniziare con un comparto già in difficoltà. La speranza è che le dinamiche di mercato si riequilibrino e che politiche più favorevoli permettano un accesso più fluido alla manodopera stagionale. Altrimenti, anche un raccolto da record potrebbe trasformarsi, ancora una volta, in un'occasione persa.
Fonte testo e immagine: opb.org
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