La stagione 2025 delle ciliegie nello Stato di Washington sarà ricordata come una delle peggiori degli ultimi vent’anni… ma solo per quanto riguarda i prezzi. A livello qualitativo, infatti, la frutta si è distinta per gusto e aspetto impeccabili.
Tuttavia, una combinazione di fattori ha reso impossibile valorizzare questa eccellenza sui mercati.
Secondo Loren Foss, vicepresidente per la strategia commerciale di CMI Orchards, il problema è iniziato quando le ciliegie di Washington sono arrivate in anticipo e in grandi volumi, mentre quelle californiane—più costose—occupavano ancora gli scaffali.
“Il volume è esploso tutto in una volta, ma non siamo riusciti a far reagire abbastanza in fretta i retailer per abbassare i prezzi”, ha spiegato Foss.
Ciliegie in anticipo e in eccesso: il perfetto ingorgo commerciale
Il riscaldamento climatico ha anticipato la raccolta senza danneggiare la qualità del prodotto. Tuttavia, l’anticipo ha generato un effetto domino: un raccolto già abbondante ha finito per accavallarsi con quello californiano, creando una sovrapposizione critica sul mercato.
I retailer, ancora impegnati a vendere le ciliegie californiane acquistate a caro prezzo, non hanno voluto ribassare i listini per accogliere il prodotto di Washington.
Il risultato? Le ciliegie di Washington non hanno mai davvero “decollato”. “Non siamo riusciti a generare slancio”, ha commentato Foss con amarezza.
Addio al 4 luglio: il mese cruciale che non ha funzionato
Tradizionalmente, giugno è il mese d’oro per le ciliegie di Washington: la raccolta coincide con il termine della stagione californiana, lasciando spazio libero sui mercati. L’industria punta in particolare sull’Independence Day, il 4 luglio, per piazzare gran parte della produzione con prezzi sostenibili.
Ma nel 2025, il meccanismo si è inceppato. Anche nei giorni festivi estivi, i prezzi al dettaglio sono crollati a 4,99 dollari (circa 4,60 €), con punte fino a 3,99 dollari (circa 3,70 €): livelli ben più bassi di quanto l’industria sia abituata a vedere in alta stagione.
Eppure, nonostante gli sconti, la domanda non è riuscita ad assorbire i volumi.
“Una delle frutte migliori… lasciata sugli alberi”
Per molti produttori, la delusione si è tradotta in perdite pesanti. Alcuni sono arrivati al punto di non raccogliere l’intera produzione, lasciando la frutta sugli alberi per evitare ulteriori spese.
“Invece di ricevere un assegno, rischiano di ricevere una fattura”, ha dichiarato Foss, riferendosi alla spirale negativa di un mercato che non ha saputo premiare la qualità.
“La frutta era fantastica, i produttori hanno fatto tutto ciò che era in loro potere. Ma se non riusciamo a tradurre questo lavoro in redditività, il sistema non regge”, ha concluso.
Fonte testo e immagine: portalfruticola.com
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