In Oregon, il 2025 si profila come un anno nero per i coltivatori di ciliegie dolci. Nonostante la qualità eccellente del raccolto, i produttori denunciano un mercato in crisi, mancanza di manodopera e un sistema commerciale che rende l'attività agricola sempre meno sostenibile.
A lanciare l’allarme è Ian Chandler, presidente della Oregon Sweet Cherry Commission: "È un disastro, ma non naturale: è stato causato dall’uomo".
Crisi in campo
Nelle fertili valli di The Dalles, le squadre di raccoglitori iniziano a lavorare alle 5 del mattino per evitare il caldo, cogliendo a ritmo serrato le ciliegie Skeena. Ma per molti agricoltori, come Chandler, il vero problema non è la qualità del frutto: è tutto il resto.
Il settore ha cominciato la stagione estiva con gravi carenze di manodopera, dovute alla paura diffusa tra i lavoratori migranti e stagionali di possibili controlli e arresti legati all’immigrazione. "In giugno avevo solo la metà della mia forza lavoro abituale", spiega Chandler, che normalmente impiega 120 persone.
Reyna Lopez, direttrice esecutiva del sindacato PCUN, conferma che il timore di deportazione ha frenato gli spostamenti dei lavoratori verso l’Oregon, nonostante la mancanza di interventi diretti dell’ICE nello Stato.
“Anche chi è in regola oggi teme di essere fermato”, afferma Ken Polehn, vice di Polehn Farms.
Ciliegie perfette
Paradossalmente, il raccolto 2025 è tra i migliori degli ultimi anni: frutti sodi, brillanti, zuccherini e di alta qualità. Tuttavia, i centri di confezionamento si mostrano più selettivi che mai, rifiutando intere varietà e contribuendo a un drastico calo dei profitti.
Polehn, che vende direttamente ai supermercati, riferisce che una cassa da 18 libbre (circa 8,2 kg), che in un buon anno avrebbe fruttato 60 dollari (circa 55 euro), oggi si vende a 25 (circa 23 euro). “Stiamo lavorando in perdita”, denuncia.
La situazione scoraggia anche chi avrebbe ancora prodotto da raccogliere: “Abbiamo il miglior frutto degli ultimi anni, ma potremmo chiudere in anticipo”, ammette Polehn.
Prezzi troppo alti
Secondo Timothy Dahle, titolare di Dahle Orchards, il problema risiede anche nel prezzo al dettaglio: “La gente non smette di mangiare ciliegie, ma non può permettersi di pagarle 5 o 6 dollari (circa 4,60-5,50 euro) al chilo”.
Le difficoltà si inseriscono in un contesto già critico: il 2023 ha visto i produttori chiedere e ottenere lo stato di emergenza dopo che i compensi erano scesi a 55 centesimi per libbra (circa 1,21 €/kg). Ora, nel 2025, si prevede un guadagno medio tra i 30 e i 40 centesimi (circa 0,66-0,88 €/kg) — ben al di sotto del punto di pareggio.
Un futuro incerto
L’Oregon è il terzo produttore statunitense di ciliegie dolci, ma molti agricoltori temono che, se il trend continuerà, le piccole aziende familiari non riusciranno a resistere. “Abbiamo ancora tante farm gestite da famiglie, ma rischiamo di perderle”, avverte Ashley Thompson, docente dell’Oregon State University.
Dave Meyer, della High Rolls Ranch, ha sempre sognato di lasciare la sua azienda alla figlia, ma ora si dice incerto: “Non so se sarà sostenibile per lei”.
Eppure, tra i rami piegati dal frutto e la fatica del lavoro, rimane un filo di speranza. Come conclude Polehn: “Noi coltivatori di ciliegie siamo gente tosta. Ma non abbiamo mai avuto garanzie”.
Fonte: oregonlive-com
Fonte immagine: Lynn E. Long, Oregon State University
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