Come le ciliegie in Patagonia hanno resistito alle gelate fino a -9 gradi

12 set 2025
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I produttori di ciliegie hanno confermato che le gelate fino a -9 gradi non hanno danneggiato gli impianti grazie all’“effetto igloo”, capace di proteggere fiori e gemme.

Le basse temperature registrate nelle ultime 48 ore nella regione patagonica hanno acceso l’allarme nel settore frutticolo. Tuttavia, dalla Camera dei Produttori di Ciliegie Integrati (CACPCI) è arrivato un messaggio di rassicurazione: le gelate, sebbene intense e prolungate, non hanno causato danni agli impianti grazie ai sistemi di difesa attiva adottati nelle aziende locali.

In un’intervista a questo mezzo, il direttore generale della CACPCI, Aníbal Caminiti, ha spiegato che le temperature estreme non hanno colto di sorpresa i produttori, poiché rientrano nello scenario atteso per questa fase dell’anno. “Abbiamo avuto un agosto molto clemente dal punto di vista climatico. Anche i primi giorni di settembre erano positivi, fino alle ultime notti. Nel Valle Medio, dove si registrano i cali più significativi, si sono toccati valori compresi tra -7 e -9 gradi”, ha dichiarato.

Caminiti ha raccontato che, in alcuni casi, la difesa antigelo è rimasta attiva per oltre 10 ore, dalle 22 fino al mattino successivo. “Sono state gelate prolungate, ma nella norma e prevedibili. Questa è la regola del gioco nella produzione di ciliegie in Patagonia, nulla di nuovo sotto il sole”, ha sottolineato.

Sviluppo fenologico e rischi

Il dirigente ha evidenziato come, sebbene fenomeni di questo tipo siano più frequenti in agosto, quest’anno il mese si sia rivelato insolitamente caldo. Questa anomalia ha accelerato lo sviluppo fenologico delle varietà più precoci del Valle Medio, che hanno raggiunto stadi di fioritura avanzati prima del consueto. “Ciò ci ha obbligati a rafforzare le difese, perché i fiori in quello stadio sono più sensibili, ma siamo riusciti comunque a controllare la situazione”, ha aggiunto.

La chiave: irrigazione per aspersione

Lo strumento principale utilizzato dai produttori per proteggere gli impianti è l’irrigazione per aspersione, un sistema che ricopre fiori e gemme con un sottile strato di ghiaccio che funge da isolante. “Quando si forma ghiaccio sull’organo vegetativo, si crea un effetto igloo: la temperatura attorno al fiore o alla gemma si mantiene a 0 gradi, evitando danni anche con -9 gradi all’esterno”, ha spiegato Caminiti.

Questo metodo richiede attrezzature potenti e un’attenta pianificazione. Non è solo fondamentale la capacità degli irrigatori, ma anche la disponibilità d’acqua per sostenere il flusso per diverse ore. “A Chimpay, in altri anni, gli impianti hanno funzionato fino a mezzogiorno. Per questo è essenziale avere bacini di accumulo o accesso diretto a canali e fiumi”, ha aggiunto.

Secondo il direttore della CACPCI, tre sono i fattori cruciali nella difesa dalle gelate: la temperatura estrema raggiunta, la durata dell’evento e la disponibilità d’acqua per mantenere il sistema attivo. “Bisogna preparare gli impianti per scenari estremi, anche quelli che si verificano solo una volta ogni dieci anni. Questa settimana abbiamo avuto cali fino a -9 gradi e tutto ha funzionato perfettamente perché le aziende erano pronte”, ha osservato.

Ha inoltre precisato che non conta solo la temperatura, ma anche le condizioni del vento. “Quando c’è brezza, non conviene spegnere i sistemi appena si superano gli 0 gradi, ma attendere che l’aria raggiunga almeno i 4 gradi per evitare rischi”, ha chiarito.

Un investimento indispensabile

La difesa attiva contro le gelate è una condizione imprescindibile per produrre ciliegie in Patagonia. “Oggi possiamo confermare che non ci sono danni agli impianti, ma chi non dispone di un sistema come questo non può produrre. È una condizione sine qua non”, ha ribadito Caminiti.

Implementare un sistema di irrigazione per aspersione rappresenta un investimento importante: la sola installazione di tubazioni e irrigatori comporta un costo compreso tra 5.000 e 10.000 dollari (tra 4.650 e 9.300 euro) per ettaro, a cui va aggiunto quello dei bacini o delle infrastrutture necessarie a garantire l’approvvigionamento idrico. “È un impegno rilevante, ma è ciò che ci permette di mantenere la produzione di ciliegie in una regione dove le gelate sono inevitabili”, ha puntualizzato.

Guardando avanti, il direttore della Camera ha spiegato che sarà necessario monitorare da vicino l’evoluzione climatica. “Queste ondate di freddo bloccano lo sviluppo fenologico. Ora dovremo osservare come riprenderà il processo. L’anno scorso la stagione si era anticipata per via dell’aumento delle temperature in settembre. Quest’anno, invece, abbiamo avuto un agosto caldo seguito da un inizio settembre con freddo intenso, uno scenario più atipico”, ha dichiarato.

Ciononostante, ha sottolineato che i produttori sono pronti a diversi scenari e dispongono di esperienza e tecnologia per affrontare le emergenze. “Le aziende che producono ciliegie in Patagonia hanno tutta la struttura necessaria per resistere a queste situazioni. Quanto accaduto in questi giorni ne è un chiaro esempio: con buoni sistemi di difesa, si possono superare senza danni gelate fino a -9 o -10 gradi”, ha assicurato.

Un messaggio rassicurante

Il messaggio della CACPCI è chiaro: nonostante l’entità del fenomeno, la produzione di ciliegie non è stata compromessa. “Oggi possiamo trasmettere tranquillità: non ci sono danni agli impianti e i sistemi di difesa hanno funzionato alla perfezione. La sfida resta quella di essere sempre preparati, perché le gelate fanno parte della realtà di questa coltura nella regione”, ha concluso Caminiti.

Fonte testo e immagine: masp-lmneuquen-com.cdn


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