Per una buona produzione di ciliegie, è necessario avere delle fioriture regolari e relazioni genetiche ben definite tra lo sporofito femminile e il gametofito maschile.
Chiaramente, alla luce dei ben conosciuti cambiamenti climatici le alte temperature nel periodo di fioritura mettono a rischio l’allegagione.
Quello che può aiutare è la diversità genetica ma attualmente la produzione cerasicola è sostenuta da un numero limitato di genotipi, nonostante i numerosi programmi di miglioramento genetico pubblici e privati condotti in molti paesi e il continuo rilascio di cultivar commerciali.
Diversità genetica e coltivazione
Studi sulla diversità molecolare dei genotipi di ciliegio, condotti utilizzando polimorfismi di microsatelliti e il locus di autoincompatibilità (locus S), hanno rivelato differenze importanti nella diversità genetica tra le popolazioni selvatiche, le varietà locali, fino alle moderne varietà coltivate.
Questa riduzione della diversità genetica indica significative perdite di variabilità nell'intero genoma, il che ha portato a una base genetica ristretta per i moderni programmi di miglioramento genetico.
L'auto-incompatibilità è una caratteristica critica che influenza la coltivazione e la riproduzione dei ciliegi dolci.
Meccanismi genetici e riproduttivi
Questa caratteristica esclude la fecondazione da parte di cultivar geneticamente imparentate o l'autoimpollinazione, favorendo così un continuo scambio genetico sia all'interno della stessa cultivar che tra diverse popolazioni di ciliegio.
Due geni multi-allelici legati al locus S – S-RNasi e SFB – controllano il meccanismo dell'autoincompatibilità nel ciliegio dolce.
Questi geni sono espressi nello stilo e nel polline, rispettivamente. L'obiettivo dell’indagine condotta in collaborazione tra cinque istituti e università della Serbia e l’Università di Skopije (Macedonia del Nord) era classificare le caratteristiche genetiche e riproduttive delle cultivar di ciliegio con origini nell’area dei balcani ('Canetova', 'G-2', 'Dolga Šiška' e 'Ohridska Crna') e di sei potenziali impollinatori.
Metodologie e risultati
Il metodo della reazione a catena della polimerasi (PCR) è stato impiegato per rilevare gli alleli della S-ribonucleasi (S-RNasi) e della proteina F-box specifica per l'aplotipo S (SFB), in combinazione con l'analisi dei frammenti e il sequenziamento della S-RNasi, al fine di identificare gli aplotipi S.
Il metodo della microscopia a fluorescenza è stato impiegato per valutare il comportamento riproduttivo polline/pistillo delle cultivar, e sono stati condotti esperimenti di impollinazione in tre località balcaniche per due stagioni di fioritura.
Per la prima volta, un nuovo allele S-RNasi, S40, è stato identificato nella cultivar 'Ohridska Crna'.
Adattabilità e prospettive future
In termini di longevità dell'ovulo primario, 'Ohridska Crna' ha mostrato anche la maggiore adattabilità a temperature elevate, infatti è rimasto vitale anche con temperature di 25°C.
Questo attributo la rende desiderabile in termini di sviluppo di nuove cultivar in grado di resistere alle alte temperature primaverili indotte dai cambiamenti climatici.
I risultati sulle relazioni polline-pistillo e sulla loro dipendenza dalla temperatura rivelano il potenziale per la previsione della resa e per l'adozione di nuove strategie intelligenti a guida della produzione di ciliegie.
Infine, è bene sottolineare che anche con un numero relativamente piccolo di genotipi autoctoni, questa forma di studio richiede una quantità significativa di lavoro sul campo e di campionamento in varie località, con tutte le sfide che tali studi comportano.
Pertanto, per caratterizzare, preservare e utilizzare le risorse genetiche del ciliegio, è necessario attuare iniziative coordinate a livello europeo o globale.
Fonte: Radičević, S.; Marić, S.; Glišić, I.; Cerović, R.; Đorđević, M.; Milošević, N.; Rakonjac, V.; Čolić, S.; Popovska, M.; Gjamovski, V.; et al. Pollen–Pistil Interactions in Autochthonous Balkan Sweet Cherry Cultivars—The Impact of Genotype and Flowering Temperature. Agronomy 2025, 15, 646. https://doi.org/10.3390/agronomy15030646
Fonte immagine: Graeb
Melissa Venturi
Università di Bologna
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