Il ruolo delle giberelline nell’aumento della pezzatura dei frutti di ciliegio

18 nov 2025
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Il momento ideale per applicare l’acido gibberellico nei ciliegi è all’inizio della fase 3 di allungamento cellulare. L’inizio della fase 3 può essere riconosciuto dal cambiamento di colore del frutto da verde a giallo, comunemente detto colore paglierino, che nella pratica coincide con l’inizio dell’invaiatura.

La pezzatura del frutto è senza dubbio uno degli attributi più importanti nella produzione di ciliegie: qualità e dimensione sono fondamentali ai fini dell’export, poiché il ritorno economico di produttori ed esportatori dipende da questi e da altri fattori combinati. Ogni stagione rappresenta una sfida costante: produrre frutti di alta qualità e ben condizionati significa ottenere ciliegie attraenti, sode, con peduncoli idratati, senza danni e di buona pezzatura.

L’aumento costante della produzione di ciliegie, che ha raggiunto oltre 125 milioni di casse da 5 kg (pari a circa 626.000 tonnellate) durante la stagione 2024–2025, sottolinea ulteriormente l’importanza della qualità e del mantenimento di questo attributo lungo tutta la catena di approvvigionamento. Da un punto di vista commerciale, nonostante la complessità della stagione 2024–2025, i calibri ≥2J fanno ancora la differenza.

Gestione agronomica e regolatori di crescita

Una serie di pratiche agronomiche può essere implementata in modo integrato, tra cui la corretta adesione ai programmi nutrizionali, una gestione irrigua adeguata e il diradamento, tra le altre tecniche, per migliorare il rapporto foglia-frutto e di conseguenza la qualità delle ciliegie.

Questo equilibrio può essere ulteriormente migliorato con l’uso di regolatori di crescita, composti che agiscono come modulatori delle fitormoni e che, se applicati nei momenti chiave dello sviluppo del frutto, possono influenzare processi direttamente collegati alla pezzatura, come la divisione e l’allungamento cellulare.

Le gibberelline

Le fitormoni si suddividono in nove classi principali: auxine, gibberelline, citochinine, etilene, acido abscissico, brassinosteroidi, jasmonati e strigolattoni, questi ultimi riconosciuti dal 2012.

In questo articolo si discute l’uso dell’acido gibberellico o delle gibberelline (GA₃) nella produzione di ciliegie, concentrandosi sul momento di applicazione, il dosaggio e i principali effetti fisiologici sullo sviluppo del frutto.

Le gibberelline furono scoperte studiando il fungo ascomicete Gibberella fujikuroi, agente causale del 'bakanae' o allungamento anomalo del riso. Queste sostanze sono acidi diterpenoidi identificati con la sigla GA (acido gibberellico), seguita da un numero che indica l’ordine in cui sono state scoperte e caratterizzate.

Tra quelle con la maggiore attività biologica figurano GA₁, GA₃, GA₄, GA₅, GA₆ e GA₇, mentre le restanti agiscono come precursori.

L’acido gibberellico è una delle fitormoni più studiate nella fisiologia vegetale poiché partecipa a processi come la divisione e l’allungamento cellulare, la crescita dei germogli e dei frutti, l’allungamento degli internodi, la promozione della fioritura in alcune specie annuali, l’inibizione dell’induzione fiorale in molte specie perenni e la stimolazione della germinazione.

Attualmente sono note più di 100 gibberelline, ma solo alcune possiedono un’attività biologica significativa. Nella produzione di ciliegie, GA₃ è la più utilizzata, con obiettivi legati alla crescita dei germogli e all’aumento dell’allungamento del frutto nella fase finale di sviluppo.

Come l’acido gibberellico aumenta la pezzatura del frutto

L’acido gibberellico agisce a livello cellulare stimolando le pompe protoniche (H⁺-ATPasi) della membrana plasmatica, che spingono i protoni (H⁺) nella parete cellulare, abbassandone il pH e creando un ambiente acido.

Questo attiva le proteine chiamate 'expansine', che rompono i legami tra le molecole di cellulosa rendendo le pareti più elastiche. L’afflusso d’acqua che ne consegue consente l’espansione cellulare e, quindi, un aumento della pezzatura del frutto.

La crescita del frutto dipende dall’accumulo di sostanza secca e acqua, determinata e limitata dal rapporto foglie/frutto e dalla disponibilità di metaboliti nella pianta. La capacità del frutto di attrarre fotoassimilati è un fattore dominante nella competizione per le risorse e viene definita principalmente dalla qualità e dal numero di fiori prodotti sull’albero (Guardiola, 1997).

Ricerca e applicazioni pratiche

Whiting & Lang (2021) hanno dimostrato che nelle cultivar Sweetheart e Lapins, applicazioni di GA₃ a concentrazioni tra 20 e 40 ppm aumentano significativamente il diametro e il peso dei frutti, spostando la distribuzione verso calibri maggiori.

In Cile, diversi studi hanno descritto gli effetti dell’acido gibberellico sulla qualità e sulle condizioni delle ciliegie. Carrión-Antolí e Zoffoli (2024) hanno mostrato che questa applicazione influisce sul modulo di elasticità e sulla resistenza ai danni meccanici post-raccolta.

Hanno inoltre dimostrato che l’applicazione di GA₃ aumenta significativamente la velocità di crescita dei frutti dalla fase 3 in poi rispetto ai controlli, con una maggiore pezzatura finale al raccolto.

Il team di ricerca e sviluppo di Avium, insieme ai produttori cileni, ha condotto numerose prove dimostrando l’effetto significativo dell’uso di GA₃ come supplemento al programma nutrizionale dei ciliegi.

Questi studi hanno mostrato miglioramenti in solidi solubili, sostanza secca e compattezza (Durofel), e soprattutto nella pezzatura, con parametri influenzati positivamente dalle applicazioni esogene di GA₃ (Tapia, 2015).

Inoltre, l'effetto delle applicazioni complementari di GA3 ha dimostrato un chiaro impatto positivo sulla dimensione e sul peso medio dei frutti, nonché un netto spostamento nella distribuzione delle dimensioni delle drupe verso quelle con maggiore appeal commerciale (Tabelle 1 e 2).

Tabella 1. Effetti dell'applicazione di GA3 sul diametro e sul peso dei frutti di Lapins (Avium, 2015).

Tabella 2. Effetti dell'applicazione di GA3 sulla distribuzione dei calibri cv. Lapins (Avium, 2015).

Quando e in che quantità deve essere applicato il GA3?

Il momento ottimale per l’applicazione dell’acido gibberellico è l’inizio della fase 3 di crescita, riconoscibile dal viraggio del colore da verde a giallo paglierino. In pratica, questo momento coincide con l’inizio dell’invaiatura.

Poiché riconoscere con precisione la fase fenologica è complesso, per evitare errori si consiglia di applicarlo all’inizio dell’invaiatura, quando il 5–10% dei frutti mostra sfumature rosate o rosse.

L’uso esogeno di GA₃ in questa fase è direttamente correlato alla pezzatura finale. Tuttavia, spesso si crede erroneamente che GA₃ aumenti anche la compattezza. In realtà, l’acido gibberellico, oltre a favorire l’allungamento cellulare e la crescita del frutto, influisce poco sul contenuto di sostanza secca.

Per quanto riguarda le concentrazioni/dosi di applicazione, le ricerche Avium hanno stabilito che esiste una relazione diretta tra concentrazione di GA₃ e dimensione del frutto fino a circa 40 ppm. Oltre questa soglia, l’aumento di concentrazione non produce effetti significativi.

La variazione della concentrazione dipende da diversi fattori:
1. Carico produttivo equilibrato (> 6.000 / < 15.000 kg/ha): concentrazione media tra 20 e 30 ppm.
2. Carico produttivo leggero (< 5.000–6.000 kg/ha): circa 10 ppm.
3. Carico produttivo elevato (> 15.000 kg/ha): circa 40 ppm.

Cultivar più suscettibili al cracking

Questo aspetto rappresenta un fattore importante nella scelta della concentrazione corretta. Per le cultivar più sensibili allo spacco, è necessario prestare cautela nell’utilizzo di GA₃: la concentrazione non deve superare 20–25 ppm.

In questi casi, lo spacco non è generalmente causato dalla pioggia, bensì da acqua stagnante, nebbia fitta, pioviggine o condensa nelle zone più umide.

Indubbiamente, i benefici derivanti dall’applicazione di questo tipo di fitormone sono numerosi; tuttavia, è opportuno ricordare che può interferire con lo sviluppo della colorazione del frutto.

Non si tratta di un vero e proprio “ritardo di colorazione”, ma nelle varietà più precoci — con l’obiettivo di raccogliere prima del 20–25 novembre — non è raccomandato un uso eccessivo di GA₃.

In tali casi, è consigliabile una concentrazione di 20–25 ppm, da applicare una sola volta nel momento ottimale.

Considerata la grande varietà di formulazioni commerciali di GA₃ disponibili in Cile, che differiscono per concentrazione, formulazione e formato, Avium ha elaborato una tabella di riferimento che mostra la corrispondenza tra i ppm di principio attivo e i grammi o cc per 100 L di prodotto commerciale.

Tabella 3. Relazioni tra la concentrazione (ppm) del principio attivo GA3 e la concentrazione (g o cc/100 L) del prodotto commerciale disponibile in Cile.

GA₃ è raccomandato in tutti i casi?

Sì. L’applicazione di GA₃ mostra effetti positivi in ogni situazione, anche in frutteti con produzioni comprese tra 2.000 e 3.000 kg per ettaro, a condizione che il trattamento raggiunga uniformemente tutti i frutti (poiché agisce per contatto).

In questi casi, la concentrazione minima consigliata è di 10 ppm. Inoltre, l’applicazione esogena di fitormoni può essere utile per ristabilire le attività metaboliche a livelli normali.

GA₃, a determinate concentrazioni, si è dimostrato benefico per la fisiologia e il metabolismo di molte piante sottoposte a stress abiotico, poiché regola i processi metabolici attraverso enzimi antiossidanti e zuccherini.

Effetti indesiderati e raccomandazioni

Tra gli effetti avversi legati all’uso dell’acido gibberellico, va segnalato che — secondo diversi studi condotti da Avium nelle ultime stagioni — quando si impiegano concentrazioni superiori a 30–35 ppm (in casi specifici), può verificarsi un deterioramento del peduncolo.

In queste situazioni, si raccomanda di associare GA₃ a un estratto vegetale, ad esempio estratto di alghe marine. Questo consente di attenuare l’effetto pronunciato dell’acido gibberellico sull’allungamento delle cellule dei tessuti del peduncolo.

Tale combinazione previene la rottura e la successiva disidratazione di queste cellule. Pertanto, applicazioni di GA₃ superiori a 25–30 ppm dovrebbero sempre essere accompagnate da un estratto vegetale.

Conclusioni operative

È essenziale definire la concentrazione ottimale per ciascun contesto produttivo e garantire una distribuzione omogenea del prodotto su tutta la pianta e su tutti i frutti, in modo che il trattamento sia direttamente correlato all’obiettivo principale: incrementare la pezzatura del frutto.

Come regola pratica, non è necessario preoccuparsi quando i frutti iniziano a cambiare colore da verde a giallo: è sempre meglio attendere la comparsa dei primi frutti rosati e applicare poi la concentrazione più adatta in base all’obiettivo produttivo.

AUTORI
David González Ortiz, Dipartimento Irrigazione, Clima e Tecnologia – Avium;
Ricardo Rojas García, Consulente tecnico per i produttori – Avium;
Catalina Lazcani Torres, Responsabile agronomica – CERIMA Cherries.

Fonte: Smartcherry World
Foto aperture e foto interne: SL Fruit Service


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