L’interesse nelle tecniche di diradamento alternative a quello manuale, nascono indubbiamente dalla necessità di contenere il più possibile i costi di produzione, di cui la voce riguardante il lavoro manuale è sicuramente una delle più cospicue.
La "storia del frutteto" ovvero la resa dell'anno precedente, le variabili ambientali e le condizioni agronomiche sono le principali variabili considerate quando si decide se applicare o meno il diradamento e in particolare quale metodo di diradamento utilizzare. Infatti, la risposta al diradamento dipende dall'età dell'albero, dalla qualità delle gemme a fiore, dalla competizione tra i fiori nell'infiorescenza e dal momento dell'applicazione.
Inoltre, l'ordine di apertura delle gemme fiorali sui rami può influenzare indirettamente la resistenza al gelo e l'efficacia del diradamento. In generale, le gemme sui germogli corti si sviluppano più rapidamente di quelle sui germogli lunghi; pertanto, è prudente diradare i germogli corti se il gelo è imminente.
D'altro canto, un diradamento ritardato può comportare l'eliminazione soprattutto delle gemme sui rami lunghi e deboli che fioriscono per ultimi. L'effetto del diradamento sui parametri qualitativi dipende anche dalla cultivar. Un carico colturale elevato e un diradamento condotto 6-8 settimane dopo la fioritura hanno causato una riduzione significativa delle dimensioni dei frutti delle ciliegie dolci "Sweetheart", mentre il diradamento effettuato prima nella stagione non ha avuto alcun effetto sul diametro dei frutti.
La data del diradamento ha influito anche sulla consistenza dei frutti e sulla concentrazione di solidi solubili totali; al contrario, non si è verificata alcuna riduzione dell'acidità dei frutti di alberi diradati subito dopo la fioritura. Inoltre, la dimensione del frutto è correlata a una maggiore disponibilità di assimilati durante il periodo di divisione cellulare, che avviene fino a undici giorni dopo la fioritura.
In seguito, il frutto continua a crescere solo grazie all'aumento in volume delle cellule. Non solo il diradamento aumenta sostanzialmente le dimensioni dei frutti, ma anche il contenuto di zuccheri e antociani. Pertanto, la convinzione che il diradamento possa migliorare le qualità organolettiche e nutritive delle ciliegie è stata ampiamente accettata.
Un maggiore rapporto tra superficie fogliare e frutto permette di raggiungere pezzature maggiori, un colore più scuro, un maggiore contenuto di zuccheri, un maggiore rapporto tra zuccheri e acidi e una maturazione più precoce del frutto. Inoltre, il contenuto di glucosio, fruttosio e sorbitolo, e il contenuto di acido malico variano notevolmente in base al trattamento di diradamento applicato.
Un basso rapporto foglie/frutti, invece, può prolungare il processo di maturazione. E’ importante ricordare però che il processo di diradamento, in particolare quello chimico, interferisce pesantemente con i processi fisiologici della pianta. L'uso di sostanze chimiche, in particolare di essiccanti, può provocare lesioni alle foglie, costringendo la pianta a rigenerarsi, esaurendo le riserve immagazzinate precedentemente.
Tuttavia, all'inizio dello sviluppo del frutto, gli assimilati sono ottenuti dalle riserve di legno e non dalle foglie in via di sviluppo. Pertanto, si presume che l'uso di agenti essiccanti, compresi quelli che danneggiano le foglie, non influiscano significativamente sull'allegagione.
Oltre a influenzare la distribuzione degli assimilati, l'eliminazione di una parte degli speroni durante il periodo di dormienza migliora la distribuzione degli assimilati tra un numero minore di frutti, facilitando così un rapporto più armonioso tra crescita e fruttificazione.
Fonte: https://www.mdpi.com/2076-3417/12/3/1280
Melissa Venturi
Università di Bologna (IT)
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