La rinascita dal cancro batterico del ciliegio

29 mar 2024
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Stefano Lugli - SL Fruit Service
Coordinatore comitato tecnico-scientifico  

Una storia vera che dovrebbe fare riflettere sulle attenzioni nel propagare le piante e sulle alternative ai mezzi di difesa tradizionali. Ad inquietare gli animi dei coltivatori di ciliegie non bastava il terribile insetto killer, alias Drosophila suzukii, o le altre fitopatie legate all’ambiente, prima fra tutte il cracking delle ciliegie.

Oggi i cerasicoltori si devono confrontare con una altra minaccia, ancora più subdola e inquietante: la malattia del cancro del ciliegio, causato dal batterio Pseudomonas syringae pv. syringae (PSS), una patologia comunemente associata ad areali di produzione caratterizzati da clima umido e freddo, come il nord ovest degli Stati Uniti, la zona meridionale del Cile e qualche areale del nord Europa.

Nelle regioni mediterranee europee il cancro batterico è stato a lungo considerato di secondaria importanza per il ciliegio.

Immagine 1: Ciclo del batterio PSS (Fonte: Hulin, 2020)

Tuttavia, negli ultimi anni la malattia è comparsa più frequentemente, specialmente negli impianti realizzati più di recente e soprattutto in ceraseti ad alta e altissima densità di impianto con forme di allevamento ad asse colonnare o SSA Super Spindel Axe e portinnesti nanizzanti come Gisela 5.

A questo proposito, è doveroso ricordare che la colonizzazione dei PSS richiede una ferita, es. da potatura o un'apertura naturale su una parte di pianta ed è favorita da condizioni di umidità relativa elevata o di presenza di acqua stagnante nel suolo.

Anche la componente genetica gioca un ruolo fondamentale, soprattutto nel ruolo del portinnesto. Portinnesti vigorosi come il Franco e il Colt sono molto più tolleranti al batterio rispetto a soggetti semi-nanizzanti come Gisela 6 o nanizzanti come Gisela 5.

Immagine 2: Giovane impianto HDP di ciliegi cv. Kordia/Gisela 5 in Val di Non (Trento, Italia) gravemente colpito da PSS.

Altro fattore scatenante l’infezione, come ricordato, è l’ambiente: il cancro batterico è altamente associato alle gelate invernali e agli eventi di gelo primaverili. Infatti, le piante danneggiate da condizioni meteorologiche estreme avranno ferite che, se esposte all'acqua (es. pioggia o irrigazione) e a temperature fresche, rappresentano le condizioni ideali per l'infezione.

Ci troviamo a Budrio, nella bassa pianura bolognese nell’azienda agricola Venturoli Luciano, in un impianto realizzato nel 2020 con una densità di 5.500 piante per ettaro, portinnesto Gisela 5 e varietà Grace Star, Marysa e serie Sweet.

Immagine 3: Il ceraseto risanato con Dante Lupato e i coniugi Venturoli.

“Ci siamo accorti che qualcosa non andava già durante la prima stagione di crescita” dichiara Venturoli. “Ci siamo rivolti a diversi specialisti e la diagnosi è stata chiara e nefasta. Nessuna possibilità di sopravvivenza delle piante a causa della presenta di PSS in oltre l’80% delle giovani piante di ciliegio alla seconda foglia, con un investimento equivalente a 120mila euro/ha. Il vivaio ferrarese che ci ha fornito le piante si è dichiarato incolpevole, appellandosi alla auto certificazione sanitaria che hanno prodotto al momento della vendita”.

Da dove sia arrivato in azienda il batterio killer rimane un mistero. Il PSS si propaga principalmente per innesto con materiale infetto. Una volta insediatosi sulla pianta il batterio può propagarsi molto velocemente attraverso ogni tipo di ferita da taglio o altro punto di entrata, soprattutto se le condizioni ambientali sono favorevoli allo sviluppo del batterio.

Anche la sensibilità varietale gioca un ruolo importante. Dopo la diffusione del PSS nei primi impianti VHDP su Gisela 5 si era diffusa la notizia che le varietà Sweet fossero particolarmente suscettibili al batterio. Studi precedenti realizzati presso il Dipartimento di patologia vegetale del CREA di Roma avevano classificato queste varietà come moderatamente suscettibili, al pari della maggioranza delle varietà di ciliegio coltivate in Italia.

Immagine 4: Giovane ceraseto cv. Sweet/Gisela 5 fortemente colpito da PSS.

“Prima di sacrificare l’impianto” continua Venturoli “abbiamo intercettato un agronomo veronese che ci ha proposto una soluzione alternativa e innovativa con prodotti biosolution e una serie di pratiche colturali da adottare nella gestione del ceraseto. Dopo due anni l’impianto è tornato a vivere e soprattutto a produrre ciliegie, belle, buone e soprattutto sane!”

Dante Lupato è il fondatore e presidente di Agricon srl, azienda specializzata in biosolution che offere ai coltivatori orto frutticoli soluzioni tecniche adatte a coltivazioni a residuo zero ed al regime biologico.

“Vengo a conoscenza della famiglia Venturoli” dichiara Lupato “a maggio del 2021 perché la stessa, particolarmente allarmata dalla diagnosi funesta riguardante il loro ceraseto di seconda foglia, erano alla ricerca di qualcuno che potesse offrire loro una via d’uscita.

Il loro impianto ad alta densità risultava completamente invaso da PSS con alberi ad uno stadio più o meno avanzato di infezione. Forti delle precedenti esperienze su altre coltivazioni, come melo, pero e vite, proponiamo un protocollo di applicazioni al suolo che avrebbe dovuto sortire risultati positivi”

“All’azienda Venturoli” continua Lupato “propongo una serie di applicazioni al suolo di due nostri prodotti, Fertivis terra plus e Microvis plus (scarica qui le schede allegate Fertivis terra plus - Microvis plus) da effettuare quattro volte a distanza di circa un mese una dall’altra utilizzando l’impianto di irrigazione a goccia.

"Contemporaneamente raccomando il minor uso possibile di diserbanti o, meglio ancora di evitarne l’uso, in quanto nel Fertivis terra plus sono attivi dei batteri anaerobici che mal sopportano la presenza di molecole chimiche di sintesi”.

L’azienda Venturoli accetta di seguire i consigli di Agricon srl e applica subito e scrupolosamente le raccomandazioni di Lupato. Già durante l’estate si potevano riscontrare evidenti miglioramenti dello stato vegetativo nella quasi totalità delle piante. Nella primavera del 2022 la conta dei danni, ovvero le piante con sintomi di PSS si limitava a trenta alberi.

Tutti gli altri si dimostravano guariti e soprattutto le piante mostravano un legno molto sano con ampie cicatrizzazioni dei punti necrotici colpiti dal batterio.

Immagine 5: Sweet Saretta/Gisela 5 alla quinta foglia al 50% dei fiori aperti.

“A questo punto” conclude l’agronomo “potevamo già tirare un grande respiro di sollievo in quanto le nefaste conseguenze ampiamente profetizzate erano state scongiurate ed il ceraseto si preparava ad affrontare la terza foglia con buone prospettive produttive".

"Dal marzo 2022 siamo ripartiti con le applicazioni al suolo, le prime tre a distanza di circa un mese e la quarta dopo raccolta. Ai due formulati impiegati inizialmente abbiamo aggiunto Humivis a base di leonardite nell’intento di limitare il più possibile gli apporti di concimi chimici per non alzare il redox del suolo".

"Dalla fioritura del 2022 abbiamo applicato anche un protocollo fogliare che ha portato alla produzione dell’anno e a quella del 2023 senza l’utilizzo di nessuna molecola chimica di sintesi. Ma questo è un altro discorso che si potrà approfondire in seguito. In conclusione, con soddisfazione possiamo affermare che dopo il primo anno siamo riusciti a debellare la terribile batteriosi, una patologia che avrebbe portato l’impianto ad una fine veloce ed avrebbe vanificato il notevole investimento della famiglia Venturoli”.


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