Un mix di condizioni ambientali e pratiche agronomiche inadeguate sta alimentando una recrudescenza della “arañita bimaculada” nei ciliegi e altri frutteti della regione di O’Higgins. I produttori lanciano l’allarme.
In Cile, la presenza della Tetranychus urticae, nota come "arañita bimaculada", si sta trasformando in un problema ricorrente e complesso da gestire, soprattutto nei meleti e ciliegeti dell’area centro-meridionale. A segnalarlo è il Centro de Investigación y Desarrollo Agrícola (CER), che in questa stagione ha registrato un livello anomalo di infestazione in diversi campi della regione di O’Higgins.
Secondo la Dott.ssa Carolina Ballesteros, entomologa del CER, “quest’anno abbiamo osservato un’elevata pressione di questi acari fitofagi in alcuni frutteti, con piante letteralmente ricoperte da ragnatele, segni evidenti di bruciature fogliari e casi di defogliazione precoce, in particolare nei ciliegi”. Un problema che rischia di compromettere la qualità e la resa dei raccolti, proprio in un’area cruciale per l’export ortofrutticolo cileno.
Ambiente e gestione agronomica
La diffusione della Tetranychus urticae è legata a fattori ambientali ben precisi. “Abbiamo riscontrato che i frutteti circondati da strade sterrate, con alti livelli di polverosità dovuti al traffico o alla siccità del suolo, mostrano livelli superiori di infestazione”, spiega Ballesteros. La polvere, infatti, si deposita sulle foglie, creando un microambiente protetto in cui l’acaro può proliferare indisturbato.
Anche la gestione delle infestanti gioca un ruolo critico: “La presenza di erbacce poco prima del raccolto rappresenta un habitat favorevole alla moltiplicazione degli acari, che poi migrano facilmente sulle piante da frutto”, aggiunge la ricercatrice.
Strategie di controllo
La lotta alla Tetranychus urticae si basa su un approccio integrato. Tra le soluzioni adottate: l’impiego di predatori naturali, come gli acari fitoseidi, trattamenti con acaricidi selettivi approvati dal SAG (Servicio Agrícola y Ganadero), e pratiche colturali mirate come la gestione dell’umidità e l’uso controllato di zolfo.
Tuttavia, secondo Ballesteros, la chiave resta nel monitoraggio precoce e mirato: “È fondamentale evitare trattamenti a calendario se non si ha la conferma della presenza della plaga. Altrimenti, si corre il rischio di sviluppare resistenza agli acaricidi e di compromettere le popolazioni di nemici naturali, con conseguenze controproducenti sia sul piano agronomico che economico”.
Fitofagi sotto osservazione
Il problema non riguarda solo la Tetranychus urticae. Anche altri acari fitofagi come Brevipalpus chilensis e Bryobia rubrioculus stanno creando grattacapi, soprattutto a causa dei respingimenti in fase di esportazione verso mercati esigenti come quello statunitense o asiatico.
Per questo motivo, le autorità scientifiche e tecniche raccomandano una maggiore precisione nelle applicazioni, l’uso di prodotti selettivi e una costante attenzione alla calibrazione delle attrezzature, per non compromettere le esportazioni e contenere i costi di produzione.
Guardando avanti
La stagione attuale rappresenta un campanello d’allarme: occorre rafforzare le strategie agronomiche sostenibili per garantire la salubrità delle colture e la competitività dei frutti cileni – comprese le ciliegie – nei mercati internazionali. In un contesto globale sempre più attento alla qualità e alla sicurezza alimentare, l’approccio scientifico e integrato diventa imprescindibile.
Fonte: mundoagro.cl
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