Tipologie di piante per i nuovi impianti di ciliegio

12 gen 2024
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Stefano Lugli - SL Fruit Service
Coordinatore comitato tecnico-scientifico

Nella realizzazione dei nuovi impianti di ciliegio la tipologia e la qualità del materiale vegetale iniziale assume un’importanza determinante per il successo del ceraseto. Attualmente esistono quattro principali categorie di materiale vegetale che possono essere utilizzate per l’impianto del ceraseto: piante a radice nuda finite - innestate, piante a radice nuda innestate a gemma dormiente, portinnesti che verranno innestati a dimora, piante innestate in vaso o in vasetto di varietà.

Sulla scelta del materiale d’impianto e sulle pratiche colturali necessarie a garantire il miglior sviluppo iniziale dell’albero, Cherry Time ha intervistato il Dr. Eduardo Madrid Pardo, consulente agronomo cileno specializzato in tecniche vivaistiche.

Per realizzare i nuovi ceraseti attualmente vengono per lo più utilizzati piante innestate in vivaio mentre, nel passato, era piuttosto diffusa la pratica di mettere a dimora il portinnesto e innestarlo l'anno successivo. Questa prassi è tuttora proponibile e quali sono i vantaggi / svantaggi delle due pratiche?

Credo sia stato un errore dei consulenti e produttori proporre nel passato di tenere il portainnesto per un anno e poi innestarlo. Oggi è dimostrato che è più che sufficiente un mese e mezzo dalla messa a dimora del selvatico per poi innestarlo, si risparmia tempo e si ottengono comunque ottimi risultati.

Personalmente non credo ci siano benefici particolari nel mettere a dimora piante di ciliegio finite per realizzare un nuovo ceraseto: oltre a subire uno stress al trapianto, in vivaio la crescita della pianta è costretta ad una certa competizione di luce e questo genera spesso la morte nelle gemme più basali, la radice deve essere conformata per portare ad esempio 20 gemme, dove nel primo anno non si può fare la gestione della ramificazione, il che ci porta a ridurre la pianta alle prime 3 gemme sane.

Inoltre, il costo per l'acquisto di una pianta innestata è più alto rispetto all'acquisto del portinnesto con il materiale per l'innesto, anche se oggi i vivai non possono vendere portinnesti ai produttori se non vi è inclusa la promessa di innesto.

Penso che l’unico svantaggio che si può avere quando si innesta in campo è che se si pagano gli innestatori, che, però, non garantiscono l’attecchimento finale o non sono professionalmente preparati, per cui innestando a dimora si possono avere rese basse che portano a non riuscire a creare un ceraseto omogeneo fin dall’inizio. Ciò significa che la scelta della soluzione ideale deve essere discussa con persone esperte del caso

I trattati classici di frutticoltura ci insegnano che per una buona e duratura riuscita dei ciliegeti è fondamentale innanzitutto impostare adeguatamente la forma dell'albero attraverso la potatura di formazione. Potrebbero volerci dai 4 ai 5 anni. Oggi però, per ragioni economiche, si vuole limitare il più possibile questo periodo improduttivo, ad esempio con portinnesti nanizzanti, con impianti ad alta densità e con tecniche di allevamento dell’albero che richiedono potature minime di formazione. Lei come la vede? 

L'importante è sapere cosa si vuole ottenere, bisogna conoscere bene le varietà, come fruttificano e se sono facili o difficili da ramificare, tenere conto del tipo e della qualità del portainnesto. Ad esempio, allevare una pianta di ciliegio sul portinnesto Colt non è la stessa cosa di come si dovrebbe formare la pianta su Gisela 12: nel primo caso, se abusiamo dei tagli perdiamo delle gemme che possono essere produttivi, nell'altro caso possiamo essere più aggressivi poiché le piante su Gisela 12 tendono ad essere naturalmente più fertili.

Circa le varietà, in Cile abbiamo introdotto una nuova varietà, Sweet Aryana, che è molto facile da ramificare: noi l’abbiamo innestata a dimora su Colt e, per regolare il vigore che il portinnesto dà alla varietà, abbiamo realizzato un sistema di allevamento a doppio asse. In questa situazione, le piante alla fine del primo anno di innesto hanno una media 15 rami per albero, una situazione ottimale perché ci consentirà di allevare l'albero nei primi due anni e di ottenere già al terzo anno una produzione ipotizzata di  500 kg/ha fino a raggiungere i 15mila kg/ha al quinto anno.

In sintesi, quindi bisogna trovare un modo giusto per gestire il vigore del portinnesto su cui si innesta la varietà e prendere in considerazione la fertilizzazione e l'irrigazione. L’irrigazione può essere utilizzata come regolatore di crescita, poiché se le nostre piante hanno molto vigore, quando vengono irrigate al 70% è dimostrato che è possibile contenerle, ovviamente tenendo conto anche di non abusare dei fertilizzanti, soprattutto quelli a base azotata.

Esistono molte varietà che hanno portamento ascendente e scarsa capacità di ramificazione, soprattutto su portainnesti vigorosi. Con queste varietà lei è riuscito a creare nuovi impianti di ciliegio ottimamente ramificati. Come ha funzionato?

Come ho accennato precedentemente, tutto è legato alla gestione colturale. Alcuni produttori pensano che la chiave di svolta sia la concimazione, direi che è corretto ma gli apporti di fertilizzanti devono essere effettuati al momento giusto, né troppo presto e nemmeno troppo tardi: penso che in Cile è il momento chiave è nel mese di novembre. Inoltre, molto importante è la cura dei germogli che vogliamo siano laterali e che vanno protetti contro le temperature estive elevate.

Un altro fattore determinante è conoscere la gestione che dobbiamo fare in base alla combinazione varietà / portinnesto: ramificare una varietà come Kordia o Regina non è esattamente uguale del ramificare una varietà come Santina. Se Santina l'abbiamo impiantata su un portainnesto fruttifero come Gisela 12, la pianta tende subito a differenziare a fiore, quindi dobbiamo curare il germoglio, quindi togliere i fiori e fare delle incisioni con Promalin, cercando il momento giusto per fare il lavoro, ovvero a gemma punta verde.

Si dovrebbe prendere in considerazione qualche fitoregolatore della crescita in uscita invernale, per omogeneizzare il lavoro; se non ci sarà troppa differenza e non ci sarà una sana competizione tra i laterali, si dovrebbero considerare tagli precisi e usare prodotti che siano fatti nella misura raccomandata e prendere il lavoro nel modo più responsabile possibile.

Ad esempio, noi abbiamo piante di Santina su Colt innestate in campo che al loro primo anno, con sei turni di incisioni hanno una media di 25 laterali per albero.

Può succedere che a causa di una scelta sbagliata della potatura, le piante di ciliegio crescano senza i necessari rami basali permanenti. Lei propone la tecnica dell'innesto laterale direttamente sul tronco o sule branche principali. Puoi spiegarci questa tecnica?

La mia specialità è l'innesto, e naturalmente consiglio un innesto spacco laterale o a marza laterale. Ci sono agronomi che consigliano gli innesti a gemma, ma questa è una pessima gestione, in quanto il tronco finisce per "mangiarsi" le gemme.

L’innesto a marza è molto più efficace, tuttavia i rendimenti quando si reinnesta una pianta adulta rispetto a quando si innesta un portinnesto in campo sono ben diversi: le percentuali scendono e variano dal 75-80%, nel primo caso, al 99%, vi posso assicurare, con l’innesto su portinnesto in campo.

A esempio, quest'anno abbiamo fatto diverse prove nel nostro campo. Abbiamo fatto tre tipi di innesti, a trivella (44% di successo), a marza laterale (53% di successo) e a spacco laterale (84% di successo).

Immagini: Eduardo Madrid Pardo


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