Alessandro Palmieri - Università di Bologna (IT)
Comitato tecnico-scientifico di Cherry Times
L’offerta mondiale di ciliegie dolci è salita da 1,85 a 2,75 milioni di tonnellate nel periodo dal 2008 al 2022, registrando dunque un aumento pari al 50% circa (dati Fao). Pur vantando ancora numeri ridotti rispetto alle altre specie frutticole, il tasso di crescita nell’arco degli ultimi 15 anni colloca le ciliegie al secondo posto nell’ambito delle principali referenze da consumo fresco (escluso agrumi e tropicali), dietro solamente all’actinidia che nello stesso periodo è cresciuta del 65%.
La geografia dell’offerta mondiale (Grafico 1) non si è modificata in modo sostanziale nel corso degli ultimi 15 anni, anche se è possibile notare una progressiva concentrazione in pochi paesi: in particolare, i primi 10 produttori hanno realizzato nel 2022 attorno al 75% della produzione, contro il 70% del 2008.
Rispetto al 2008, escono dalla top ten dei paesi produttori tre grandi aree dell’est Europa, Russia, Ucraina e Romania, sostituite dalla Polonia quale maggior produttore dell’area, oltre che dall’Uzbekistan, protagonista del maggior sviluppo tra i principali produttori e, proprio nel 2022, passato in terza posizione, e dalla Grecia.
Analizzando le dinamiche dei principali paesi produttori (Tabella 1) attraverso l’aggregazione dei volumi di offerta del periodo esaminato in tre blocchi di 5 anni ciascuno, si può rilevare il progressivo consolidamento della Turchia quale leader produttivo mondiale, con un’offerta passata da una media di 416.000 tonnellate a quasi 675.000 tonnellate ed il conseguente share dal 20 al 25%.
Immagine 2: Ceraseto in Turchia.
Il resto del podio, invece, è completato dai due paesi che evidenziano il tasso di crescita più rilevante del periodo considerato, cioè il Cile e l’Uzbekistan. Entrambi i paesi realizzavano volumi inferiori a 70.000 tonnellate nel quinquennio 2008/12, mentre la media degli anni dal 2018 al 2022 per il Cile supera 320.000 tonnellate e per l’Uzbekistan è pari a 192.000 tonnellate.
Il paese asiatico, nel 2022, ha anche toccato la produzione record di 216.000 tonnellate, superando gli Stati Uniti al terzo posto. Cile e Uzbekistan raggiungono attualmente uno share pari, rispettivamente, al 12 e al 7,2 % del totale mondiale.
Tabella 1 - Dati produttivi dei principali 10 paesi mondiali ed evoluzione nel periodo 2008-2022. Fonte: FAO |
Paesi | Produzioni medie per quinquennio | Variazione (%) | Share (%) |
2008/12 (A) | 2013/17 (B) | 2018/22 (C) | D% (B/A) | D% (C/B) | 2008/12 | 2013/17 | 2018/22 |
Turchia | 416,7 | 540,5 | 674,9 | 29,7 | 24,9 | 20,1 | 23,4 | 25,3 |
Cile | 69,5 | 121,2 | 320,6 | 74,3 | 164,5 | 3,4 | 5,3 | 12,0 |
Uzbekistan | 64,3 | 97,7 | 192,7 | 51,9 | 97,2 | 3,1 | 4,2 | 7,2 |
USA | 319,8 | 330,1 | 296,6 | 3,2 | -10,1 | 15,4 | 14,3 | 11,1 |
Spagna | 90,3 | 104,9 | 109,8 | 16,2 | 4,7 | 4,4 | 4,5 | 4,1 |
Italia | 116,7 | 113,2 | 103,7 | -3,0 | -8,4 | 5,6 | 4,9 | 3,9 |
Iran | 230,1 | 165,0 | 118,1 | -28,3 | -28,5 | 11,1 | 7,2 | 4,4 |
Grecia | 49,1 | 71,4 | 86,1 | 45,4 | 20,6 | 2,4 | 3,1 | 3,2 |
Polonia | 42,1 | 43,4 | 58,3 | 3,2 | 34,2 | 2,0 | 1,9 | 2,2 |
Siria | 61,6 | 66,2 | 57,1 | 7,6 | -13,9 | 3,0 | 2,9 | 2,1 |
Altri | 614,9 | 654,5 | 649,0 | 6,4 | -0,8 | 29,6 | 28,4 | 24,3 |
Totale | 2.075,1 | 2.308,2 | 2.666,9 | 11,2 | 15,5 | 100,0 | 100,0 | 100,0 |
Ai piedi del podio, considerando la classifica del 2022, si trovano gli Stati Uniti che però, ad eccezione proprio della campagna 2022, chiusa con sole 210.000 tonnellate di produzione, si sono mantenuti comunque negli anni precedenti attorno a 300.000 tonnellate, pari a più del 10% dello share complessivo.
In 5° e 6° posizione si collocano i principali produttori europei, Spagna e Italia. Il paese iberico ha aumentato progressivamente la sua offerta, passando da 90.000 a 110.000 tonnellate, e mantenendo così fermo il proprio share mondiale. Più evidente la crescita delle ciliegie spagnole nel periodo dal 2008 a 2017, +16%, mentre nell’ultimo quinquennio l’aumento è rallentato a poco meno del 5%.
L’Italia, invece, evidenzia una sostanziale stabilità dell’offerta, attorno a 115.000 tonnellate, ma nell’ultimo quinquennio, a causa di diverse campagne problematiche dal punto di vista climatico, la produzione italiana si è ridotta su volumi medi di poco superiori a 100.000 tonnellate. L’Italia è così scesa dal 4° al 6° posto mondiale, con uno share che non arriva al 4% considerando la media degli ultimi 5 anni.
Immagine 3: Ceraseto in Puglia.
Il paese con la maggior flessione dell’offerta negli anni esaminati è l’Iran, che ha perso complessivamente più del 55% dei volumi di produzione. All’opposto, si registrano volumi in decisa crescita per Grecia e Polonia, rispettivamente del 65 e del 37% considerando tutto l’arco di tempo analizzato. La produzione greca rappresenta oggi più del 3% di quella mondiale, mentre quella polacca supera di poco il 2%. Infine, chiude la graduatoria dei primi dieci produttori mondiali la Siria, con volumi di produzione tendenzialmente inalterati nel tempo, sebbene caratterizzati da elevate oscillazioni.
Interessante è anche l’analisi dell’andamento delle rese produttive che, a livello globale, hanno registrato un tasso di crescita medio annua dell’1,27% nell’arco di tempo esaminato. Tra i principali paesi produttori, l’Uzbekistan svetta decisamente nel campo della produttività dei propri impianti, con una crescita medio annua del 5,27%.
Le uniche altre realtà che evidenziano un sensibile aumento delle rese sono la Polonia, con il 3,68% e i due paesi leader, Turchia e Cile, entrambi in salita ad un ritmo attorno al 2,8% medio annuo. La produttività degli impianti è rimasta sostanzialmente immutata in Spagna, Grecia e Stati Uniti, mentre risulta in flessione in Italia (-1,1%) e Iran (-2,1%).
Infine, analizzando brevemente le posizioni dei paesi a ridosso dei top ten, tra quelli con volumi di offerta annui superiori a 20.000 tonnellate nel 2022, si evidenzia una crescita rilevante della produzione di ciliegie in Bulgaria, Bosnia, Albania e Portogallo. Viceversa, una marcata flessione si segnala soprattutto in Russia, Ucraina, Romania e, in misura minore, in Francia.
Una nota va dedicata anche alla Cina che, nel periodo considerato, è passata da 25.000 a 35.000 tonnellate (+43%) evidenziando dunque la volontà di sviluppare una crescente produzione interna per far fronte allo sviluppo della domanda.
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