Lo studio della biodiversità vegetale ha un ruolo molto importante nella conservazione dell'ambiente e nella gestione sostenibile dell'agricoltura. In particolare, in Sardegna, la diversità genetica delle varietà locali di ciliegio rappresenta un'eredità agricola e culturale di grande valore, che merita di essere preservata e valorizzata.
Pertanto, un recente studio ha caratterizzato 27 varietà locali di ciliegio, raccolte in diverse aree dell’isola, analizzandone le caratteristiche pomologiche e genetiche (attraverso marcatori SSR). L'obiettivo principale dello studio era fornire una visione completa della biodiversità del ciliegio in Sardegna, identificando tratti agronomici di interesse e promuovendo la diffusione e la conservazione di queste varietà tradizionali.
Varietà locali e caratteristiche
Dai risultati emerge che la coltivazione del ciliegio in Sardegna, sebbene storicamente marginale rispetto ad altre colture, ha radici profonde in alcune aree specifiche come Usini, Bonnanaro, Tempio, Bonacardo, Aritzo, Belvì, Desulo e Villacidro dove sono state individuate varietà con peculiarità uniche.
Figura 1. Aspetto della chioma e caratteristiche dei frutti di alcune varietà di ciliegio sardo.
Tra queste, alcune si distinguono per la precocità di maturazione, come “Usinesa” e “Maggiolina”, mentre altre per caratteristiche particolari, come la colorazione gialla della buccia e della polpa in “Bianca di Aritzo” e “Bianca di Nuchis”.
La caratterizzazione molecolare ha evidenziato una notevole variabilità genetica tra le varietà locali, con alcune di esse, come “Ghisu”, che presentano profili genetici unici, indicando una possibile origine indipendente rispetto ad altre cultivar.
La somiglianza genetica tra alcune varietà sarde e cultivar diffuse a livello nazionale suggerisce la possibile esistenza di scambi genetici nel corso della storia agricola dell'isola.
Produttività e qualità del frutto
Dal punto di vista agronomico, la produttività delle varietà sarde è risultata piuttosto variabile; tuttavia “Stacca di Bonnanaro”, “Ciliegia di Santa Maria” e “GF Petrarca 1” hanno mostrato rese elevate.
I parametri qualitativi del frutto, come il contenuto di solidi solubili totali e l’acidità titolabile, hanno evidenziato differenze significative tra le cultivar. Ad esempio, “Bianca di Nuchis” ha registrato il valore più alto di solidi solubili (21.9 °Brix), mentre “Ghisu” si è distinta per un elevato contenuto di antociani e polifenoli, caratteristiche che la rendono interessante dal punto di vista nutraceutico.
Figura 2. Dendrogramma dell'analisi dei cluster della distanza genetica tra varietà basato sui marcatori 8-SSR.
Le analisi sensoriali hanno mostrato caratteristiche migliori per alcune varietà, con “Stacca di Bonnanaro” e “Bianca di Nuchis” valutate come eccellenti dai panel di assaggiatori, grazie al loro equilibrio tra dolcezza e acidità ed alla consistenza della polpa.
Altre varietà, sebbene meno apprezzate per la loro consistenza o per la minore intensità del sapore, si sono distinte per caratteristiche specifiche che potrebbero renderle adatte a scopi particolari, come la trasformazione industriale o la coltivazione in ambienti con condizioni climatiche difficili.
Prospettive e conservazione
Lo studio sottolinea come il cambiamento climatico e la necessità di tecniche colturali innovative rappresentino sfide importanti per la coltivazione del ciliegio in Sardegna.
L’identificazione e la valorizzazione di varietà locali può fornire un’ottima soluzione, permettendo di selezionare cultivar con maggiore tolleranza a stress idrici e termici sfruttando le caratteristiche delle varietà autoctone sviluppatesi nell’ambiente sardo.
Inoltre, pratiche agronomiche specifiche e conservazione della diversità genetica, potrebbero favorire la coltivazione del ciliegio nell’isola, riducendo l’abbandono delle aree rurali e promuovendo un’agricoltura più resiliente.
Preservare il patrimonio genetico del ciliegio in Sardegna non significa solo salvaguardare una risorsa agricola, ma anche mantenere viva una tradizione culturale che affonda le sue radici nella storia della regione.
Per questi motivi, la tutela della biodiversità sarda è fondamentale per preservare un ampio pool genetico che potrebbe essere utilizzato in futuri programmi di breeding, ma anche per garantire la conservazione del territorio e delle sue tradizioni.
Inoltre, le ciliegie sarde, grazie alle loro caratteristiche uniche, potrebbero diventare un simbolo di eccellenza agroalimentare, contribuendo allo sviluppo di un’economia locale basata sulla tipicità e sulla qualità.
Fonte: De Pau, L.; Fernandes de Oliveira, A.; Frau, A.F.; Rigoldi, M.P.; Di Salvo, R.; Scanu, G.; Satta, D. Biodiversity of Sweet Cherry in Sardinia. Diversity 2024, 16, 767. https://doi.org/10.3390/d16120767
Fonte immagini: De Pau et al., 2024; Cuore della Sardegna
Andrea Giovannini
Università di Bologna
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