Il marciume bruno è una malattia causata da diversi funghi appartenenti al genere Monilinia, di cui la specie principale è Monilinia laxa.
Questa malattia fungina è una tra le più problematiche che colpiscono il ciliegio ed il susino, con ripercussioni significative su qualità dei frutti e perdite post-raccolta.
Un recente studio, con l’obiettivo di individuare soluzioni alternative e più sostenibili all’utilizzo dei prodotti chimici convenzionali, ha analizzato l’eBicacia di diversi biopesticidi, fungicidi e ceppi microbici indigeni per il contenimento della malattia.
Valutazione dei trattamenti
Lo studio ha valutato cinque biopesticidi commerciali: BioPK, BoniProtect, Trianum, PreStop e Serenade, insieme a due ceppi locali non formulati, Bacillus subtilis B91 e Aureobasidium pullulans Y126, confrontandoli con Indar (fungicida a base di fenbuconazolo) e Rovral, utilizzati come controllo.
I trattamenti sono stati testati con due momenti di applicazione: prima (preventivo) o dopo (curativo) l’inoculazione del patogeno; ed in tre condizioni: frutti artificialmente infettati, frutti non sterilizzati con infezioni naturali ed in condizioni di conservazione controllata (1°C) o ambiente (ca. 20°C).
I risultati hanno confermato l’elevata eBicacia di Indar, capace di inibire completamente l’infezione da M. laxa sia su ciliegie che susine, indipendentemente dal momento dell’applicazione, dalla cultivar e dalla tipologia di ferita.
Al contrario, la maggior parte dei biopesticidi commerciali ha mostrato eBicacia limitata. Solo Serenade, a base di B. subtilis QST 713, ha evidenziato un’attività parziale, se applicato in via preventiva.
Condizioni ambientali e biocontrollo
Anche i ceppi locali B91 e Y126 hanno mostrato un’azione inibitoria, ma solo in condizioni di basse temperature (1°C).
Tuttavia, la loro eBicacia è drasticamente diminuita quando i frutti trattati venivano successivamente esposti a temperatura ambiente per una settimana, evidenziando limiti nella persistenza e competitività del biocontrollo in condizioni dinamiche di post-raccolta.
Nei test post-raccolta su frutti naturalmente infettati, nessuno dei trattamenti di biocontrollo ha ridotto l’incidenza della malattia.
Solo Rovral ha ottenuto una riduzione statisticamente significativa, ma modesta. Questo indica che, in presenza di infezioni latenti originate in campo, le applicazioni post-raccolta risultano ineBicaci.
Strategie e conclusioni
I trattamenti pre-raccolta si sono rivelati l’unica strategia biologica in grado di ridurre tali infezioni e diminuire le perdite durante la conservazione.
Lo studio ha mostrato che le condizioni ambientali hanno una forte influenza: le basse temperature post-raccolta hanno rallentato lo sviluppo di M. laxa e favorito gli agenti di biocontrollo.
Tuttavia, una successiva esposizione a temperatura ambiente ha spesso portato ad un ritorno della malattia, segno che i patogeni riescono a prevalere una volta che le condizioni diventano favorevoli.
Di conseguenza, la sola applicazione di biopesticidi non può sostituire completamente una buona gestione della catena del freddo.
In conclusione, lo studio suggerisce che i biopesticidi, in particolare Serenade, B91 e Y126, possano essere strumenti utili in fase pre-raccolta per ridurre le infezioni latenti da Monilinia laxa, soprattutto se applicati poco prima della maturazione, quando il frutto è più suscettibile.
Tuttavia, il loro impiego post-raccolta non è suBiciente a controllare eBicacemente la malattia, e risulta necessario integrarlo con una buona gestione in conservazione (e, dove ammesso, con fungicidi selettivi).
Inoltre, la scelta di ceppi microbici autoctoni, meglio adattati alle condizioni locali, sembra una prospettiva promettente per incrementare l’eBicacia delle strategie di biocontrollo.
Fonte: Rungjindamai, N., JeBries, P., & Xu, X. (2025). EBicacy of biopesticides and fungicides against brown rot on cherry (Prunus avium) and plum (Prunus domestica). Biocontrol Science and Technology, 35(5), 479-499. https://doi.org/10.1080/09583157.2025.2473729
Fonte immagine: Netreefruit
Andrea Giovannini
Università di Bologna
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