Nell’ultima decade, il Cile ha trasformato la ciliegia nel suo coltivo protagonista: un’industria che ha moltiplicato le esportazioni, passando da 12 milioni di dollari (circa 11 milioni di euro) a oltre 1.000 milioni (circa 920 milioni di euro), guadagnando presenza globale e rivoluzionando il proprio calendario agricolo.
Il suo successo combina clima, gestione tecnica e una domanda asiatica esplosiva. Questo modello continua ad aprire possibilità anche per il Perù, specialmente nelle aree altoandine dal clima freddo come Huaraz, la “Svizzera peruviana”.

La crescita dell’industria cilena
Dieci anni fa, le esportazioni cilene di ciliegie erano un’attività piccola e in espansione. Oggi, tra gennaio e ottobre 2025, si sono consolidate come uno dei pilastri del settore frutticolo. In questo periodo, il Cile ha esportato 463.565 tonnellate per 1.846 milioni di dollari (circa 1.698 milioni di euro): cifre che contrastano con le spedizioni di dieci anni prima, quando raggiungevano appena 4,5 tonnellate per 12,2 milioni di dollari (circa 11,2 milioni di euro).
La crescita è stata costante, trainata dalla rapida espansione delle superfici coltivate, dalla tecnificazione volta a ottenere calibri più grandi e consistenti, e dalla solidificazione di un mercato che premia la frutta premium: la Cina.
Questa crescita si riflette anche nella geografia produttiva. Le regioni di O’Higgins, Maule e Valparaíso hanno concentrato la gran parte dell’offerta esportabile. O’Higgins ha rappresentato il 56% del volume totale esportato; Maule il 28%; Valparaíso il 6%.
Queste zone si distinguono per la loro tradizione frutticola, infrastrutture sviluppate e disponibilità di manodopera qualificata, ma soprattutto per un fattore fondamentale: un clima estremamente favorevole a questa coltura.
Grafico 1. Evoluzione annuale delle esportazioni della ciliegia cilena
Il clima: il vero motore produttivo
Il cuore produttivo cileno si trova in zone come O’Higgins, Maule e La Araucanía, regioni ideali non solo per i paesaggi, ma per climi, stagioni marcate e notti fredde.
Queste condizioni permettono di accumulare le ore di freddo necessarie affinché il ciliegio completi il suo riposo invernale, ottenga una fioritura uniforme e produca frutti dal miglior colore, dolcezza e consistenza.
Queste condizioni naturali eccezionali —grazie alla regolazione termica dei nevai della cordigliera delle Ande— favoriscono una crescente produzione; inoltre, presentano un ingrediente aggiuntivo: estati che in alcuni punti toccano i 40 °C, generando un forte contrasto termico.
Grafico 2. Principali regioni esportatrici della ciliegia cilena
Questo alternarsi tra giornate calde e notti fredde è cruciale per ottenere quel rosso profondo richiesto dalla domanda asiatica. Dal punto di vista agronomico, questa coltura richiede tra 800 e 1.500 ore di freddo sotto i 7 °C; senza tale riposo invernale, semplicemente non fiorisce in modo normale.
Confronto con l’industria peruviana del mirtillo
A questo punto, la ciliegia contrasta nettamente con lo sviluppo dell’industria del mirtillo in Perù. A differenza della ciliegia, il mirtillo non dipende da un inverno marcato né da un accumulo significativo di ore di freddo.
Al contrario, la sua adattazione in Perù è stata possibile grazie a varietà a basso fabbisogno di riposo, capaci di produrre in climi caldi e privi di stagionalità, come la costa settentrionale.
Mentre la ciliegia necessita obbligatoriamente di un inverno freddo per completare il ciclo, il mirtillo può essere coltivato in temperature molto più miti, con tecniche orientate al controllo dello stress termico e alla gestione dell’acqua, ma senza necessità di un periodo di riposo profondo.
Queste differenze spiegano perché il Perù è riuscito a scalare il mirtillo rapidamente, superando la barriera dei 1.000 milioni di dollari (circa 920 milioni di euro) nel 2020, pur producendo in zone calde e al livello del mare.
Grafico 3. Comparativa de exportaciones anuales: Cereza chilena vs Arándano peruano (millones de US$)
Un modello replicabile nelle zone altoandine?
In Cile, la ciliegia ha raggiunto lo stesso traguardo nel 2018, ma appoggiandosi a un clima temperato-freddo irriproducibile sulla costa peruviana. Entrambe le colture hanno condiviso una velocità di crescita straordinaria —entrambi hanno superato la soglia del miliardo di dollari in circa otto anni— ma partendo da realtà climatiche totalmente diverse.
Anche se la costa peruviana non possiede le condizioni necessarie, alcune aree del paese potrebbero generarne una parte. Le zone interandine dell’alta sierra settentrionale e centrale, come le aree intorno a Huaraz, presentano caratteristiche favorevoli: notti fredde per gran parte dell’anno, temperature prossime a 0 °C e forte escursione termica.
Per questo motivo, Huaraz è stata soprannominata la “Svizzera peruviana”, una coincidenza climatica che si allinea ai requisiti di riposo invernale del ciliegio.
Tuttavia, replicare il modello cileno implica più che semplici inverni freddi. In Cile, le regioni produttrici non solo accumulano ore di freddo sufficienti, ma sperimentano estati calde, con massime che possono avvicinarsi ai 40 °C.
Soluzioni tecniche e sfide produttive
Questo contrasto termico è determinante per ottenere il colore rosso intenso e la qualità richiesta dal mercato asiatico. Nelle zone altoandine peruviane, sebbene il freddo sia presente, l’elemento del calore estivo non appare naturalmente a causa dell’altitudine e del clima temperato costante.
Ciò significa che il ciclo completo della ciliegia —soprattutto la fase di sviluppo del colore e della consistenza— potrebbe non completarsi pienamente in campo aperto.
Da qui l’idea dell’uso di serre o strutture di controllo termico (come avviene per la fragola d’altura): riprodurre artificialmente una parte dell’accumulo di calore estivo per favorire lo sviluppo del frutto.
Questo compenserebbe le settimane calde mancanti, ma aumenterebbe anche i costi e influenzerebbe la fattibilità economica.
Inoltre, lo sviluppo di una produzione scalabile dipenderà da: stabilità delle ore di freddo tra campagne, disponibilità idrica, gestione delle gelate precoci e capacità logistica per un prodotto delicato che richiede raccolta rapida, pre-refrigerazione, confezionamento e trasporto.
I mercati e la finestra stagionale
Nel breve periodo, il Perù potrebbe puntare a una produzione di nicchia orientata a calibri grandi e mercati premium, più che a uno sviluppo massivo.
Tra gennaio e ottobre 2025, le spedizioni cilene sono arrivate a 62 paesi (2 in più rispetto all’intero 2024), ma uno domina senza rivali: la Cina. In questo periodo ha rappresentato l’87%, con acquisti pari a 402.403 tonnellate per 1.614 milioni di dollari (circa 1.485 milioni di euro), a un prezzo medio di 4,01 dollari/kg (circa 3,69 €/kg).
Dopo la Cina, le esportazioni si sono dirette principalmente verso:
- Stati Uniti (4%, pari a 21.485 t per 76 milioni di dollari – circa 70 milioni di euro)
- Taiwan (1,5%, pari a 4.181 t per 27 milioni di dollari – circa 24,8 milioni di euro, 6,51 dollari/kg – circa 6 €/kg)
La concentrazione della domanda cinese a gennaio deriva dall’associazione della ciliegia ai consumi del Capodanno Lunare, durante il quale le frutta rosse assumono un significato culturale legato alla fortuna.
La ciliegia è una coltura altamente stagionale. Richiede freddo intenso in inverno e calore accumulato in estate. In Cile, questa sequenza avviene naturalmente una volta l’anno, producendo una concentrazione della produzione tra inizio novembre e metà gennaio.
Non esiste possibilità di produzione in altri mesi. Questo allineamento stagionale fa sì che il Cile offra frutta di alta qualità proprio quando in Cina la domanda esplode. Tra dicembre, gennaio e febbraio si esporta il 96% del totale.
Grafico 4. Principali destinazioni delle ciliegie cilene
Prospettive a lungo termine per il Perù
Al contrario, in Perù il clima andino non offre un ciclo termico così netto: il freddo è presente, ma non il calore estivo intenso. Per centrare la finestra redditizia (novembre-gennaio), bisognerebbe quindi ricorrere a strutture termiche che simulino parte del calore estivo.
Per il Perù, la ciliegia non diventerà un grande cultivo nel breve periodo. Tuttavia, esiste un’opportunità concreta nelle zone altoandine (Huaraz, Cajamarca, Cusco).
Il potenziale è reale, a patto di orientarsi verso:
- produzioni di nicchia
- calibri grandi
- finestre vicine a dicembre-inizio gennaio
- infrastrutture tecniche e climatiche specializzate
Il caso cileno dimostra che una coltura può diventare settore strategico quando clima e tecnologia lavorano insieme. Per il Perù, il potenziale c’è, ma resta da definire il percorso per convertirlo in una realtà commerciale.
Fonte: freshfruit.pe
Fonte immagini: Fresh Fruit
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