Gelo in Ungheria: raccolto di ciliegie al minimo da 25 anni

27 mag 2025
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La stagione delle ciliegie ungheresi è compromessa: l’ondata di gelo primaverile ha colpito duramente le coltivazioni, con perdite fino al 90% in alcune aree. È la peggiore annata degli ultimi 25 anni.

Raccolto decimato: colpo durissimo

Una primavera amara per la filiera cerasicola in Ungheria. Nonostante le misure preventive contro le gelate annunciate, l’ondata di freddo che ha investito il Paese all’inizio di aprile ha causato danni devastanti. Secondo quanto riportato dall’associazione FruitVeB, che rappresenta il settore ortofrutticolo ungherese, il raccolto 2025 sarà tra i più scarsi dell’ultimo quarto di secolo.

A soffrire maggiormente sono state le province di Pest, Heves e Szabolcs-Szatmár-Bereg, aree storicamente vocate alla coltivazione delle ciliegie. Le temperature, precipitate fino a -8°C, hanno compromesso quasi il 90% delle superfici frutticole, ad eccezione di poche zone più riparate, come l’area del Lago Balaton.

Un settore già fragile

La cerasicoltura ungherese, già soggetta a forti oscillazioni produttive e a un calo progressivo delle superfici coltivate – oggi ridotte a circa 2.500 ettari – è composta per l’80-90% da impianti semi-intensivi, più vulnerabili agli eventi climatici estremi. La mancanza di manodopera e l’elevato costo degli investimenti necessari per innovare i sistemi di coltivazione rendono il comparto ancora più esposto.

A peggiorare il quadro, la cosiddetta “gelata trasportata” – un fenomeno difficile da contrastare anche con i sistemi antibrina più avanzati – ha vanificato ogni tentativo di protezione, lasciando campo libero ai danni.

Ripercussioni sul mercato

In annate normali, la produzione ungherese di ciliegie si attesta tra le 10.000 e le 12.000 tonnellate. Nei peggiori anni di gelo, come il 2020 e il 2021, si è scesi sotto le 5.000. Per il 2025, gli esperti prevedono una situazione analoga, se non peggiore, con perdite che in molte zone superano l’80%.

Anche il commercio estero ne risentirà: l’export e l’import di ciliegie ungheresi – tradizionalmente compresi tra 1.200 e 2.000 tonnellate – subiranno forti contrazioni.

Uno scenario che impone un cambio di rotta

Il drammatico bilancio di questa stagione mette in evidenza l’urgenza di trasformare le modalità produttive, investendo in impianti più resilienti e tecnologicamente avanzati. Ma senza adeguato sostegno economico e politiche mirate, il rischio è l’abbandono progressivo di una delle produzioni simbolo del frutteto ungherese.

Intanto, i consumatori dovranno prepararsi a una disponibilità molto limitata di ciliegie e, con ogni probabilità, a un’impennata dei prezzi al dettaglio.

Fonte testo e immagine: hungarytoday.hu


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