Drosophila Suzukii e il rischio di resistenza agli insetticidi

02 giu 2025
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È logico supporre che un insetto considerato parassita nel proprio luogo d’origine sia stato esposto a tutti gli insetticidi autorizzati per il suo controllo, il che rende plausibile che abbia sviluppato una resistenza – o almeno un certo grado di resistenza – ai prodotti più utilizzati.

La mosca dalle ali macchiate (Drosophila suzukii Matsumura; Diptera: Drosophilidae) rappresenta oggi il parassita più distruttivo per la frutticoltura tra quelli introdotti in Cile negli ultimi decenni. I danni che provoca hanno portato, negli ultimi anni, a un uso quasi irrazionale di insetticidi sintetici, creando le condizioni ideali per lo sviluppo della resistenza.

L’arrivo di una nuova specie di insetto in un Paese o territorio, in assenza di predatori naturali in grado di regolarne la popolazione, comporta fin da subito danni di rilievo economico.

Di conseguenza, gli enti governativi competenti – in Cile il Servicio Agrícola y Ganadero (SAG) – si vedono costretti a rilasciare autorizzazioni temporanee per l’uso di insetticidi provenienti da diverse aziende, anche in assenza della registrazione prevista per legge, al fine di contrastare la nuova infestazione.

Pratiche e conseguenze dell'impiego

Sebbene si tratti di una prassi diffusa a livello globale, presenta un notevole svantaggio: non tiene conto dello storico chimico della specie nel suo luogo d’origine. In altre parole, è lecito ritenere che un insetto già classificato come parassita nel proprio Paese sia stato sottoposto a trattamenti con tutti gli insetticidi disponibili, sviluppando così resistenza – o un primo stadio di essa – ai principi attivi più comuni.

Quando una nuova infestazione viene rilevata per la prima volta in un Paese, oltre a procedere alla corretta identificazione della specie e a studiarne i potenziali danni e le opzioni di controllo biologico, chimico, fisico ed etologico, è fondamentale che le autorità valutino anche i casi di resistenza segnalati in altre aree del mondo e tengano in considerazione eventuali fallimenti nel controllo, anche se non formalmente documentati.

Questo aspetto è particolarmente rilevante in riferimento alla zona di provenienza della specie infestante, poiché è probabile che molti degli insetticidi autorizzati in quel Paese lo siano anche nel Paese dove la presenza è stata rilevata per la prima volta.

È quindi logico ipotizzare che l’insetto abbia già sviluppato un certo grado di “tolleranza” ai prodotti in questione. Inoltre, il Cile – come la maggior parte dei Paesi dell’America Latina – è un importatore di agrofarmaci e non sviluppa insetticidi propri. Le opzioni disponibili sul mercato saranno quindi le stesse reperibili anche altrove, poiché le aziende produttrici e distributrici operano su scala globale.

Figura 1. Processo selettivo degli individui resistenti in una popolazione. 

La resistenza agli insetticidi

All’inizio dello sviluppo degli insetticidi sintetici, si pensava che la resistenza fosse dovuta esclusivamente a pratiche gestionali errate. Secondo Metcalf e Metcalf (1939) – e le loro edizioni fino agli anni Novanta – il problema poteva essere risolto mediante rotazione dei gruppi chimici. Oggi, tuttavia, questo approccio è considerato superato.

Il primo caso documentato di resistenza risale al 1914: la cocciniglia di San José (Quadraspidiotus perniciosus Comstock: Diaspididae) sviluppò resistenza al polisolfuro di calcio in diverse zone dello Stato di Washington, USA (Melander, 1914).

Tuttavia, nei decenni successivi, la maggior parte dei casi si è verificata in zanzare vettori di dengue e malaria, e la prima definizione formale di resistenza è stata fornita dagli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità:

“La capacità di una razza di insetti di tollerare dosi di composti tossici che risultano letali per la maggior parte della popolazione” (Brown, 1958).

Definizioni ed evoluzioni

L’Insecticide Resistance Action Committee (IRAC – www.irac.org) definisce la resistenza agli insetticidi come:

“Un cambiamento ereditabile nella sensibilità di una popolazione di insetti parassiti, che si manifesta con il ripetuto fallimento di un insetticida, applicato correttamente, nel raggiungere i livelli attesi di controllo”.

Rodríguez et al. (2002) forniscono invece una definizione dal punto di vista agronomico, affermando che:

“La resistenza corrisponde alla selezione di un carattere genetico ereditabile la cui espressione fenotipica comporta il fallimento, in campo, della dose minima originariamente efficace”.

Questo aspetto è particolarmente rilevante, poiché una pratica comune tra i produttori è quella di aumentare la dose non appena quella raccomandata inizia a perdere efficacia.

Perciò, una prima misura in un approccio razionale alla gestione della resistenza dovrebbe essere quella di sostituire l’insetticida, non appena inizia a dare segni di inefficacia, con uno appartenente a una classe chimica completamente diversa.

Generalmente si assume che la resistenza sia dovuta a una sovrapproduzione di enzimi in grado di metabolizzare gli insetticidi prima che questi possano esercitare la loro tossicità. Tuttavia, la situazione è più complessa, poiché si tratta di un processo microevolutivo e preadattativo.

Ciò significa che gli individui tolleranti sono già presenti all’interno della popolazione, sebbene in percentuali molto basse, variabili tra 10⁻⁸ e 10⁻⁵ (Whitten e McKenzie, 1982). L’applicazione frequente e irrazionale di insetticidi non fa altro che selezionare questi individui: elimina i suscettibili e favorisce la diffusione dei tolleranti, che col tempo diventano predominanti (Figura 1).

Tipi di resistenza

Esistono due principali tipi di resistenza: metabolica e non metabolica (Lagunes e Villanueva, 1994; Yu, 2014). La resistenza non metabolica comprende meccanismi che impediscono all’insetticida di raggiungere il sito d’azione alla concentrazione necessaria per essere letale.

Tra questi meccanismi rientrano:

  • la riduzione della penetrazione dovuta a un ispessimento dell’esoscheletro;
  • la resistenza comportamentale, per cui l’insetto “impara” a evitare aree trattate con insetticidi (Lagunes e Villanueva, 1994).

Questi meccanismi, da soli, raramente conferiscono resistenza completa, ma spesso si combinano a meccanismi metabolici per potenziarne l’efficacia.

Resistenza metabolica

La resistenza metabolica si manifesta principalmente attraverso due meccanismi: l’aumento del metabolismo e l’insensibilità del sito attivo (ISA) (ffrench-Constant, 2013).

Nel primo caso, l’insetto possiede un numero maggiore o versioni più attive di enzimi capaci di metabolizzare i composti xenobiotici, impedendo così l’accumulo dell’insetticida a livelli tossici (Yu, 2014).

Tra questi enzimi figurano:

  • le esterasi, che degradano composti come organofosfati e carbammati;
  • le ossidasi a funzione multipla (FOM), mediate dal citocromo P450, che agiscono su piretroidi e regolatori di crescita;
  • le glutatione-S-transferasi (GST), efficaci contro organofosfati e DDT (Pavlidi et al., 2018).

Il secondo meccanismo, l’insensibilità del sito attivo (ISA), comporta una modifica del punto in cui l’insetticida dovrebbe legarsi. Quando il sito subisce una variazione, la molecola non riesce più ad agganciarsi, perdendo così la sua efficacia tossica (Tabashnik, 1994).

Questo fenomeno è stato osservato nella resistenza alle proteine entomotossiche Cry e Vip di Bacillus thuringiensis Berliner e nella cosiddetta resistenza knockdown (kdr) ai piretroidi (Ferré e Van Rie, 2002).

Immagine 1

Drosophila suzukii e la resistenza

Come tutti gli insetti parassiti sottoposti a trattamenti frequenti, anche Drosophila suzukii è in grado di sviluppare resistenza, soprattutto quando gli insetticidi sono utilizzati come unica strategia di controllo.

I ditteri (mosche, zanzare, tafani ecc.) presentano in generale un potenziale biotico elevato, caratterizzato da:

  • cicli brevi (fino a 13 generazioni a stagione per D. suzukii),
  • elevata prolificità,
  • grande adattabilità ambientale,
  • riproduzione sessuata, che facilita la comparsa e diffusione di mutazioni favorevoli come la tolleranza agli insetticidi.

La Arthropod Pesticide Resistance Database (APRD) della Michigan State University (https://www.pesticideresistance.org) riporta che negli Stati della California e della Georgia, sono stati registrati 37 casi di resistenza in D. suzukii a tre principi attivi: bifentrina (piretroidi), zeta-cipermetrina (piretroidi) e spinosad (spinosine).

Tuttavia, la letteratura specialistica evidenzia numerosi altri casi.

Studi e rilevazioni

Ad esempio:

  • Bruck et al. (2011) hanno valutato insetticidi di contatto appartenenti a diversi gruppi chimici, evidenziando che i neonicotinoidi, sia in laboratorio che in campo, risultano meno efficaci rispetto a organofosfati, piretroidi e spinosine.
  • Mishra et al. (2017) hanno riscontrato differenze di suscettibilità tra popolazioni raccolte nelle contee di Clarke e Pierce (Georgia), con esemplari di Pierce significativamente meno sensibili a zeta-cipermetrina, malatione e spinosad rispetto a quelli di Clarke.
  • Van Timmeren et al. (2018), dopo tre anni di monitoraggio continuo, hanno osservato una diminuzione significativa della suscettibilità a zeta-cipermetrina e metomil, e una lieve riduzione per malatione e spinoteram.
  • Deans e Hutchinson (2022) hanno confermato che le popolazioni di D. suzukii in tre località del Minnesota hanno il potenziale di sviluppare rapidamente resistenza a zeta-cipermetrina e spinosad.

Sensibilità di Drosophila suzukii

Per quanto riguarda la sensibilità ai bioinsetticidi, Gress e Zalom (2018) hanno rilevato che lo spinosad — insetticida ampiamente usato nell’area di Watsonville (California) nei frutteti di piccoli frutti biologici — mostrava valori di CL50 (Concentrazione Letale 50%) sette volte superiori rispetto alle zone dove il prodotto non veniva impiegato.

Va sottolineato che Watsonville è stata la prima località in cui D. suzukii è stata rilevata, suggerendo quindi un caso di resistenza incipiente. Inoltre, Disi et al. (2021) hanno dimostrato che, in laboratorio, D. suzukii sviluppa alti livelli di resistenza dopo sole 11 generazioni trattate con spinosad.

Secondo Deans e Hutchinson (2022), la situazione è particolarmente problematica perché lo spinosad è l’unico insetticida ad aver mostrato efficacia come alternativa biologica.

In Cile non sono ancora stati condotti studi sulla resistenza di D. suzukii, ma ciò non implica che non esistano popolazioni resistenti: semplicemente nessuno le ha ancora cercate. È dunque essenziale che l’uso di insetticidi segua una strategia volta a minimizzare il rischio di sviluppo della resistenza.

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Gestione della resistenza

Un Programma di Gestione della Resistenza (PMR) è definito come la scienza (e l’arte) di applicare strategie per mantenere i geni di resistenza nella popolazione a livelli tollerabili (Georghiou, 1986).

Il PMR fa parte della Gestione Integrata dei Parassiti (IPM) e inizia con l’impiego di tutte le strategie non chimiche disponibili: controllo biologico, genetico, etologico, fisico, culturale e legale (quarantene). L’obiettivo è ridurre l’incidenza della piaga e quindi limitare il ricorso agli insetticidi.

Controllo biologico

È errato credere che il controllo biologico sia sempre incompatibile con l’uso di insetticidi sintetici. Al contrario, è un metodo pulito e sostenibile che può contribuire a ridurre la popolazione dei parassiti e la necessità di trattamenti chimici.

Più elevata è la presenza di nemici naturali in un agroecosistema, minore sarà l’incidenza della piaga e l’uso di insetticidi, riducendo così anche il rischio di resistenza.

Tuttavia, le specie invasive come D. suzukii, una volta introdotte in un nuovo Paese, non incontrano predatori naturali, causando gravi danni.

In Cile, l’INIA (Istituto di Ricerca Agraria) sta studiando il controllo biologico di D. suzukii presso le stazioni di La Cruz e Quilamapu, utilizzando il parassitoide Pachycrepoideus vindemmiae, un ectoparassitoide che attacca le pupe della mosca.

I risultati iniziali (Dancau et al. 2016; Da Silva et al. 2019) fanno sperare in un buon insediamento del parassitoide nel territorio cileno.

Tabella 1. Insetticidi autorizzati dal Servizio Agricolo e Zootecnico (SAG) per il controllo di Drosophila suzukii, classificati secondo i criteri del Comitato di Azione contro la Resistenza agli Insetticidi (IRAC).

Misure culturali e pratiche

Riduzione dell’incidenza

Le buone pratiche agronomiche quotidiane possono ridurre significativamente la pressione del parassita.

Leach et al. (2017) hanno dimostrato che raccogliere i frutti ogni due giorni, anziché ogni tre, riduce notevolmente la presenza di larve nei frutti. È inoltre raccomandato:

  • raccogliere e distruggere i frutti sovramaturi, danneggiati o caduti,
  • imbustarli in sacchetti trasparenti e interrarli, eliminando fino al 90% delle larve.

Monitoraggio

Il monitoraggio è cruciale per l’IPM. Permette di conoscere la reale dimensione della popolazione infestante e di evitare applicazioni inutili basate su calendari fissi.

Per D. suzukii esistono trappole commerciali e alternative fai-da-te con sidro o aceto di mele (SAG, 2019), anche se queste ultime sono poco selettive, rendendo difficile l’identificazione dell’insetto.

Uso razionale degli insetticidi

Secondo Caprile et al. (2011), è essenziale eliminare gli adulti prima della deposizione delle uova, poiché gli insetticidi non agiscono sulle larve già presenti nei frutti.

In Cile, molti produttori utilizzano ancora applicazioni calendarizzate, una strategia inefficace che aumenta la pressione selettiva e i rischi legati a:

  • contaminazione ambientale,
  • intossicazioni,
  • residui nei frutti.

Regola di base: applicare gli insetticidi solo quando le trappole iniziano a catturare D. suzukii. Applicare prima aumenta i costi, farlo dopo ne riduce l’efficacia.

Un prodotto efficace può eliminare il 90% degli individui presenti, ma farlo su 10 esemplari è diverso che su 100 o 1.000.

Per questo è fondamentale affiancare al controllo chimico strategie complementari, come il controllo biologico.

Ulteriori raccomandazioni

Usare solo insetticidi autorizzati dal SAG e seguire una rotazione basata sui criteri IRAC, che classificano i prodotti secondo il meccanismo d’azione e la resistenza sviluppata.

La Tabella 1 dell’articolo elenca i 38 prodotti autorizzati in Cile per il controllo di D. suzukii.

Evitare l’uso dei prodotti più efficaci in caso di basse infestazioni. Se si sviluppa resistenza verso il “prodotto di punta”, questo diventa inutilizzabile, con conseguenze gravi in un mercato — come quello cileno — limitato nella varietà di insetticidi disponibili.

Sebbene l’esistenza di 38 principi attivi possa sembrare sufficiente, un’analisi dettagliata mostra che le alternative effettivamente praticabili sono molto più ridotte.

Figure 2 e 3: Sito web per il download dell’app IRAC per la gestione degli insetticidi in base al meccanismo di resistenza, disponibile sulla sua pagina ufficiale. Disponibile su: https://irac-online.org/mode-of-action/mobile-applications - Pagina di Google Play per il download dell’app IRAC per la gestione degli insetticidi secondo il meccanismo di resistenza. Disponibile su: https://play.google.com/store/apps/details?id=irac.moa&hl=es_CL 

Piretrodi e neonicotinoidi

In Cile, i piretrodi, con 12 formulazioni commerciali, e i neonicotinoidi, con 8 formulazioni, a cui si aggiungono due prodotti misti (piretroide + neonicotinoide), costituiscono complessivamente il 61% degli insetticidi autorizzati (Tabella 1).

Questo significa che, pur essendo il mercato nazionale vario in termini di quantità di prodotti, resta limitato in termini di diversità chimica. Dato che il Paese è un importatore di principi attivi, è fondamentale gestire con razionalità gli insetticidi disponibili per evitare di perdere efficacia contro Drosophila suzukii.

Bioinsetticidi: un'alternativa preziosa

Un quarto aspetto cruciale riguarda i bioinsetticidi di origine vegetale o microbica, anch’essi autorizzati dal SAG per il controllo di D. suzukii. Tra questi si annoverano:

  • Neem (Azadirachta indica),
  • Capsaicina, principio attivo del peperoncino,
  • funghi entomopatogeni come Beauveria bassiana e Paecilomyces fumosoroseus.

Questi prodotti non devono essere valutati secondo i criteri dei fitofarmaci sintetici, perché:

  • sono meno persistenti,
  • meno efficaci in campo aperto,
  • ma molto meno soggetti a provocare resistenza, data la complessità della loro composizione.

Per agevolarne l’impiego nelle rotazioni anti-resistenza, si consiglia:

  • di applicarli in presenza di bassa densità di infestazione,
  • e con trattamenti più frequenti, data la minore residualità.

L’uso dei rifugi

I rifugi sono un strumento strategico per la gestione della resistenza, poiché conservano nella popolazione i geni di suscettibilità. Si tratta di:

  • piante spontanee (es. infestanti),
  • o piante attrattive intenzionalmente lasciate nell’agroecosistema, perché preferite dalla piaga per nutrirsi o riprodursi (Rodríguez et al., 2022).

Finché l’insetto resta nel rifugio:

  • non danneggia il raccolto,
  • e non viene esposto agli insetticidi, rimanendo suscettibile.

Se un individuo resistente si accoppia con uno suscettibile del rifugio, avviene una diluizione genetica della resistenza, rallentandone significativamente lo sviluppo.

In Cile, uno dei temi più discussi riguarda la gestione della zarzamora (rovo selvatico): alcuni esperti ritengono possa fungere da rifugio, ma serve estrema disciplina nella gestione dei frutteti affinché non diventi un focolaio permanente. Per questo, molti produttori preferiscono la sua eradicazione totale dal campo.

Figura 4. A. Ícono de la app de IRAC en el teléfono.  B y C. Interfaz de la app con el usuario. 

Tecnologie digitali a supporto

Oggi, la protezione delle colture può contare su numerose tecnologie: droni, immagini satellitari, sistemi di irrorazione avanzati, nuove formulazioni fitosanitarie.

Nel contesto della resistenza agli insetticidi, uno strumento semplice ma cruciale è l’applicazione IRAC, che classifica gli insetticidi per meccanismo di azione e resistenza.

L’app IRAC:

  • è scaricabile dal sito IRAC o da Google Play/Apple Store,
  • funziona su Android e iOS,
  • permette di evitare l’uso consecutivo di prodotti con lo stesso meccanismo d’azione, riducendo il rischio di selezione di ceppi resistenti.

Una volta installata:

  • compare nella schermata del telefono (figura 4A),
  • mostra i gruppi di insetticidi IRAC (figura 4B),
  • e selezionando un gruppo, visualizza tutti i prodotti con meccanismo simile (figura 4C).

Ad esempio, scegliendo i neonicotinoidi (Gruppo 4), l’app indica i prodotti da evitare nella rotazione successiva.

Essendo aggiornata regolarmente, l’app rappresenta una guida dinamica e affidabile nella pianificazione delle strategie fitosanitarie.

Un approccio olistico

Per garantire la sostenibilità delle produzioni agricole e limitare l’emergere di resistenze in Drosophila suzukii, è essenziale attuare un piano integrato di gestione dei parassiti (IPM).

Questo approccio deve combinare:

  • controllo biologico,
  • genetico,
  • etologico,
  • fisico,
  • culturale,
  • e legale.

L’uso razionale degli insetticidi, fondato su:

  • monitoraggio puntuale,
  • rotazioni a basso rischio,
  • e l’adozione di tecnologie avanzate,

è fondamentale per evitare il collasso delle strategie di difesa.

In sintesi: solo un approccio olistico, multidisciplinare e proattivo potrà contrastare efficacemente la minaccia rappresentata dalla resistenza agli insetticidi, tutelando al contempo redditività, sicurezza e sostenibilità delle colture.

Fonte testo e immagini: mundoagro.cl

Gonzalo Silvia Agazo
Mundoagro


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