Il segmento Biodinamico è ancora una realtà di nicchia nel territorio italiano, ancor più nel comparto della ciliegia. Tuttavia, questo tipo di approccio alla coltivazione produce risultati interessanti anche per un frutto delicato come la ciliegia, come dimostra il progetto dell'azienda agricola Simonetta a Lizzano di Cesena.
Il titolare Enzo Trapani e sua moglie Simonetta hanno sviluppato, congiuntamente ad Apofruit e Almaverde Bio, un ceraseto interamente dedicato alla produzione biodinamica, che si estende su 12 ettari per oltre 50 tonnellate di raccolto l'anno.
Foto 1 - Enzo e Simonetta Trapani
"La nostra azienda si colloca nelle colline cesenate, con un terreno coltivato di 17 ettari. Di questi, 12 sono dedicati interamente alla produzione di ciliegie con una produzione interamente basata sull'approccio biodinamico. Ovviamente ci sono state diverse valutazioni e considerazioni durante la messa a produzione dell'impianto, prima fra tutte la necessità d'acqua, che anni fa siamo stati in grado di portare qui in questa zona per l'irrigazione".
"A questa poi si sono aggiunte tutte le criticità e le differenze che riguardano il Biodinamico in senso stretto come la fertilizzazione e gli aspetti fitosanitari".
Che scelte sono state fatte a livello varietale e che impatto hanno avuto queste scelte nei confronti di un approccio Biodinamico?
"Per quanto riguarda la questione varietale ci siamo affidati interamente alle varietà Sweet. Da Sweet Aryana, a Sweet Lorenz a Saretta sono tutte varietà che si prestano molto bene per questo tipo di coltivazione. Lo scorso anno poi abbiamo valutato un investimento di 1400 piante di Sweet Dave, che è stato ripetuto quest'anno con 800 piante della stessa varietà".
"Nell'ottica biodinamica non posso dire che siano le uniche varietà adatte al tipo di coltivazione, ma non è stata una decisione strettamente legata all'aspetto agronomico. È proprio una decisione legata al frutto. Parliamo di un prodotto di grado elevato, valido e ricercato: calibro alto, polpa croccante, con proprietà ottime non solo dal punto di vista organolettico ma anche estetiche".
Qual è la tipologia di impianto utilizzata?
"Tutte le varietà sono innestate su portinnesti nanizzanti Gisela 6, con una densità di 1.250 alberi per ettaro. Per assicurarci un buon raccolto ovviamente utilizziamo coperture antipioggia monofila, alle quali abbiamo aggiunto anche le coperture anti insetto che racchiudono le piante fino al terreno una volta aperte. Questa misura è necessaria anche per ovviare al problema ormai comune a tutto il settore della Drosophila, senza chiusura totale si può fare davvero poco".
Parlando di rendita invece, a quanto ammonta la produzione di un impianto di questo tipo?
"Partiamo dal presupposto che, rispetto ad un segmento standard, con il biodinamico non possiamo pretendere una quantità di produzione simile. Tuttavia, le soddisfazioni sono tante, anche a livello di numeri. L'anno scorso, per esempio previsione del raccolto si aggirava oltre le 50 tonnellate. Purtroppo per via di alcune complicazioni, soprattutto dalla non uniformità dell raccolto, siamo stati oltre le 30 tonnellate".
"Quest'anno, purtroppo, per via delle pessime condizioni climatiche non siamo andati oltre le 12 tonnellate di raccolto. La pioggia ha rovinato veramente una stagione dalle grandi potenzialità. Senza le coperture non avremmo nemmeno messo mano sulle piante".
Quali criticità affrontate e quali, in futuro, si prevedono?
"Credo ormai sia risaputo che l'approccio biodinamico da un'elevata importanza al terreno più che all'aspetto fitosanitario. L'obiettivo è quello di non utilizzare nessun prodotto chimico, ma basare tutto il lavoro su prodotti del tutto naturali. Ad esempio, per concimare utilizziamo solo prodotti naturali, come letame di mucca o fertilizzanti fogliari, principalmente quello di ortica. L'ortica viene anche utilizzata come antiafide".
"Questo ovviamente permette di coltivare secondo un processo sostenibile e rispettoso dell'ambiente, ma d'altro canto comporta anche determinati svantaggi verso le problematiche di coltura moderna. Per quanto ci riguarda, però, anche a livello varietale non abbiamo riscontrato grossi problemi. L'unico appunto, forse, può essere una percentuale maggiore di cracking per via della croccantezza delle varietà Sweet".
"Ancora, credo che un altro grande problema moderno, quello della manodopera, possa essere totalmente evitato grazie ai nuovi portinnesti nanizzanti. Non avendo piante di grandissime dimensioni non è nemmeno necessario impiegare strumentazioni particolari. Raccogliamo tutto da terra. Questo contribuisce a due fattori molto importanti: in primis attrae maggiormante le persone durante il periodo di raccolta, ma soprattutto non è necessario impiegare nemmeno lavoratori con particolari tipi di esperienza perchè non serve utilizzare scale o attrezzature particolari per raccogliere in queste condizioni".
"Per quanto riguarda l'area geografica, invece, in queste zone il territorio e i terreni sono anche argillosi e sabbiosi, quindi un eventuale problema potrebbe presentarsi per la poca flessibilità dei concimi utilizzabili. Ma anche in quel caso, lavoriamo molto bene su cumulo e fertilizzanti. La preparazione inizia già ad ottobre, la concimazione nel periodo primaverile. Avendo varietà precoci e medio-precoci dobbiamo essere pronti per raccogliere già a inizio maggio. Quest'anno, abbiamo finito l'8 giugno".
"Al contrario di quanto si potrebbe pensare, però, le soddisfazioni che riceviamo da una produzione come questa sono impagabili. Raccogliamo un prodotto unico. In Italia, se non erro, ci sono in tutto 30 ettari di ceraseti biodinamici e noi rappresentiamo 12 di questi ettari".
"Siamo molto contenti di portare in tavola un prodotto davvero mirabile, sia per qualità gustative che estetiche, supportato anche dalla totale mancanza di prodotti fitosanitari: parliamo di un prodotto sano e al contempo sostenibile, prerogativa secondo noi davvero importante al giorno d'oggi".
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