Prima di iniziare l’analisi dobbiamo fare una pausa di riflessione e chiederci quali connotati dovrà avere la cerasicoltura del futuro. Se pensiamo a una coltivazione del ciliegio in un determinato bacino di produzione come settore trainante per l’economia agricola o ad una cerasicoltura locale, a KM0. Io sono convinto che non possiamo limitarci a pensare ad una cerasicoltura che si accontenta di un mercato prettamente localizzato.
Quali sfide vanno affrontate? Riflettendo su una cerasicoltura che guarda al futuro e sia trainante per l’economia agricola le sfide da affrontare riguardano i costi della manodopera e la sua reperibilità, i costi di impianto per l’installazione di dispositivi di protezione dalle avversità biotiche e abiotiche e dai cambiamenti climatici, le emergenze sanitarie e l’accorpamento e omogeneizzazione delle produzioni.
Manodopera
Come è noto i costi in frutticoltura sono dati in media per il 50% dalle spese di manodopera e in cerasicoltura questa percentuale aumenta in maniera sostanziale. Pertanto, paesi limitrofi con spese di manodopera inferiori anche del 30-40% (pari circa a 6-8 €/ora in meno), e con normative meno rigide che quelle nazionali, hanno costi molto inferiori ai nostri, divenendo competitori molto forti alle nostre produzioni.

Altro punto critico su questa tematica riguarda la reperibilità di personale qualificato per le operazioni di potatura e raccolta, problematica che è diventata una vera e propria emergenza. Questa situazione si è aggravata negli ultimi anni con l’entrata in crisi di altre coltura, tipo susine e pere, che alimentavano un flusso di manodopera per l’intera stagione estiva da maggio a ottobre mentre ora, nelle nostre aree produttive il fabbisogno di manodopera è concentrato ai soli mesi di maggio e giugno.

Costi degli impianti
I nostri maggiori concorrenti operano in zone con climi semiaridi (basta andare in Spagna per notare che le campagne sono verdi solo dove arriva l’irrigazione…) e meno piovosi dei nostri. In queste condizioni, abbinate a agevolazioni che hanno sui sistemi di difesa passiva, consentono a queste realtà di fare impianti senza le spese di strutture di protezione, il che si traduce in minori costi sia di ammortamento che di manutenzione.

Va inoltre ricordato che le strutture antipioggia o multitasking hanno effetti variabili da zona a zona, modificando il microclima in cui si opera e portando talvolta anche a effetti indesiderati, come una maggiore umidità, attacchi di acari e non da ultimo modifiche alla consistenza e alla qualità dei frutti.
Emergenze fitosanitarie
Con lo sviluppo degli scambi commerciali si sono importati anche alcuni insetti che hanno modificato le strategie di lotta fitosanitaria di varie coltura, come ad esempio la cimice asiatica e il moscerino Drosophila suzukii. Questa emergenza si è aggravata dal ritiro dal mercato di prodotti strategici per la lotta fitosanitaria.
Per salvarsi da tali avversità si è ricorso a strutture di protezioni con reti antinsetto, sia monoblocco che monofila, strutture che condizionano pesantemente i costi di produzione e la gestione del frutteto.

Accorpamento e omogenizzazione dell’offerta
Un grosso handicap della cerasicoltura emiliana è quello di usufruire di un panorama varietale molto ampio con un calendario di raccolta piuttosto ristretto. Di conseguenza, sia le cooperative che i commercianti per poter disporre nello stesso momento di quantitativi di merce sufficienti devono accorpare molte varietà, spesso con caratteristiche molto diverse tra loro.
Negli anni recenti hanno perso di importanza sia i mercati generali sia quelli rionali e stanno scomparendo anche i negozi di alimentari classici. Al loro posto è cresciuta la GDO, accorpando l’offerta e di conseguenza anche la domanda. Tali entità, forti del loro potere contrattuale, condizionano pesantemente il mercato e il mondo produttivo, al momento, non è riuscito a creare strutture o enti che riescono a scalfire il potere di tali soggetti.

Professionalità degli operatori
Detto ciò si evince che la cerasicoltura emiliana, e anche in parte quella nazionale, è riuscita a non soccombere forte di una professionalità non comune dei propri addetti. Tale capacità si evidenzia anche analizzando i dati dei prezzi realizzati dai nostri esportatori, nettamente più alti di quelli realizzati dagli esportatori dei paesi europei o asiatici nostri concorrenti.
La ricetta finale
Di conseguenza è bene tenere sotto controllo i costi, ottimizzare le rese a ettaro, ma non dimentichiamoci della qualità che non è solo sinonimo di pezzatura ma è anche consistenza, brillantezza, aroma e zuccheri. Se perdiamo la nostra capacità di fare qualità e ci confondiamo coi prodotti di massa abbiamo sicuramente perso in partenza.
Romano Amidei
Consulente tecnico, Vignola (Italia)
Cherry Times - Tutti i diritti riservati