Il rilancio della cerasicoltura pugliese passa anche dalle nuove forme di allevamento

31 dic 2025
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Nonostante superfici in calo, clima e fitopatie, il ciliegio in Puglia può ancora rappresentare una scelta redditizia e sostenibile. Soprattutto se accompagnata da scelte tecniche mirate e da una nuova generazione di portinnesti.

Dopo un promettente periodo di espansione e ottime remunerazioni di mercato, trainato da numerose introduzioni varietali e dall’innovazione nei sistemi d’impianto e di copertura, la coltura del ciliegio in Puglia ha subito una battuta d’arresto, soprattutto in termini di superfici impiantate.

Un andamento in controtendenza rispetto a quanto si osserva a livello internazionale e nelle regioni settentrionali del Paese, dove la coltura del ciliegio continua a espandersi e a rinnovarsi.

Le cause di questa crisi, che ha interessato in particolare la cerasicoltura del Sud, sono molteplici: l’invecchiamento degli impianti, il calo delle produttività, l’aumento dei costi di gestione, la crescente incidenza di avversità biotiche e abiotiche (come marciumi radicali, Drosophila suzukii e cracking), la carenza di presidi fitosanitari efficaci e l’impatto dei cambiamenti climatici.

Il nodo del portinnesto per il ciliegio

Eppure, nonostante le difficoltà, la redditività del ciliegio continua a mantenersi elevata. La coltura rimane, dunque, una scelta agronomica strategica, grazie alla rusticità della specie e alla sua adattabilità a condizioni di scarsa disponibilità di input produttivi, soprattutto idrici.

Nelle aree meridionali, la scelta del portinnesto è attualmente quasi obbligata e ricade sul magaleppo (Prunus mahaleb), sia nella forma da seme che in quella micropropagata.

Questo portinnesto ha mostrato il miglior adattamento a suoli con pH elevato, alto contenuto di calcare attivo, forte presenza di scheletro e carenza idrica. Tuttavia, presenta una vigoria elevata, opposta a quella dei nuovi portinnesti introdotti sul mercato (come la serie Gisela), progettati per combinare bassa vigoria ed elevata efficienza produttiva.

Diverse iniziative private, promosse da vivai specializzati, stanno valutando l’adattamento di questi nuovi portinnesti alle condizioni pedoclimatiche del Mezzogiorno. In attesa dei risultati, la gestione della vigoria del magaleppo, finalizzata a mantenere elevata la produttività, rappresenta oggi la principale sfida tecnica per produttori e tecnici.

Gestione della chioma e ruolo dei dardi

Tra gli aspetti fondamentali per la buona riuscita della coltura rientra la gestione della chioma, che deve restare in equilibrio con la carica produttiva e con l’apparato radicale.

I principali organi produttivi del ciliegio sono i dardi, piccole formazioni pluriennali che rimangono produttive nel tempo se ben illuminate e correttamente gestite. Affinché le piante entrino precocemente in produzione, è necessario favorire una rapida formazione dei dardi, riducendo gli interventi che stimolano eccessivamente la vegetazione e favorendo invece la maturazione e l’invecchiamento delle strutture formate.

Il vaso multiasse: una via per il rilancio

Per dare nuovo impulso alla coltura, che conserva un alto potenziale produttivo ed economico, si propone una modalità di allevamento capace di contenere la vigoria e anticipare la produzione: il vaso multiasse.

Questo sistema prevede una potatura lunga, in cui le branche non vengono raccorciate, e interventi di piegatura moderati sui rami principali. In questo modo si ottiene un anticipo nella messa a frutto, grazie alla più rapida differenziazione dei dardi.

Le branche, mai capitozzate, restano flessibili e facili da gestire, consentendo la raccolta da terra o con l’ausilio di piccole scale.

A seconda del portamento varietale, si possono impostare sin dal primo o secondo anno 15-20 assi per pianta, da ridurre o rinnovare nel tempo in funzione della vigoria e della produttività desiderate.

Fasi di allevamento: dalla messa a dimora alla prima produzione

Nel primo anno, dopo la messa a dimora, la pianta innestata va raccorciata a 40-50 cm, assicurandosi un adeguato numero di gemme a legno. Durante la stagione vegetativa è auspicabile una crescita dei germogli di almeno 50-70 cm.

In potatura verde, i germogli sviluppatisi vanno spuntati a 20-25 cm per stimolare l’emissione di germogli anticipati e ottenere così un buon numero di assi vegetativi. Nel caso di innesto a dimora, preferibilmente a 30-40 cm dal suolo, il germoglio va accorciato a 3-5 gemme una volta parzialmente lignificato.

Se nel primo anno non si è raggiunto il numero desiderato di germogli, nel secondo anno quelli formatisi vanno raccorciati in inverno a 10-15 cm, accorciando maggiormente i più vigorosi ed eliminando quelli deboli o stentati.

In tal modo, al termine della seconda stagione vegetativa, si ottiene un minimo di 15 assi produttivi.

Nel terzo anno gli assi non devono più essere spuntati, per permettere la trasformazione delle gemme laterali in dardi.

Durante l’estate si può intervenire asportando le cime degli assi principali, lasciando soltanto il germoglio centrale di prolungamento: un’operazione utile a indebolire gli apici e a stimolare la differenziazione a fiore delle gemme. È questo il momento in cui la pianta inizia a entrare in produzione.

Gestione dal quarto anno in poi

Dal quarto anno la gestione si concentra sull’equilibrio tra luce e produzione.

Se alla base degli assi compaiono foglie gialle, segno di scarsa illuminazione, è opportuno eliminare 2-4 assi centrali per migliorare la penetrazione della luce.

A maturità, il numero di assi da mantenere oscilla tra 12 e 20, in funzione della vigoria varietale, del portinnesto e della fertilità del suolo.

L’altezza ideale delle piante non dovrebbe superare i 2,7-3 metri; oltre questa soglia, gli assi vanno deviati su rami orizzontali per limitarne la crescita.

Si rimuovono i rami anticipati e le branchette laterali, lasciando speroni di 5-7 cm, produttivi per una sola stagione nelle varietà “non spur”, ovvero a portamento più espanso.

Il rinnovo degli assi va eseguito quando questi perdono flessibilità o non presentano più un numero adeguato di dardi produttivi, capitozzandoli a 15-20 cm per favorire la formazione di nuovi assi.

Nel caso di carichi eccessivi di frutti, a scapito della qualità, è opportuno intervenire con potature mirate, eliminando o accorciando le branchette a frutto in eccesso.

In situazioni particolari, si può ricorrere all’estinzione artificiale dei dardi in sovrannumero, pratica onerosa che tuttavia non sempre garantisce risultati soddisfacenti.

Le piegature dei rami devono essere calibrate in base alla vigoria della varietà e del portinnesto: quanto più la pianta è vigorosa o ritarda nella messa a frutto, tanto più ampio dovrà essere l’angolo di curvatura.

Tuttavia, inclinazioni eccessive possono ridurre la crescita vegetativa e alterare l’equilibrio tra attività vegetativa e produttiva, favorendo un’eccessiva formazione di gemme a fiore o l’emissione di succhioni, soprattutto nelle varietà a portamento assurgente.

Prospettive e nuove sperimentazioni

Nei ceraseti intensivi e specializzati, con gestione prevalentemente da terra, il vaso multiasse trova le migliori applicazioni in abbinamento a portinnesti semi-nanizzanti (come MaxMa 14) oppure, nel caso del magaleppo, in terreni poveri e con limitati stimoli vegetativi.

Questa forma, grazie all’altezza contenuta, si presta bene anche all’impiego di coperture antipioggia e antigrandine, oggi indispensabili per garantire la qualità dei frutti.

Parallelamente, l’espansione della cerasicoltura verso aree non tradizionali e terreni più fertili apre la strada a impianti ad alta densità (700–1.200 piante/ha), con protezioni permanenti e forme di allevamento mutuate da altre specie frutticole.

Tali impianti consentono di ottenere piante di dimensioni contenute, di precoce entrata in produzione ed elevata produttività. Tuttavia, la scelta del portinnesto resta un aspetto cruciale, considerato il limitato adattamento dimostrato dai portinnesti deboli (come Gisela 5 e Gisela 6) alle condizioni pedoclimatiche meridionali.

In quest’ottica, merita attenzione la sperimentazione avviata dai Vivai Fortunato, che stanno testando oltre 50 portinnesti per valutarne l’adattabilità e il comportamento nelle condizioni tipiche dell’areale cerasicolo del Nord-Est barese, in collaborazione con importanti istituzioni scientifiche e breeder.

Un’iniziativa che potrebbe rappresentare una tappa decisiva per il rinnovamento del comparto pugliese del ciliegio, restituendole competitività e prospettive di crescita nel panorama frutticolo nazionale.

Fonte immagine: SL Fruit Service

Fonte: © fruitjournal.com

Lorenzo Laghezza
Agronomo studio Agrimeca Grape and Fruit Consulting


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