La stagione cerasicola 2023/2024 dell’Australia ha visto un recupero sui quantitativi esportati rispetto alla precedente. Sono positivi i numeri presentati durante l’evento ‘Australian National Cherry Industry End of Season’, webinar organizzato da Cherry Grower Australia lo scorso 19 marzo.
L’associazione che rappresenta circa 500 produttori australiani ha fatto il punto sull’export invitando un analista: Wayne Prowse, direttore di Fresh Intelligence Consulting. Per quanto riguarda proprio l’export del continente, Prowse ha tracciato le linee della stagione che si è appena conclusa (con la raccolta e commercializzazione negli Stati di Victoria e Tasmania i giochi in Australia sono fatti).
Secondo dati riportati dall’Australian Trade and Investment Commission, risalenti al 2022, in Australia vengono prodotte circa 20 mila tonnellate di ciliegie all’anno per un valore che si aggira sui 213 milioni di dollari australiani (129 milioni di euro). Le varietà coltivate sono una quarantina e circa 4.700 tonnellate di ciliegie sono destinate all’esportazione.
I mercati di destinazione sono concertati nell’area asiatica. Solitamente i primi stacchi avvengono alla fine di ottobre, a partire sono gli Stati di New South Wales, South Australia e Queensland. La produzione si concentra nel Sud del continente australiano, prevalentemente nell’area orientale.
Circa 4.000 tonnellate esportate nella stagione appena chiusa
Quelli presentati da Wayne Prowse sono ancora dati preliminari, ma secondo quanto esposto, la stagione ‘23-’24 ha visto 4.097 tonnellate esportate. La crescita è stata del 43% sulla stagione precedente che però era stata molto anomala, con livelli di esportazioni molto bassi.
Prowse ha infatti commentato: “Quattromila tonnellate è un buon dato ma non è ancora una crescita di lungo termine. Stiamo solo tornando ai livelli già raggiunti negli anni 2017-2020”. In valore la crescita del ‘23-’24 sull’anno precedente è stata del 29,3% a 86,62 milioni di dollari australiani, mentre il prezzo medio al kg si è attestato sui 21,14 dollari australiani con un calo del 10% rispetto alla stagione precedente.
“Da notare però – ha spiegato ancora Wayne Prowse – che il prezzo medio al kg è in continua crescita dal 2017-’18”. Durante la stagione ‘23-’24, i quantitativi esportati sono cresciuti di settimana in settimana fino al 26 novembre, poi si sono stabilizzati attorno a 200t. A cambiare le carte in tavola e a dare una spinta sostenuta è stato l’ingresso sul mercato della Tasmania, l’ultima settimana di dicembre.
C’è stata a quel punto una nuova corsa con un picco di 600 tonnellate esportate in una settimana, intorno al 21 gennaio 2024.
Export Australia, la Tasmania protagonista
Guardando agli Stati australiani e al loro contributo all’export, proprio la Tasmania è protagonista con il 54% del totale delle esportazioni di ciliegie australiane (2.207t). Il contributo di Victoria è più che raddoppiato, rispetto alla stagione ‘22-’23, e vale il 35% dell’export, seguono New South Wales (7%) e South Australia.
Quest’ultimo Stato purtroppo è stato funestato dal maltempo proprio durante il momento della raccolta. E per quanto riguarda le destinazioni? Il quadro tracciato dall’analista vede al primo posto come partner commerciale Hong Kong che assorbe quasi 1.200 tonnellate (+22% sulla stagione precedente).
La Cina ha fatto un balzo in avanti, segnando un +141% sulla stagione precedente e sfiorando le 600 tonnellate. Importanti anche Taiwan e la Malesia. La stagione appena conclusa ha visto l’ingresso dell’Australia sul mercato della Corea del Sud con 47 tonnellate esportate.
L’Australia, un player sul mercato internazionale che ancora deve farsi strada
Sebbene la Cina si stia rafforzando come partner australiano, guardando alla situazione mondiale del mercato si capisce come l’Australia sia ancora un player piccolo: la Cina importa quasi 400mila tonnellate annue di ciliegie e più del 90% arriva dal Cile.
Per quanto riguarda specificamente l’emisfero sud, proprio il Cile è leader. Secondo i dati mostrati dall’analista (che riguardano però la stagione ‘22-’23), il Paese sudamericano ha esportato 414.171 t. “Noi non arriviamo neanche all’1% di quelle quantità”, ha commentato Wayne Prowse.
L’analista ha poi fatto un focus sull’emisfero sud e sui fornitori di ciliegie del mercato asiatico. Delle circa 4.000 tonnellate destinate fuori confine della stagione appena conclusa, infatti, 3.868 sono andate proprio ai mercati asiatici. “Per quanto riguarda specificamente l’emisfero sud – ha spiegato – siamo leader a Hong Kong (1.161 t esportate).
L’Australia domina e vale il 54% delle 2.256 t importate”. Gli altri mercati in cui è prima sono Indonesia, Malesia e Singapore, ma sono mercati ancora piccoli. Un Paese che si può confrontare con l’Australia per avere esportato, durante questa stagione, quantitativi simili sul mercato asiatico, è la Nuova Zelanda.
È protagonista a Taiwan ed esporta quantitativi paragonabili all’Australia anche in Giappone, Cina e Thailandia. “Nella stagione ‘23-’24 abbiamo avuti buoni risultati – ha concluso Wayne Prowse – ma bisogna darsi molto da fare. Ci sono molte opportunità in giro per il mondo e possiamo aspirare a guadagnare fette di mercato, magari rubandole ai concorrenti”.
Presentata una app per essere conformi ai massimi residui
Per poter esportare però è necessario conoscere bene le regole del gioco, Cherry Grower Australia ha presentato durante lo stesso evento, una novità proprio allo scopo di facilitare i produttori nei rapporti con i Paesi obiettivo delle esportazioni.
“Il mancato rispetto delle pratiche burocratiche e dei requisiti di conformità può comportare ritardi, la confisca o la restituzione delle ciliegie a spese del produttore”, aveva sottolineato in un’altra occasione Patrick Ulloa, export coordinator dell’associazione. Proprio Ulloa ha lanciato un pratico manuale con tutte le indicazioni necessarie ai produttori che intendono esportare.
Fra gli strumenti che i cerasicoltori hanno a disposizione c’è poi il risultato di un progetto che ha visto coinvolta proprio CGA, assieme all’Australian Table-Grape Association e a Summerfruit Australia, il progetto si chiama ‘Chemical use for export toolkit project’.
Una delle sfide più importanti infatti per chi vuole affrontare altri mercati è essere conformi ai limiti massimi di residui (MRL) che cambiano da Paese a Paese. Il progetto citato ha quindi sviluppato una suite di app (AusCherrySure) che da un lato fornisce informazioni sugli MRL e dall’altro offre consulenza sulla gestione integrata di parassiti e malattie.
Barbara Righini
Immagine: Australian Horticulture Statistics Handbook 2020/21
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