La coltura del ciliegio dolce, a livello internazionale, è una delle più dinamiche tra le specie da frutto temperate, grazie ai numerosi programmi di miglioramento varietale che hanno messo a disposizione dei frutticoltori una vasta gamma di nuove cultivar (cv) e alla disponibilità di portinnesti che consentono il controllo della dimensione degli alberi rispetto al tradizionale Franco.
Nonostante i recenti progressi in termini di dimensione dei frutti, produttività ad ettaro, forme di allevamento controllate e contenute dimensioni degli alberi, i costi di produzione sono molto elevati e spesso non compatibili con i prezzi di vendita delle ciliegie, senza ignorare la crescente carenza di manodopera agricola.
La soluzione per ridurre l’elevato costo di produzione, fortemente dipendente dal costo della raccolta ( variabile a seconda della cultivar, del portinnesto, della forma di allevamento, ecc., ma stimabile, mediamente, intorno al 40-50 % del costo totale)(Bargioni,1982; Palmieri, 2018) ci sarebbe, ma è, stranamente, totalmente ignorata sia dai cerasicoltori cha dai breeder.
La raccolta manuale delle ciliegie senza peduncolo consente una riduzione dei tempi del 40-45% rispetto alla raccolta manuale delle cultivar tradizionali; la raccolta meccanica per scuotimento delle stesse cultivar aumenta il rendimento di dieci volte e più (Baldini et al., 1979). Le ciliegie senza peduncolo sono quelle cultivar il cui valore di FRF ( Fruit Retention Force), a maturazione, è di 200-300 g contro i 450-900 delle cultivar “normali” ( Bargioni, 1982).
FRF è la forza necessaria per staccare la drupa dal peduncolo; nelle cv senza peduncolo il distacco avviene per la formazione di uno strato di cellule suberificate che lascia la cicatrice perfettamente asciutta a differenza delle cultivar tradizionali dalla cui cicatrice può uscire succo con conseguenze negative di serbevolezza e presentazione.
Altri vantaggi non marginali di queste ciliegie sono il minor rischio di abrasioni nella fase di selezione meccanica per lo sfregamento tra i peduncoli e la drupa e l’assenza del disseccamento del peduncolo che evidenzia negativamente il tempo tra la raccolta e la commercializzazione.
In Italia, i primi ad evidenziare la potenzialità di questo tipo di ciliegia, sono stati Bargioni nel 1070 (6), Roselli nel 1971 (15) e Roversi nel 1972 (17).
Ma è stato, in particolare, Bargioni all’Istituto di Frutticoltura di Verona a portare avanti un programma di miglioramento genetico per la costituzione di cultivar idonee alla raccolta sia manuale sia meccanica di frutti senza peduncolo e competitive con le migliori cultivar tradizionali di allora per i caratteri pomologici: Bargioni 137, Bianca di Verona, Corinna, Enrica, Vittoria (Tab. 1).
Immagine 1: Ciliegie varietà Vittoria.
In tabella 1 sono elencate anche le altre cultivar che la bibliografia segnala come idonee alla raccolta senza peduncolo; la maggior parte sono italiane (16), di cui 7 frutto di miglioramento genetico e 9 del germoplasma locale, 4 spagnole, 2 ungheresi, 1 greca, 1 slovena, 1 canadese.
Le cultivar spagnole, note con il nome di Picota, sono autoctone della valle del Jerte in Estremadura e sono le sole ciliegie senza peduncolo coltivate e commercializzate con successo in Spagna e in diversi paesi europei (Flores, 2011; https://wwwjuntaex.es>dop-cer).
Immagine 2: Ciliegie picota varietà Ambrunés.
La risposta positiva dei consumatori alle Picota spagnole è in linea con uno studio sulla cv Vittoria di Baldini, Bargioni e Costa (4,5), condotto in supermercati di Verona e Milano e pubblicato nel 1979, che documentava il giudizio positivo dei clienti nei confronti delle ciliegie senza peduncolo, non solo per il prezzo di vendita più conveniente, ma anche per la presentazione dei frutti e la facilità di consumo.
La cv Enrica, ultima costituzione di Bargioni senza peduncolo e autofertile, era stata inserita nel progetto “Liste di orientamento varietale” finanziato dal MiPAF, coordinato dall’Istituto Sperimentale per la Frutticoltura di Roma e con campi sperimentali nelle principali regioni frutticole italiane; presso il campo dell’Università di Bari è ancora presente a 20 anni dall’impianto e dà ancora risultati interessanti per produzione, dimensione dei frutti (8,5-9,5 g), consistenza e sapore (Palasciano, com. pers.).
Nel 2007, Bargioni e Bassi (11) hanno analizzato le ragioni del disinteresse dei frutticoltori italiani, e non solo, nei confronti delle ciliegie senza peduncolo: una delle ragioni principali sarebbe la diffidenza dei commercianti e la loro convinzione che i consumatori non accetterebbero facilmente un frutto presentato in modo così diverso rispetto ad una tradizione secolare.
Un’altra ragione sarebbe il convincimento che i frutti senza peduncolo si conserverebbero meno facilmente, mentre le prove sperimentali e commerciali disponibili dimostrano l’esatto contrario. Una ragione più importante è, senz’altro, la minore “qualità” delle cultivar attualmente disponibili rispetto alle cultivar tradizionali, in termini di dimensione dei frutti, consistenza della polpa, resistenza al “cracking”, copertura del calendario di maturazione.
L’esempio positivo delle Picota, che pure sono di pezzatura inferiore alle ciliegie moderne, si giustifica con la tradizione centenaria di quelle produzioni di montagna e l’alta qualità gustativa dei frutti.
Come a suo tempo il prof. Bargioni, anch’io credo nel futuro delle ciliegie senza peduncolo, ma perché questo si realizzi serve senz’altro un programma di miglioramento genetico che elevi il loro livello qualitativo a quello delle cultivar tradizionali e ampli la gamma di maturazione per coprire la stagione dalle precoci alle tardive.
Inoltre, serve anche la fiducia e l‘intraprendenza di frutticoltori coraggiosi che credano in questa innovazione che può dare nuovo impulso ad una cerasicoltura che registra crisi ricorrenti, in buona parte legati ai costi di produzione tra i più elevati delle produzioni frutticole temperate.
Tabella 1 - Cultivar idonee alla raccolta senza peduncolo
Cultivar | Peso medio (g) | Origine | Rif. bibliografico |
Ambrunés
| 7,5 | Picota spagnola (ES)
| 13, 19 |
Bargioni 137 | 8,5 | Ist. Frutt. Verona | 10 |
Bianca di Verona | 7,8 | Ist. Frutt. Verona | 2 |
Benedetta | 7,2 | Ist. PSL, CNR, Firenze | 3 |
Carlotta | 6,9 | Ist. PSL, CNR, Firenze
| 3 |
Cerasa a sacco | 6,5 | Vecchia cv. laziale | 1 |
Corinna | 9 | Ist. Frutt. Verona |
|
Cristalina | 8,7 | Agri-Food Res. Cent., Summer., BC., CAN | 3 |
Enrica | 9 | Ist. Frutt. Verona
| 12 |
Farlon | 6,5 | Vecchia cv dell'ER | 1 |
Flamengo | 8 | U.C.S.C., Piacenza | 17 |
Giurdan | 6,5 | Vecchia cv dell'ER | 1 |
Kavics | 6,9 | Res. Inst. Fruit., Budapest (HU) | 1 |
Kozanka | 5,9 | Vecchia cv slovena (SI) | 1 |
Moncalieri precoce | 4 | Vecchia cv piemontese | 1 |
Picaion | 6,5 | Vecchia cv dell'ER
| 1 |
Picanlon | 8 | Vecchia cv dell'ER
| 1 |
Pico Colorado |
| Picota spagnola (ES)
| 13, 19 |
Pico limon negro |
| Picota spagnola (ES)
| 13, 19 |
Pico negro |
| Picota spagnola (ES)
| 13, 19 |
San Giuliano | 6,5 | Vecchia cv dell'ER
| 1 |
Szmolyiai Kemeny | 5,7 | Res. Inst. Fruit., Budapest (HU) | 1 |
Tragana Edessa | 6,9 | Vecchia cv greca (EL) | 1 |
Vittoria | 7 | Ist. Frutt. Verona | 6, 7 |
Fonti:
- AA.VV., 2016. Atlante dei fruttiferi autoctoni italiani (Fideghelli C.,coordinatore). MiPAAF- Crea Centro di Ricerca per la Frutticoltura. Roma.
- Albertini A., Della Strada G., 1996. Monografia di cultivar di ciliegio dolce. MiRAAF-ISF, Rma.
- Albertini A., Della Strada G., 2001. Monografia di cultivar di Ciliegio dolce e acido. MAF-Istituto Sperimentale per la Frutticoltura, Roma.
- Baldini E., Bargioni G., Costa G., 1979. Raccolta meccanica delle ciliegie: prove operativa sulla cultivar Vittoria. L’inf. Agr., 15: 5519-5524.
- Baldini E., Bargioni G., Costa G., 1979. Giudizi dei consumatori sulle ciliegie raccolte a macchina. L’Inf. Agr., 21:6057-6066.
- Bargioni G., 1970. “Vittoria”, nuova cultivar di ciliegio dolce. Riv. di Ortoflorofrutt. It., n.4.
- Bargioni G., 1979. La ciliegia “Vittoria”: caratteristiche pomologiche e produttive. L’Inf. Agr. 24:6289-6291.
- Bargioni G., 1982. Il ciliegio dolce. Edagricole, Bologna.
- Bargioni, G., 1985. Corinna e Francesca, nuove cultivar di ciliegio dolce. Atti convegno “Indirizzi nel miglioramento genetico e nella coltura del ciliegio. Amm.ne Prov.le di Verona, 21 giugno.
- Bargioni G., Bassi G., 1999. La nuova cultivar Bargioni 137 di ciliegio dolce per la raccolta meccanica. L’Inf. Agr. n. 46:68-69.
- Bargioni G., Bassi G., 2007. Ciliegie senza peduncolo, perché non riscoprirle? L’Inf. Agr., 26: 55-56
- Bargioni G., Madinelli C. Cossio F., 1997. Enrica e Giulietta nuove cultivar autocompatibili di ciliegio dolce. Frutticoltura n. 6: 55.
- Flores P. D., 2011. La Picota del Jerte, una ciliegia differente? Convegno Nazionale del Ciliegio. Vignola, 8-10 Giugno.
- Palmieri A., 2018. Analisi economica: buone opportunità per frutticoltori specializzati. Frutticoltura n. 3: 10-13.
- Roselli G., 1971. Selezione di una cultivar di ciliegio dolce adatta alla raccolta integralmente meccanizzata. Agricoltura d’Italia, n.10.
- Roselli G., Benelli G., Morelli D., 1984. Due selezioni di ciliegio dolce per la raccolta integralmente meccanizzata. L’Inf. Agr., n.1.
- Roversi A., 1972. “Flamengo SRIM”: una cultivar piacentina di ciliegio dolce suscettibile di raccolta meccanizzata. Atti 2° Convegno del Ciliegio. CCIAA, Verona.
- Roversi A., 1979. Cultivar piacentine di ciliegio dolce suscettibili di raccolta integralmente meccanizzata. Ann. Fac. Agr. U.C.S.C., I.
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Prof. Carlo Fideghelli
Ex Direttore CREA Roma (IT)
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