Le infezioni virali rappresentano una minaccia significativa per la salute e la produttività dei ciliegi acidi (Prunus cerasus). Questi virus possono colpire non solo foglie e frutti, ma anche il tronco, compromettendo il sistema vascolare e causando un declino progressivo dell’albero che, a causa dell’interruzione nel trasporto di acqua e nutrienti, nei casi più gravi può portare fino alla morte delle piante.
Poiché attualmente non esistono cure efficaci contro virus e viroidi nelle piante, la prevenzione è l’unica strategia praticabile. I programmi di certificazione svolgono un ruolo chiave, garantendo la produzione di portinnesti e cultivar virus-esenti attraverso protocolli rigorosi, che impongono la rilevazione e l’esclusione dei virus di rilevanza economica dalle collezioni di base.
Considerando che normalmente nei ceraseti vengono impiegate piante ottenute tramite tecniche di propagazione vegetativa, è fondamentale utilizzare materiale di propagazione certificato come privo di virus.
Virus regolamentati e certificazione
Il protocollo EPPO PM 4/29 stabilisce un elenco di 15 virus regolamentati per la certificazione di ciliegio dolce e acido, ma solo 11 sono stati confermati come patogeni del ciliegio acido. Tra questi vi sono, ad esempio, il virus della maculatura clorotica fogliare del melo (apple chlorotic leaf spot virus, ACLSV), il Little Cherry Virus 1 e 2 (LChV-1 e LChV-2) e il virus dell’anello nero del pomodoro (tomato black ring virus, TBRV).
Altri virus inclusi nell’elenco, non sono stati rilevati in amarena né risultano presenti in banche dati genetiche come GenBank. Un caso di particolare interesse è il virus della maculatura anulare necrotica delle Drupacee (Prunus necrotic ringspot virus, PNRSV), considerato parassita non di quarantena in Europa, ma di quarantena in Asia, America e in Egitto.
Questo virus può infettare diverse specie, tra cui luppolo, rose e lamponi. In Europa, la sua diffusione è contenuta grazie a uno schema volontario di certificazione.

Altri virus emergenti
Anche il cherry virus A (CVA) dal 2009 è stato inserito nella lista di quarantena in Israele, data la sua trasmissibilità solo per innesto e l’assenza di sintomi visibili. Analogamente, il Prunus virus F (PrVF) non è regolamentato, anche a causa delle scarse evidenze sulla sua diffusione e patogenicità.
In Ungheria, paese con una lunga tradizione nella coltivazione delle amarene, la selezione clonale ha lasciato il posto alla selezione classica delle nuove cultivar. I ricercatori hanno studiato lo stato virale delle piante in un frutteto sperimentale ed in un campo di piante madri certificate.
Le foglie campionate sono state analizzate attraverso il sequenziamento RNA high-throughput sequencing per analizzarne lo stato. Questo ha rivelato un’elevata incidenza di CVA e PrVF, ma non di PNRSV nella collezione madre.
Strategie di prevenzione e prospettive future
Tuttavia, il PNRSV è stato successivamente rilevato nel frutteto di prova, probabilmente trasmesso tramite polline. La tecnica di sequenziamento utilizzata si è dimostrato utile per il rilevamento generale dei viromi, ma meno efficace per la diagnosi specifica.
Per concludere, è cruciale prevenire la diffusione del PNRSV nei frutteti sperimentali, poiché potrebbe alterare la valutazione fenotipica delle nuove cultivar.
Sebbene CVA e PrVF non sembrino compromettere la resa o la salute degli alberi, il possibile effetto delle infezioni combinate sotto l’influenza del cambiamento climatico resta una questione aperta, che merita ulteriori studi per una regolamentazione informata.
Fonte: Francesco Desiderio, Zsuzsanna Nagyné Galbács, Emese Demian, Vivien Fákó, David Czako, Tünde Varga, Daniel Barath, Nikoletta Jaksa-Czotter, Igor Koloniuk, Eva Varallyay, Sweet and sour cherry trees growing at new cultivar testing orchard and certified stock collection in Hungary are highly infected with CVA and PrVF, Scientia Horticulturae, Volume 338, 2024, 113820, ISSN 0304-4238, https://doi.org/10.1016/j.scienta.2024.113820
Fonte immagine apertura: Borisova et al., 2021
Fonte immagine interna: Desiderio et al., 2024
Melissa Venturi
Università di Bologna
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