La coltivazione del ciliegio dolce ha visto una rapida espansione negli ultimi anni, trainata dalla forte domanda del mercato e dal valore nutrizionale e organolettico del frutto.
Tuttavia, la gestione e l’intensificazione colturale spesso trascurano un importante aspetto: la qualità del suolo. Un recente studio condotto sull’altopiano del Loess, in Cina, ha analizzato in modo sistematico la stabilità degli aggregati del suolo, indicatore chiave della salute del terreno, in ceraseti di età e varietà differenti.
Lo studio ha esaminato diversi strati di terreno: 0–20, 20–40 e 40–60 cm, confrontando parametri fisico-chimici e indici di stabilità meccanica e idrica degli aggregati, con l’obiettivo di comprendere come anno d’impianto e cultivar influiscano su fertilità e sostenibilità colturale.
Stabilità del suolo nei ceraseti
I risultati hanno mostrato che varietà ed anno d’impianto hanno un impatto significativo sia sulla composizione granulometrica sia sulla stabilità degli aggregati.
In particolare, la cultivar “Jimei” ha mostrato i valori più bassi di stabilità meccanica, con percentuali ridotte di macroaggregati (>0,25 mm), diametro geometrico medio e diametro medio ponderato, mentre varietà in impianti più giovani, come “Tieon” di 2 e 4 anni, hanno mostrato prestazioni migliori nella stabilità idrica.
L’analisi multivariata ha inoltre rivelato che la qualità del suolo peggiora progressivamente con l’aumentare dell’età del frutteto, indipendentemente dalla varietà, suggerendo un effetto di degradazione cumulativo esercitato dal tempo.
Fattori chiave e qualità del terreno
La sostanza organica del suolo e l’azoto totale nello strato superficiale sono stati identificati come i principali fattori in grado di influenzare la stabilità degli aggregati e, di conseguenza, la qualità complessiva del terreno.
Con l’avanzare degli anni di impianto, si è osservata una diminuzione di tali parametri, accompagnata da variazioni della porosità, del contenuto idrico e di altri parametri fisico-chimici che, nel loro insieme, contribuiscono al progressivo indebolimento della struttura del suolo.
Il Soil Quality Index (SQI), ottenuto attraverso un’analisi combinata di indicatori chimici, fisici e strutturali, ha permesso di classificare le diverse situazioni colturali.
Conseguenze gestionali e varietali
Gli impianti giovani con la cultivar “Tieon” hanno ottenuto i valori più elevati, indicando un suolo più fertile e stabile, mentre gli impianti più vecchi, in particolare quelli della varietà “Jimei”, si sono collocati in fondo alla graduatoria.
Le analisi hanno confermato che età del frutteto e caratteristiche varietali influenzano direttamente la qualità del suolo, principalmente attraverso modifiche alla stabilità degli aggregati e alla disponibilità di nutrienti.
In conclusione, l’aumento delle superfici coltivate a ciliegio deve necessariamente essere accompagnato da strategie di gestione orientate non solo alla produttività ma anche alla tutela del suolo.
Strategie sostenibili e raccomandazioni
Pratiche conservative, come il mantenimento o l’apporto di sostanza organica, la diversificazione colturale o l’adozione di coperture vegetali, potrebbero mitigare gli effetti negativi dell’intensificazione a lungo termine.
Inoltre, la scelta varietale dovrebbe considerare non solo le performance produttive ed economiche ma anche l’impatto sulla struttura e la fertilità del suolo.
Lo studio fornisce indicazioni per la gestione del ciliegio su suoli fragili come quelli dell’altopiano del Loess, in un contesto di intensificazione produttiva e di maggiore attenzione alla sostenibilità.
Le evidenze raccolte rafforzano l’idea che la qualità del suolo rappresenti un capitale da preservare, in grado di influenzare direttamente la resa, la resilienza e la sostenibilità dei sistemi frutticoli nel lungo periodo.
Fonte: Chen, M., Feng, S., Wang, J., Gao, M., Liu, M., Wang, K., Shangguan, Z., & Zhang, Y. (2025). The stability of soil aggregates in sweet cherry (Prunus avium L.) orchards of diAerent ages and varieties. Heliyon, 11(3). https://doi.org/10.1016/j.heliyon.2025.e42189
Fonte immagine: Chen et al 2025
Andrea Giovannini
Università di Bologna
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