Un incontro nato da una crisi ha dato il via a una delle collaborazioni più durature del settore agroalimentare europeo. Espagry Ibérica, azienda extremeña con sede a Malpartida de Plasencia, è da oltre trent’anni tra i fornitori principali del colosso dolciario Ferrero, responsabile delle ciliegie che finiscono nei celebri Mon Chéri. E dietro questa storia ci sono qualità, innovazione e determinazione.
Ciliegie made in Extremadura
Tutto ha avuto origine negli anni ’90, quando una cattiva annata di ciliegie in Italia costrinse Ferrero a cercare nuovi fornitori fuori dai confini nazionali. Grazie ai contatti di Claudio Mantaut, già collaboratore della multinazionale per altre materie prime, l’attenzione si spostò sulla Spagna. Così nacque il legame con Espagry Ibérica, oggi guidata da Karina Bernasconi, Ricardo Mantaut e il socio Alessandro Alberti.
L’azienda, nata nel 1992 a Valencia con vocazione commerciale, ha compiuto un salto strategico trasferendosi in provincia di Cáceres e avviando la trasformazione industriale nel cuore del territorio ciliegicolo: il Valle del Jerte. La prima campagna, nel 1995, fu realizzata con macchinari prestati da Ferrero e presso la cooperativa di Navaconcejo; già l’anno successivo Espagry disponeva di una propria linea produttiva.
Standard rigorosi e tecnologie
Le ciliegie destinate a Mon Chéri devono rispondere a specifici requisiti qualitativi, a partire da un calibro compreso tra 17,5 e 20 mm. Nonostante siano di dimensioni contenute, è la qualità il vero criterio di selezione. “Non possiamo competere sul prezzo, ma sull’eccellenza del prodotto”, sottolinea Bernasconi.
Ogni anno, solo per i Mon Chéri, vengono trasformate circa 350 tonnellate di ciliegie, con picchi che hanno sfiorato il triplo. Le drupe, dopo una rigorosa selezione, vengono immerse in alcol, denocciolate e inviate in Bulgaria, dove vengono preparate per l’inserimento nel cioccolato nelle fabbriche Ferrero.
Per garantire la massima precisione, l’azienda ha recentemente investito 200.000 euro in un sistema di selezione con intelligenza artificiale, in grado di affinare ulteriormente il processo.
Mercati internazionali e USA
Espagry utilizza anche ciliegie di calibro più grande (oltre 22 mm), destinandole ad altri impieghi come congelati o conserve, grazie al trattamento con anidride solforosa che ne preserva la qualità fino a due anni.
Una quota significativa della produzione (tra il 5% e il 7%) è storicamente destinata agli Stati Uniti, dove viene impiegata in cocktail e pasticceria. Tuttavia, durante l’amministrazione Trump, le tensioni legate ai dazi avevano temporaneamente bloccato queste esportazioni, influenzando parte del fatturato aziendale, che si attesta attualmente intorno ai tre milioni di euro.
Export e innovazione costante
L’attività di Espagry è fortemente orientata all’export: il 90% della produzione viene spedito all’estero. Accanto alle ciliegie, l’azienda lavora in quantità minori altri frutti come castagne, fichi e fragole.
Inoltre, sono state avviate nuove linee di prodotto, come il disidratato per snack o barrette energetiche. “Abbiamo iniziato a inviare campioni e a raccogliere i primi feedback dal mercato”, spiegano dall’azienda.
Infine, la nuova generazione entra in gioco con il lancio del marchio Be Cherry, ideato da Thais e Ainhoa. Si tratta di una linea cosmetica naturale basata sulle proprietà antiossidanti e vitaminiche (A e C) delle ciliegie, pensata per un pubblico attento al benessere e all’origine dei prodotti.
Una filiera che guarda lontano
La storia di Espagry Ibérica è l’esempio concreto di come la qualità e la capacità di innovare possano trasformare un’emergenza in un’opportunità. Dalla selezione manuale nei campi del Jerte fino al cuore liquoroso dei Mon Chéri, ogni ciliegia racconta una filiera fatta di eccellenza, tecnologia e futuro.
Fonte: amp-elperiodico-com
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